– È la cosa più fica che abbia mai visto…
– Niente male, eh? Diamoci da fare.
– Ti serve che faccia qualcos’altro?
– Tieni il cielo sgombro.
– Maledizione!…la prossima volta.
Nel momento in cui l’ultima battuta di questo dialogo tra Tony e Rhodey del primo Iron Man è stata pronunciata, al cinema ho sbarrato gli occhi e ho capito che avrebbero fatto un due. Infatti Rhodey pronuncia “la prossima volta” guardando la Mark 2 dopo che Tony è partito con la sua Mark 3 per sconfiggere Stane, e rimanda esplicitamente a War Machine.
Nel 2010, due anni dopo, “la prossima volta” diventa realtà e Iron Man 2 viene rilasciato in tutti i cinema del mondo, superando il suo predecessore di 100 milioni di incasso e quindi raccogliendo un buon consenso del pubblico (pure il mio quando lo vidi)), ma, purtroppo, come accade di solito con i sequel, non della critica.
Iniziamo quindi la recensione con la frase più scontata che si poteva dire in questi casi: il primo era migliore.
Trama
Solo pochi mesi dopo aver rivelato al mondo di essere Iron Man, Tony Stark inizia ad essere pressato, com’è logico, dal governo degli Stati Uniti: Iron Man è a tutti gli effetti un’arma, pericolosa e potenzialmente letale, e perciò deve essere consegnata in modo che la tecnologia che è alla base dell’armatura non possa cadere in mani sbagliate. Tony continua a non voler consegnare la sua armatura promettendo che nessuno con intenzioni cattive potrà mai usare la sua tecnologia. Sorpresa, qualcuno ci riesce: si tratta di Ivan Vanko, figlio di Anton Vanko, che aveva collaborato con il padre di Tony a sviluppare la tecnologia del reattore Arc, necessario per Iron Man. Ma mentre Tony usa quella tecnologia per avere successo in tutto il mondo e diventare un supereroe, Anton Vanko ci ha ricavato un esilio in Russia e una morte per malattia. Ivan decide quindi di usare la tecnologia del reattore Arc per vendicarsi su Tony.
Come imprenditore, Tony deve vedersela con il suo rivale in industria bellica Justin Hammer e, come se non bastasse, il palladio che lo tiene in vita gli sta infettando il sangue, uccidendolo.
Recensione
Notato qualcosa? Sì, gli sceneggiatori sono cambiati. Dalla coppia Fergus / Ostby si passa a Justin Theroux, voluto da RDJ dopo che hanno collaborato a Tropic Thunder. Purtroppo, la squadra che vince è stata cambiata e la sceneggiatura diventa il principale problema di questa pellicola.
Il primo film ci aveva presentato Tony Stark e ci aveva introdotto nel suo mondo, ora con il sequel vogliamo qualcosa di più. E che non sia solo più azione, perché è prevedibile, le origini sono state narrate e c’è più libertà, ma qualcosa di più sui personaggi. Il film ci prova a darci quel “di più”, almeno così sembrava nelle premesse, ma non centra l’obbiettivo.
Ma partiamo da quello che è rimasto invariato: la regia. Jon Favreau è ancora al timone e cerca sempre di tenere un livello di leggerezza, ma influenzata dalla sceneggiatura la regia deve cercare di essere un po’ più seria con conseguente perdita di quei toni semplici del primo film.
Prima che inizi con il super cazziatone a questo film che con il tempo ho capito essere un’altra “crepa qualitativa” nel MCU è meglio che parli degli aspetti positivi.
Su tutti regna ancora Robert, che si conferma essere la controparte reale di Tony Stark e l’uomo più adatto a interpretare questo personaggio, riuscendo a renderlo piacevole anche quando la sceneggiatura lo rende ripetitivo. Il cast è in generale buono, e l’unico cambiamento apportato agli interpreti originali è quello per il personaggio di James “Rhodey” Rhodes da Terrence Howard a Don Cheadle, ma essendo un comprimario poco approfondito (male!) non mi fa né caldo né freddo.
Una menzione la merita Scarlett Johansson, che porta sullo schermo una bellissima Vedova Nera. Infatti ora lo SHIELD è già stato introdotto e si hanno più scene con gli agenti di questa divisione (Coulson, Fury e la stessa Vedova Nera).
Ma non abbiamo nemmeno finito il cast che iniziano gli aspetti negativi: il villain. Ah, il villain, il nemico del supereroe, colui che dovrebbe formare l’eroe e aiutarlo a comprendere meglio sé stesso e il suo cammino, qui è ridotto a una macchietta, una macchietta abbastanza imponente dato che a interpretare il malvagio Whisplash qui è Mickey Rourke, ma pur sempre una macchietta. Come per Abominio nell’Incredibile Hulk, il cattivo non ti lascia niente ed è una scusa per scatenare l’azione. Per tutto il film Ivan Vanko se ne va in giro a picchiare gente a caso, a sbuffare e a consumare il suo odio verso Stark (che tra l’altro, è pure infondato), dicendo solo una frase decente per tutto il film:
“Tu vieni da famiglia di ladri e macellai. E come tutti gli uomini colpevoli, tu vuoi riscrivere tua storia. Ma dimentichi tutte le vite che la famiglia Stark ha distrutto.
