L’idea è apparentemente banale, ve lo concedo. Un collegio privato per aspiranti boss del crimine, in cui giovani studenti di ogni razza, sesso ed estrazione sociale si preparano a diventare la classe dirigente criminale di domani. Se qualcuno mi raccontasse la trama, limitandosi a questo, la prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe “HARRY POTTER” oppure “WANTED”. E sbaglierei clamorosamente.
Sbaglierei, come hanno sbagliato – a mio modesto avviso – i recensori e opinionisti di settore (italiani ed esteri) che hanno accolto freddamente la nuova opera di Remender, liquidandola in modo forse troppo sbrigativo come fumetto adolescenziale “già visto” e quindi poco originale.
Deadly Class di Rick Remender e Wes Craig, edito negli Stati Uniti da Image e in Italia da Panini Comics, è invece una storia ben più strutturata e profonda di quello che lei stessa vuole far credere. Dietro la finta facciata da teen-comic, si nasconde una complessità non usuale, soprattutto sotto l’aspetto introspettivo dei personaggi.
Ed è così che, superato un primo momento di esitazione in cui ti sembra di avere tra le mani una roba sfigata alla Twilight, ti immergi nella storia di Marcus Lopez Arguello, orfano di entrambi i genitori che conduce un’esistenza ai margini della società, costretto a vivere sotto i ponti pur essendo ancora solo un adolescente. L’opportunità di uscire dalla sua attuale situazione gli viene però presto offerta da Saya, affascinante ragazza orientale che gli propone di entrare nella Kings Dominion School delle Arti Letali, un brutale liceo in cui vengono formati i criminali più spietati del mondo. Inizia così il racconto di un gruppo di ragazzi, solo apparentemente duri e cazzuti, che nascondono invece, dietro la corazza dell’apparenza, tanta paura e insicurezza.
Ed è proprio questo il tema portante di Deadly Class: la costante sensazione di vuoto e di panico che tanti – forse tutti, prima o poi – adolescenti patiscono nel corso della loro vita. Marcus non è di certo l’unico a sentirsi inadeguato, a soffrire quella costante sensazione di fallimento rispetto ad una società che vuole l’individuo – specie il giovane – bello, ricco e sicuro di sé. Accanto a lui, altri ragazzini impauriti si travestono da leoni per sviare l’attenzione dal loro martellante disagio e si sforzano in tutti i modi di apparire vincenti, nonostante si sentano invece completamente in balia degli eventi ed incapaci di essere padroni del loro futuro.
Procedendo nella lettura, appare sempre più chiaro che, dietro la facciata iniziale da fumetto “leggero”, si nasconde un testo profondo e interessante, che tende in maniera sempre crescente ad approfondire la psicologia dei personaggi principali, piuttosto che il quadro generale che l’autore presenta nelle prime battute. Remender racconta una società americana – quella del 1987 – in piena rivoluzione ideologica e culturale, che si trova a fare i conti con le contraddizioni politiche e sociali dell’epoca e con una sempre maggiore diffidenza nei confronti delle istituzioni e del futuro. Una società che sembra badare più alle apparenze, rispetto al contenuto e che tradisce una superficialità dannosa e fuorviante, specie per gli adolescenti del tempo.
Come accennato, gli eventi narrati in questo primo volume sono egregiamente inseriti nel contesto storico in cui la storia è ambientata. Non mi riferisco ad eventi storico-politici ben determinati, ma piuttosto a quel comune senso di falso appagamento, accompagnato dall’illusione di una ricostruzione economica e sociale che, come sappiamo, sarà più apparente che non effettiva.
Dal punto di vista grafico, questo primo volume di Deadly Class è assolutamente magnifico. Wes Craig, seppur con uno stile moderno e innovativo, riesce perfettamente a rappresentare le atmosfere dell’America degli anni ’80, facendo leva sullo stridente contrasto tra la triste decadenza frutto del comune sentimento di sfiducia post Vietnam ed i colori e le forme sfocate di una San Francisco punk e psichedelica. L’artista, poi, dà il meglio di sé nel corso della seconda parte del primo volume, durante il lisergico viaggio di Marcus a Las Vegas, insieme ai compagni di “scuola”. Da questo momento, Craig sembra prendere ancor più confidenza e consapevolezza del suo ruolo su questo titolo, migliorando visibilmente sia sotto il profilo della costruzione della tavola, che per quanto riguarda inquadrature, espressioni e caratterizzazioni dei singoli personaggi.
Consiglio a tutti l’acquisto di Deadly Class. Un fumetto completo e per molti versi innovativo. Una storia che ha qualcosa da raccontare, con un Remender in versione Garth Ennis, che riesce ad unire uno stile spassoso e divertente a dei contenuti palpabili e mai banali. Senza urlare al capolavoro, mi sento però di essere ottimista per il prosieguo di questa serie: se dovesse continuare su questi livelli, sono certo che Deadly Class rimarrà nella memoria dei lettori come una delle opere più interessanti di questi anni.
2 commenti su “DEADLY CLASS 1987 – Gioventù Reaganiana di Rick Remender e Wes Craig”
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