Negli anni ’80 c’era un bambino che restava incollato davanti alla TV guardando un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel, ha cambiato in astronave il suo velier, URRA’! Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà…
– Sveglia! Ci devi cantare tutta la sigla? –
Hai ragione. Dicevo, quel bambino, che sarei io, e che guardava i cartoni (perché allora non si chiamavano ‘anime’) di Capitan Harlock mentre faceva merenda, oggi è un nerdone di 34 anni che è appena tornato dalla settimana bianca con un chiodo fisso: “Cazzo, è uscito il film di Capitan Harlock in sballosissima computergrafica 3D e non sono ancora andato al cinema! Presto!“
Con questo pensiero che mi ossessionava mi sono, dunque, precipitato al multisala insieme alla (poco) entusiasta mugliera per imbarcarmi sull’Arcadia con il fido (e pesantissimo) occhialetto 3D. E che vi devo dire…
– E che ci devi dire? Ci devi dire com’è! –
Le emozioni sono contrastanti. Ci sono belle cose (l’impatto visivo in primis) ma ce ne sono altre così così.
Andiamo con ordine. Prima di tutto, l’ambientazione.
Nonostante la TV on demand, le serie TV in streaming ed i cooking show, nell’anno 2977 gli esseri umani si sono riprodotti come i conigli fino a diventare più di 500 miliardi. Sulla Terra stavano un po’ strettini e sono così andati a colonizzare qua e là per la galassia. Anni dopo, nel tantativo di tornare sul pianeta natio scoppiò, tra varie fazioni di terrestri, la guerra di ComeHome (che saggiamente non è stata tradotta in Guerra di Tornoacasa). La potente organizazzione Gaia Sanction decise allora di avvalersi della legge Bossi-Fini per rendere la Terra off-limits tranne che per i raccomandati. Ma questa scelta ha fatto girare le balle al Capitano Harlock che se ne va per lo spazio a saccheggiare le navi Gaia.
E ora breve cenno sulla trama.
Un giovane di nome Yama (spaventosamente simile al capitano ma senza lo sfregio e la bendina sull’occhio) si imbarca sull’Arcadia, la nave pirata strafica di Harlock. Yama, alle spalle c’ha il drammone: lui voleva avere il pollice verde come Luca Sardella ma, nonostante la laurea in agraria, non era riuscito a creare una serra di geranei su Marte. Stizzito dalla mancata fioritura, fece saltare in aria la serra (scelta più che discutibile) con conseguente tragedia familiare che non vi sto a specificare.
Sull’Arcadia, Yama farà la conoscenza di personaggi storici dell’anime di Leiji Matsumoto come Yattaran, Kei e Miime, tutti resi molto fighi dall’Extreme Makeover Computergrafica Edition.
E qui mi fermo per non fare spoilerazzi che poi vi arrabiate.
– E capitan Harlock? –
Il Capitano, ahimé, è più un coprotagonista: sta defilato nell’ombra per quasi tutto il film tranne quando entra in scena col mantello svolazzante dimostrando che si, è lui er mejo fico dello spazio profondo. In realtà il vero protagonista è Yama l’agronomo fallito col drammone familiare.
Parlando della sceneggiatura, Space Pirate Captain Harlock 3D ha qualche pausa e qualche spiegone di troppo e alcuni flashback, essenziali per capire le motivazioni dei vari personaggi, avrebbero potuto essere inseriti nella sceneggiatura in maniera più organica. Senza considerare che la Black Matter (la materia oscura) che alimenta l’Arcadia è usata ed abusata come panacea per colmare i buchi che la sceneggiatura (dello stesso Matsumoto) ha spalmato qua e là durante i 115 minuti di proiezione.
Inoltre, le scene di combattimento avrebbero dovuto essere più epiche: i toni cromatici sono troppo scuri ed un po’ di slow-motion alla Zach Snyder, in un film del genere, non avrebbe guastato. A questo va aggiunto che le musiche (elemento essenziale per conferire pathos ed epicità) sono tutt’altro che memorabili e che il 3D è assolutamente impalpabile.
Però, a prescindere dalla mancata tridimensionalità e dai combattimenti un po’ piatti, va detto che questo Harlock è uno spettacolo per gli occhi. E’ il film di animazione giappo più costoso della storia e si vede: l’Arcadia che solca lo spazio speronando le navi della Gaia Sanction è una vera goduria. Ed anche il fumo di Black Matter che la circonda (come uscisse dalla marmitta di una FIAT Duna station wagon) è davvero d’effetto. E poi, quando è in scena, c’è Harlock che… beh: è Harlock! Chevvelodicoaffare?
Insomma un film che soddisfa a tratti ma che, sotto molti aspetti, fa pensare si potesse dare di più (come cantava, proprio negli anni ’80, il trio Tozzi, Morandi, Ruggeri).
– Ehi, ma scusa non mi hai parlato dei sostanziali cambiamenti rispetto all’opera originale! Ma tanto tu sei quello che è contento qualunque aggiunta/modifica faccia Peter Jackson nei suoi filmetti di Hobbit e nani! Tu non hai rispetto per le opere originali che vengono impietosamente mercificate! Tu sei un criminale! –
E tu sei un deficiente. Trovo sia inutile fare confronti con un cartone giappo di 35 anni fa, chiama il doc Brown e fatti prestare la Delorean, così te ne torni negli anni’80 e la smetti di rompermi le balle.
C’è un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel…