MARVEL CINEMATIC UNIVERSE PHASE 1 – L'INCREDIBILE HULK

Introduzione:

Nel 2003 il regista Ang Lee aveva portato per la prima volta al cinema il gigante verde dei fumetti. Il film era pregevole, ma non andavo incontro ai gusti del pubblico e fu un flop.
5 anni dopo, i Marvel Studios riavviano il franchise di Hulk ambientandolo nel MCU, che nasceva proprio nel 2008 con Iron Man.
Hulk nasce nel 1962 ad opera di Stan Lee e Jack Kirby. I due dovevano trovare per la casa editrice un personaggio somigliante a Frankenstein ma non troppo per non rischiare il plagio.
La storia è quella di Bruce Banner, scienziato che opera nell’ambito delle radiazioni, che in seguito ad un incidente viene investito da un’esplosione di raggi gamma. Il dottore non muore, anzi, al calare della notte si trasforma, aumenta la sua massa e diventa un mostro grigio privo di ragione. Questo per i primi numeri, successivamente Hulk abbandonò il colore grigio per diventare verde e divenne più rabbioso che tetro.


Le incarnazioni di questo personaggio esistite nel corso degli anni sono davvero tante (Hulik grigio, verde, rosso, Planet Hulk, WWH, intelligente, stupido, furioso, calmo ecc…) e può darsi che sia stato questo il principale problema degli Studios per la trasposizione di Hulk sul grande schermo: dover scegliere un’incarnazione, perché le due ore del film non permettono sdoppiamenti e enormi evoluzioni psicologiche come nei fumetti. Il discorso sulla psicologia del nuovo Hulk cinematografico sarà parte integrante della recensione.

Trama:
Investito da un’onda di raggi gamma dopo aver bevuto una variante del siero del super–soldato, il dottor Bruce Banner è costretto a fuggire e rifugiarsi in Brasile dal momento che ogni sua crisi cardiaca lo porta a trasformarsi in un gigante verde. Mentre tenta di trovare una cura, l’esercito, comandato dal padre della fidanzata di Banner, cerca di trovare un modo per estrapolare da Banner la potenza quasi divina dell’essere verde per metterla al servizio degli Stati Uniti.

Recensione:
Il film non parte bene. Assolutamente. Solo nei titoli di testa ci viene raccontato tutto l’evento che è la prima trasformazione in Hulk di Bruce Banner. Non che questo significhi che lo spettatore avrà difficoltà nel capire le origini del personaggio, esse verranno infatti spiegate nel corso del film, ma così si rende il protagonista statico, senza evoluzione interiore. E questo é il primo problema.
Il secondo problema riguarda la spartizione degli argomenti nella sceneggiatura, aspetto che va a incidere sulla resa della psicologia di Hulk. Dopo il flop di Ang Lee, i Marvel Studios hanno capito che un’impronta psicologica non andava incontro ai gusti del pubblico e hanno deciso di puntare su una storia d’azione, dove le situazioni presenti nel film sono solo un espediente per fare scatenare Hulk e fargli picchiare qualcuno.

Inizio Approfondimento Psicologico

Ma perché Hulk si scatena?  Per rispondere a questa domanda è meglio fare un passo indietro e chiederci: chi è Hulk? Secondo la mia personale interpretazione di quanto la sceneggiatura lasci intendere sulla psicologia di questo Hulk cinematografico, la Marvel, tra le miriadi di personalità presenti nel fumetto, avrebbe scelto la più “semplice”, ossia la “parte rabbiosa di Banner”. Ma, anche nella sua trasformazione, Bruce conserva i sentimenti che sono alla base della sua personalità, come la giustizia o l’amore per Betty.
Insomma: quando Banner è in condizioni normali, prevale la ragione mentre il suo “lato oscuro” è la rabbia. Per Hulk tutto il contrario. Questa teoria trova conferma nel fatto che quando Hulk si libera nel film, pur essendo super–incazzoso, mantiene ancora un barlume di coscienza (non ha intenzione di uccidere nessuno se non provocato o torturato fino allo sfinimento). È proprio nel momento della trasformazione però che questa teoria inizia a crollare: Banner infatti non si arrabbia mai per tutto il corso del film, ma la trasformazione ha luogo quando lui è agitato, eccitato, o sotto pressione o in generale, quando il suo cuore supera i 200 battiti al secondo. Ma allora, se queste sono le circostanze che permettono al mostro di uscire, non dovrebbe essere Hulk più agitato che incazzato?
A questo punto l’unica alternativa è questa: Hulk è “la parte agitata di Banner”, e si scatena come una sorta di “deus ex machina” per rimettere a posto tutti i casini in cui Bruce si infila. Quello che il lato oscuro di Banner vorrebbe fare per togliersi dai guai. E perché è incazzato? Forse perché non gli piace essere risvegliato.
Altro aspetto: a differenza del film del 2003, qui la psicologia di Hulk è praticamente intrinseca a quella di Banner, tanto che quest’ultimo riesce a “indirizzarlo” in cosa fare, come per esempio abbattere l’Abominio, anche se Hulk in realtà non l’aveva mai visto e non sapeva neanche chi fosse.
Fine Approfondimento Psicologico

La psicologia è un argomento affascinante, come lo è l’interpretazione del carattere dei personaggi di un film, ma se questo fosse un film fatto bene, non mi dovrei fare tutte queste seghe mentali per comprendere il protagonista. Cioè, se fosse stato un comprimario ok, ma il protagonista deve proprio analizzarlo lo spettatore?
Superato lo sfogo, passiamo ai lati positivi:
1) L’epica d’azione: il francese Louis Leterrier si dimostra un buon regista per quanto riguarda le scene di combattimento, regalandoci dei momenti in cui l’epicità è palpabile.
2) Le musiche: azzeccate e in grado di creare coinvolgimento nelle scene giuste.
3) Gli attori: forse non proprio le facce che ci aspettavamo (per quanto riguarda il protagonista) ma si vede che Norton ci mette anima e corpo per darci un Bruce Banner davvero tormentato
4) Gli effetti speciali e la motion capture: si legano al primo punto, e sono entrambi davvero soddisfacenti, Norton è sia un buon Hulk che un buon Banner e il realismo dei mostri o semplicemente delle scene d’azione è impressionante.
La recensione finisce qui. Non intendo sprecarmi sul villain perché è davvero neutro, non ti lascia niente e funge solo da minaccia per la battaglia finale, anche se Tim Roth rimane un valido attore.

Come vedete tutti i punti positivi riguardano l’apparato tecnico, e non l’anima del film. Sinceramente, con un personaggio come Hulk (o come Bruce Banner, meglio) si poteva fare di più, molto di più.
Iniziano le crepe “qualitative” nel MCU.

Note: la scena-dopo-i-titoli-di-coda rimanda apertamente al crossover The Avengers. Nella recensione di questo film approfondirò meglio la psicologia di Hulk e la sua evoluzione.
Per quanto riguarda le “schede” con i dati dei film, aspettate fino al 23 aprile, per il riepilogo della Fase 1.

Alla prossima, con Iron Man 2! (Ugh)

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