TWR la (psico)analisi senza spoiler di Interstellar

Quando arriva nelle sale un flm di Christopher Nolan le aspettative sono sempre alte e i giudizi di critica e pubblico, il più delle volte, non hanno mezze misure: c’è chi grida alla bufala e chi all’opera d’arte.
In rete ho letto molti giudizi negativi su Interstellar, l’ultimo lavoro di Nolan con protagonista Matthew McCounaghey, e voglio andarci coi piedi di piombo: per me Interstellar è un capolavoro.
– Per fortuna che volevi andarci coi piedi di piombo! –
Eh già, le mezze misure non le ho neanche io, ma sono rimasto letteralmente rapito dalle quasi 3 ore di proiezione. 

Nolan, che assieme al fratello Jonathan, ha scritto anche la sceneggiatura di Interstellar, non è mai banale nei suoi lavori e non si smentisce neanche questa volta. Basti pensare al suo staordinario Memento (un film semplicemente UNICO), a come ha reinventato Batman, o al cervellotico ed ingegnoso Inception

Interstellar è basato sulle teorie del fisico Kip Thorne (che ha collaborato in prima persona alla stesura del film) sulla possibilità di viaggiare in diverse galassie attraverso un wormhole, una scorciatoia spaziotemporale tra una galassia ed un’altra. Escamotage per spedire McCounaghey all’interno del wormhole è la ricerca di nuovi mondi abitabili perchè la Terra è in fin di vita.
Le teorie di Thorne non sono certo di facile comprensione per un utente medio, e nel film vengono masticate, digerite e servite allo spettatore da uno degli scienziati del team: Romilly, il dottor Spiegone.

 

Dunque sì, nel film ci sono una serie di supercazzole su fisica quantistica, spazio-tempo e buchi neri, così come in Inception c’erano una serie di bim bum bam sui sogni nei sogni all’interno degli incubi di qualcun’altro che non sei tu.
Ma in realtà supercazzole lo sono per chi, come me e la maggior parte di voi, non ha alcuna nozione di fisica dei quanti ed astronomia, perché il film verte, come dicevo poche righe più su, su rilievi e teorie scientifiche, salvo poi avere alcuni innesti zuccheromielosi che, in effetti, non sono perfettamente assonanti col resto della sceneggiatura.
Ma, a mio avviso, questo aspetto nulla toglie alla fruibilità ed alla riuscita del film: non tutto deve essere realistico e plausibile. Il cinema non deve perdere il sense of wonder, la capacità di osare e presentare qualcosa di nuovo al pubblico. Interstellar, in questo senso, è un film audace ed intrigante, impreziosito dalla sempre elegante regia di Christopher Nolan. Un film che riesce ad intrattenere ed a mantenere alta la tensione dello spettatore in 170 minuti di fantascienza purissima. 

Un discorso a parte merita Matthew McCounaghey, un attore che, nella mia scala dei valori, è schizzato nel giro di un anno dal seminterrato, il livello Giorgio Panariello, al superattico, il livello Peter Venkman. Dopo aver visto Dallas Buyers Club, True Detective ed il cameo in The Wolf of Wall Street in cui annichilisce Di Caprio, posso dire di essere diventato un suo fanboy. In Interstellar non è da meno, la sua è un’interpretazione molto intensa. Non ho trovato altrettanto efficaci l’immenso Michael Caine (ormai un attore feticcio di Nolan) ed Anne Hataway. Molto brava invece Jessica Chastain, un’interprete sempre più convicente. 

E’ chiaro che un film sull’esplorazione dell’ignoto così sperimentale e visionario risenta dell’influenza del capostipite del genere, 2001: Odissea nello Spazio di Kubrik, un film la cui eco ritorna in alcuni momenti della pellicola di Nolan. 
Il robot di bordo, TARSè un omaggio alla tassa sulla spazzatura, la TARES, fa inevitabilmente venire alla mente il supercomputer HAL 9000 ed il fatto che abbia l’inusuale forma di un monolite fa risuonare in testa le note di Così parlo Zarathustra di Strauss che aprivano il capolavoro di Kubrik.
Echi che, comunque, non giustificano la puntuale osservazione della signora seduta dietro di me al cinema: ‘Ma il regista è lo stesso di 2001: Odissea nello Spazio?’ 

Ci sono ulteriori tematiche o elementi che mi hanno portato alla mente altri film: la relatività del tempo sulla Terra e nello spazio, affrontato in un cult degli anni ’80 come Navigator o la stazione spaziale cilindrica tale e quale quella del pessimo Elysium di Blomkamp. Ma, nonostante ciò, Interstellar ha una sua personalità ed una forte caratterizzazione, un film magniloquente e con uno straordinario impatto visivo che mi ha fatto letteralmente viaggiare per 170 minuti anche se, va detto, che nel finale qualcosina si perde per strada.
A Nolan non è mancato il coraggio di osare, ed ha realizzato un altro film coraggioso. 

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