Credevate che il Vietnam fosse già una tragedia di per sè col suo carico di napalm, cavallerie dell’aria con sistemi olfattivi deviati, mitragliatrici falcia tutto, palle di lardo, sigle di topolino, Elias, feste del tèt disattese e morti ammazzati? Macchè: c’erano anche gli ZOMBIES!
Zombies che, ricordiamolo pure, ormai “erano” dappertutto. Ma tant’è, e quindi andiamo avanti con questa recensione.
Qui vi racconto la mia su ’68 fumetto edito negli USA da Image ed importato in italia da Saldapress.
Premessa (scusate, ma quando ci sono di mezzo quei pazzarelli dei ritornati ci devo per forza mettere una premessa): io continuo ad essere quello che un mesetto fa, in occasione della recensione del fumetto francese erremosciato Zombies scrivevo che non ero un fan del genere.
Quindi converrete con me che fa ridere il fatto che sia già alla seconda recensione in tema. Poi ci ho pensato meglio e sono giunto ad un’laltra conclusione: chi meglio di me? Non sono un fan, quindi non sono condizionato, ed analizzo la storia dal punto di vista artistico-narrativo, senza farmi influenzare dal genere.
Ok, allora si parte con la sinossi:
La storia si svolge nell’arco di 48 ore fra California, Vietnam e Cambogia. In ricognizione nella giungla vietnamita, un plotone americano in cerca di una stazione radio, si imbatte nell’ultima cosa che si aspettava di trovarsi davanti: zombies. Contemporaneamente in California, una starlette del cinema gira un filmato di propaganda pacifista circondata da cambogiani e un paio di fricchettoni preparandosi per andare ad una manifestazione pacifista.
La storia in realtà, anche in questo caso, è godibilissima. Appena cominciato a leggerla mi è venuto a mente il fumetto della marvel The ‘Nam (che probabilmente mi ricordo altro che io NdA). La storia è disegnata bene ed è raccontata in maniera chiara. La sceneggiatura di ’68 realizzata da Mark Kidwell ha una costruzione “tarantiniana”, cioè è divisa in sezioni raccontate in maniera – almeno all’inizio – non lineare.
Ma tranquilli: tutti i pezzi andranno proprio dove devono andare.
Sia chiaro, ’68 non introduce niente di innovativo sul tema, gli zombies sono morti che camminano, mordono, contagiano e si fermano solo con un colpo in testa. I cani si incazzano e i soldati sparano. I Charlie sono tutti da abbattere e via discorrendo. C’è però un non so che di interessante nella costruzione della storia, qualcosa che ti prende. ’68 è raccontato, dicevamo, non del tutto linearmente, ma complessivamente la narrazione risulta ineccepibile. I personaggi sono abbastanza ben caratterizzati e gli autori non esitano ad ucciderli, qualunque sia il grado di affezione nei loro confronti che il lettore possa aver sviluppato.
’68 è sostanzialmente una storia di guerra. Piena di fango, cunicoli, sudore, giungla, elicotteri, fricchettoni, manifestazioni. E Zombies. Molti zombies, che agli amanti del genere piaceranno un sacco.
E poi a chi non piacciono i morti vieventi col cappello di paglia e gli occhi a mandorla?