Eccoci giunti all’ultimo appuntamento con questa rubrica dedicata al crossover Avengers VS X-Men. E’ il momento di tirare le somme di questa saga che ha alternato fasi avvincenti ad altre assolutamente deludenti (forse anche a causa delle eccessive aspettative legate all’evento in se). Nel corso delle precedenti recensioni ho spesso paventato l’ipotesi che la Marvel, all’esito di tutta questa vicenda, si sarebbe limitata a mantenere tutto uguale, trovando il sistema per riportare ogni tassello al posto originario. Insomma, ho sempre creduto che Ciclope&Co., pur macchiandosi di gravi crimini durante la serie, sarebbero stati comunque reintegrati (anche tenendo conto del fatto che erano posseduti dalla Fenice); così come ero certo di una vittoria morale (oltre che quella scontata sul campo di battaglia) da parte di Cap e compagni. Mi sbagliavo? Direi proprio di si.
AVENGERS VS X-MEN ALBO 6 di 6
L’albo in questione contiene i round 11 e 12 della miniserie americana e rappresenta, dunque, l’epilogo dell’intera vicenda. Il capitolo 11, scritto da Brian Michael Bendis e disegnato dall’ottimo Oliver Coipel, ci trascina verso il momento culminante della storia; mentre il round 12 (ad opera di Jason Aaron e Adam Kubert) tira le somme degli eventi, mostrandoci un degno finale della saga.
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Mentre Capitan America è intento a convincere Hulk ad unirsi alla battaglia, Ciclope ed Emma Frost (ormai unici mutanti rimasti a dividersi il potere della Fenice) sembrano avere sempre più difficoltà a controllare l’enorme potere del quale sono entrati in possesso. Nel frattempo, anche il Prof. Xavier fa la sua mossa, reclutando tutti gli X-Men che hanno voltato le spalle a Ciclope tra le fila dei Vendicatori. Prima dell’attacco finale, lo stesso Xavier prova invano l’ultimo disperato tentativo di far ragionare Scott, ma è ormai troppo tardi: il lato oscuro della Fenice sta per prendere il sopravvento su di lui. Gli Avengers e gli X-Men guidati da Xavier sono dunque costretti ad intervenire e ad attaccare Ciclope ed Emma con tutte le loro forze; e, grazie anche all’intervento di Hulk, Magneto e Scarlet, l’esito della battaglia sembra stavolta pendere a favore di Cap & soci. Ciclope, messo alle strette, non ha più scelta e decide di annientare Emma e di assorbirne il potere. Ma quello della Fenice è un potere troppo grande per essere controllato da Scott e l’animo di quest’ultimo viene definitivamente corrotto. Il primo gesto è anche quello più importante di tutta la saga: Ciclope uccide Xavier e diventa la Fenice Nera. Un’azione, quella di Scott, che non può non lasciare un segno indelebile su questa serie e, più in generale, nella storia degli X-Men.
Con l’acquisizione del potere di Emma, Ciclope ha ultimato la sua trasformazione nella Fenice e ai Vendicatori non resta che tentare l’ultimo disperato piano messo in atto da Tony Stark. Secondo quest’ultimo, infatti, solo le forze combinate di Scarlet e Hope sono in grado di contrastare la Fenice, costringendola ad abbandonare il corpo di Scott. Spetterà dunque alle due amiche/nemiche sferrare l’ultimo disperato attacco per tentare di salvare il pianeta.
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Le mie considerazioni non possono prescindere dal finale del round 11. Ciclope che uccide Xavier era – a mio avviso – la mossa necessaria per dare un senso a questa saga e per fare in modo che eventi di questa portata avessero davvero un peso specifico nella continuity dell’universo Marvel. Devo ammettere che auspicavo una svolta di questo tipo, così come speravo in un’evoluzione del personaggio di Ciclope.
Il livello narrativo di quest’ultimo albo italiano (round 11 e 12) è certamente più alto dei precedenti; e ho trovato il finale assolutamente soddisfacente rispetto a quelle che erano le premesse poste fino a questo momento. In particolare, ho apprezzato due fasi ben precise di questo finale, che hanno influito in maniera importante sul mio giudizio. Il primo è di questi momenti è quello che precede la sconfitta di Ciclope. Subito prima della fine, Scott passa in rassegna i ricordi più importanti della propria vita e tira le somme delle sue stesse azioni. In quell’istante è possibile cogliere la reale essenza di questo personaggio che, in un ultimo istante di lucidità, arriva a scongiurare di essere ucciso dai suoi (ex) amici, prima di essere invaso dal ricordo della sua Jean e di bruciare definitivamente nel fuoco della Fenice. Poco prima della fine, Scott vede proprio Jean tra le fiamme e sembra raggiungere una sorta di perduta serenità.