[…]
Perché gente smetta di credere in Dio, basta che tu sia capace di ferirlo, e le acque si macchieranno di sangue, e verranno gli squali. La verità? Io me ne starò qui seduto, a guardare, mentre il mondo ti divorerà.”
Una frase che poteva venir ripetuta, sottolineata, interpretata, invece è detta solo una volta, lasciata morire là come la psicologia del personaggio che l’ha pronunciata.
Ah già, ma qui si doveva strafare, perciò abbiamo ben 2 villain! Per fortuna il secondo antagonista, Justin Hammer, ci riporta sulla via degli aspetti positivi. Il personaggio è fastidioso, ridicolo, e con il gene del fallimento che gli scorre nelle vene, esattamente come dovrebbe essere, e a tutti va bene così.
Altri aspetti positivi: le musiche e il duo “epica d’azione / effetti speciali”. In questo film è stato cambiato anche il compositore della colonna sonora, perciò abbiamo John Debney al posto di Ramin Djawadi. Nonostante quest’ultimo abbia fatto indubbiamente un miglior lavoro, anche Debney se la cava bene. E poi, gli effetti speciali sono qualcosa di magico, tutto è dannatamente realistico e le scene d’azione, aspetto sul quale sembrano essere più concentrati gli sforzi della produzione, sono spettacolari e incalzanti.
Cast/Ironia/Azione sembra essere la triade di pregi che si ripete in questo sequel, ma, come già detto, il film ha degli aspetti negativi che non possono essere trascurati.
Proseguiamo allora con quello che non va in questo film, già anticipato dall’excursus con il villain Ivan Vanko / Whisplash. Il primo punto negativo è qualcosa di già riscontrato nell’Incredibile Hulk, ossia l’evoluzione dei personaggi. Questo è un sequel, e nonostante l’Industrial Light & Magic faccia davvero Luci e Magie, a noi bravi geek gli effetti speciali non bastano e se andiamo a vedere per la seconda volta un film di Iron Man ci aspettiamo che si vada a battere sul terreno della psicologia.
Avrete già capito che tutto questo non succede. Tony Stark, per quanto piacevole e divertente quando sorretto da comprimari come Pepper Potts, rimane identico da inizio a fine film, non un accenno di evoluzione, di crescita interiore come avvenuto nel primo film. E lo stesso vale anche per tutti gli altri personaggi.
La mancanza di questi aspetti è però riconducibile all’altro aspetto negativo: il nostro eroe non è messo alla prova. Nonostante ci siano 2 villain, Vanko e Hammer, e Tony rischi un’intossicazione mortale di palladio, non avvertiamo mai un vero senso di oppressione e di difficoltà. In primo luogo perché il protagonista è sempre occupato a combattere (le scene d’azione sovrastano tutto), in secondo luogo perché queste difficoltà sono risolte troppo in fretta. Un elemento sostitutivo al palladio viene trovato nel giro di una notte, Vanko sconfitto con una sola mossa (tra l’altro Iron Man era aiutato da War Machine) e Hammer si fotte da solo. E i suoi uomini sconfitti da una donna (e una guardia del corpo molto incazzata, ma ne sconfigge solo uno).
E dato che non ci facciamo mancare nulla, ecco anche dei bei buchi di sceneggiatura: come diamine fa Rhodey a imparare subito come usare la Mark 2, e come cavolo fa il palco per le esposizioni della tecnologia Hammer a non sfondarsi sotto il peso di tutti quei robot, di Iron Man, e di un War Machine che con tutte quelle armi peserà il doppio di Iron Man stesso?
E con queste domande che probabilmente non troveranno mai risposta finisco la recensione.
Se trovate che sia stato troppo denigratorio per un film che tutto sommato era godibile (perché non fraintendete, Iron Man 2 non è un orrore, lo vedrei e lo rivedrei ancora un sacco di volte) potete fare due cose:
– Sopportare, poiché, dato che non ho apprezzato neanche Thor, lo sfogo non finisce qui…
– …o commentare e dire se siete d’accordo con me o in disaccordo, spiegandomi perché vi è piaciuto per offrirmi spunti di riflessione o semplicemente dei consigli su come migliorare le recensioni.
È stata lunga e dura, ma ho finito. Speriamo che l’imminente terzo capitolo dell’uomo corazzato risollevi un po’ le sorti di questa saga dalle grandi potenzialità.
Note: nonostante le “crepe qualitative” (termine che sta stufando anche un po’ me ripetere) si vede che gli Studios fanno in modo di avere un quadro generale su quello che accade nel suo universo, e lo gestiscono davvero bene. Sia per quello che accade sulla Terra in varie parti del globo, sia per quello che accade fuori.
La prossima volta infatti, daremo un senso al termine “Universo” dell’Universo Cinematografico Marvel.
P.S.
Guardate la scena alternativa iniziale se volete ridere!