Ho appena finito di leggere il quarto brossurato (o TPB, per dirla all’americana) di Manifest Destiny dal titolo Sasquatch edito da Saldapress. Potrei scrivere una recensione del volume ma, in tutta franchezza, sarebbe del tutto inutile. Per due motivi:
– se siete già dei lettori di MD, nello spillato da edicola o nei volumetti da fumetteria, vi sarete già resi conto da soli della bontà della serie o, al contrario, avrete scoperto che non è nelle vostre corde. In ogni caso, non avete certo bisogno del mio parere sull’ultimo story-arc.
– se non avete mai letto MD, non sarà una chiacchierata sul quarto volume, che probabilmente non leggereste per timore di spoiler, a convincervi ad avventurarvi nell’orrorifico entroterra statunitense dei primi dell’800 con Lewis e Clark.
Così ho deciso di rivolgermi a voi, appartenenti a questa seconda categoria, per invitarvi a leggere Manifest Destiny.
Perché tutto questo entusiasmo? Perché, nel pur variegato parco fumetti della Image Comics, raramente mi è capitato che la qualità dell’intrattenimento si mantenesse così alta e così a lungo. Manifest Destiny è un prodotto ottimo nel suo genere, quello dei fumetti d’avventura, una categoria oggi poco rappresentata nel panorama statunitense perché compressa commercialmente tra il supereroistico trito e ritrito e varie sperimentazioni sci-fi.
Chris Dingess, lo sceneggiatore di Manifest Destiny, ha preso spunto da uno fatto storico realmente accaduto, la celebre spedizione di Meriwether Lewis e William Clark, due esploratori che, nel 1803, furono inviati dal presidente Jefferson a raggiungere la costa pacifica degli Stati Uniti via terra con lo scopo di studiare le tribù indiane dell’entroterra, la flora e la fauna.
Partendo da questa ossatura storica, Dingess ha riscritto la fredda cronaca del viaggio di Lewis e Clark rivestendola con una carrozzeria survival horror e ponendo la spedizione di fronte alle mostruosità più disparate: minotauri, ciclopi, creature marine, epidemie di zombie vegetali, tribù di uccelli senzienti, fantasmi di navigatori spagnoli, divinità ancestrali e molto altro. E così un viaggio alla ricerca di nativi americani e reperti vari, si trasforma in un’epopea fantasy dai toni spiccatamente horror splatter.
La premessa alla base è molto valida ma la sfida, vinta, di Manifest Destiny è un’altra: quella di non essere una lettura mai ripetitiva offrendo un intrattenimento sempre di alto livello. Anche perché, se lo sviluppo “monster of the week” (o meglio “monster of the story-arc”) potrebbe sulla carta stufare, vi garantisco che la piega presa dall’avventura di Lewis e Clark non è mai quella che ci si sarebbe potuti aspettare ed i plot twist colpiscono regolarmente nel segno. Inoltre, già dal secondo volume, Dingess ha iniziato ad introdurre nella narrazione degli efficaci flashback volti a far luce sul passato dei protagonisti e in Sasquatch si è spinto persino oltre, realizzando un interessante approccio su due piani temporali. Un espediente questo, che sta gettando le basi per una sottotrama a più ampio respiro che spingerà gli esploratori di Manifest Destiny in territori ancora più oscuri.
Meriti della buona riuscita della serie vanno anche attribuiti al comparto grafico e cioè ai disegni di Matthew Roberts accompagnati dai colori di Owen Gieni. Roberts è un disegnatore davvero valido: dettagliatissimo nelle splash pages che ritraggono le mostruosità che via via emorgono durante il viaggio di Manifest Destiny, oltre che molto efficace nella caratterizzazione dei volti dei protagonisti. Il suo tratto riesce a conferire quelle atmosfere da avventura storica senza mai cali nel dettaglio delle pagine, trovando inoltre soluzioni molto dinamiche ed accattivanti nella costruzione delle tavole.
Insomma, potrà sembrarvi un accostamento eccessivo ma in termini di intrattenimento Manifest Destiny può permettersi di rivaleggiare anche con quel colosso del suo celeberrimo cugino Skybound/Image The Walking Dead, e ve lo dice uno che, a dispetto delle reitrate critiche al serial TV, trova che il fumetto di Kirkman sia uno tra i migliori in circolazione, soprattutto in considerazione del suo invidiabile rapporto longevità/qualità. Certo, TWD può vantare al suo attivo oltre 150 numeri portati avanti quasi sempre ad un gran livello. Solo il tempo ci dirà fino a che punto riuscirà a spingersi Manifest Destiny.
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