L’altro momento che ho apprezzato è il dialogo finale tra Cap e Ciclope, nel quale quest’ultimo dimostra tutto il suo attuale carisma e pone le premesse per un futuro da villain a tutti gli effetti. Non ho mai nascosto le mie simpatie per le ragioni di Ciclope e, al termine della lettura di quest’ultimo volume, non posso che confermare quanto detto. Nel finale Scott non appare come un terrorista invasato, ma piuttosto come un freddo e distaccato seguace delle proprie convinzioni. Un nuovo Magneto, ancor più determinato e consapevole.
Per quanto attiene ai disegni, va detto che, pur essendo presenti alcune imperfezioni, sia le tavole di Coipel, che quelle di Kubert, risultano davvero godibili. Il primo ci mostra dorati e ondulati campi di grano, tramonti da cartolina sulle rive dell’Oceano Pacifico e interessanti soggettive sui volti espressivi dei protagonisti. Il secondo, invece, si concentra sullo stridente contrasto tra la guerra finale e i ricordi più commuoventi di Scott. In ogni caso per entrambi i disegnatori vale il medesimo giudizio: i due risultano convincenti in ogni momento della storia; sia durante la fasi più tranquille, che nel corso delle feroci battaglie tra Ciclope e Emma Frost e il resto dell’Universo Marvel.
Considerazioni finali sull’opera
Naturalmente – come abbiamo sottolineato in più occasioni – non si tratta del migliore evento editoriale della Marvel. Tuttavia, mi sento tranquillamente di poter affermare che non si tratta certamente neppure del peggiore. La serie mantiene tutto sommato una trama coinvolgente e contiene comunque degli spunti importanti per il futuro.
In ogni caso, ritengo che il problema principale della saga vada individuato nella sua durata: non c’era alcun bisogno che Avengers vs X-Men durasse ben dodici numeri. La trama, per come strutturata, non conteneva materiale sufficiente per sostenere questo quantitativo di pagine, risultando annacquata e conseguentemente altalenante. Con questa mossa la Marvel ha probabilmente incrementato gli incassi, ma lo ha fatto sacrificando l’opera sotto l’aspetto del ritmo narrativo.
Un altro problema che ho avvertito è quello dell’eccessiva marginalizzazione del personaggio di Hope Summers. Per quelle che erano le premesse della trama iniziale e per la rilevanza della sua figura all’interno dell’universo mutante, mi aspettavo una maggiore caratterizzazione del personaggio di Hope e un ruolo meno marginale nella parte centrale della storia.
Ad ogni modo, come detto, il finale della saga riesce ad essere pienamente soddisfacente e a fornire una conclusione che, in qualche modo, apre la strada a nuovi importanti scenari. Un finale, che in un certo senso (quello buono), tradisce le premesse dei volumi precedenti, risultando – a tratti – addirittura incoerente rispetto alla storia delineata fino a questo momento. Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, si tratta di irregolarità che sono conseguenza diretta dell’approccio “multi-scrittore” adottato dalla Casa delle Idee. Un esperimento che – almeno a mio avviso – deve considerarsi decisamente fallito.
Fortunatamente, il finale della saga è stato affidato a quello che probabilmente è lo scrittore più talentuoso (almeno a mio giudizio) tra tutti quelli che si sono alternati: Jason Aaron (che non a caso è anche l’autore del miglior capitolo fino a questo momento: il round 9). Questi riesce a consegnare una conclusione degna di questo nome, attraverso una caratterizzazione forte dei protagonisti, un dialogo sintetico, ma efficace e una prosa certamente calzante rispetto al contesto narrativo. Aaron è capace di regalare – come detto – un finale che funziona, a differenza di precedenti eventi come Fear Itself, Assedio o di World War Hulk, che lasciavano, come eredità, una situazione perfettamente identica a quella antecedente all’evento stesso. Nessun ritorno alla normalità, dunque, per l’universo Marvel, grazie ad un finale che riqualifica l’intera opera, attribuendogli rilevanza ed epicità.
VOTO DEI ROUND 11 E 12: 8.5
VOTO COPLESSIVO DELL’OPERA: 7