Autori: Yuji Horii, Riku Sanjo, Koji Inada
Categoria: Shonen
Serializzazione: Shonen Jump
Casa Editrice Giapponese: Shueisha
Casa Editrice Italiana: Star Comics
Prima edizione Giapponese: 1989
Prima edizione Italiana: Novembre 1997
Prezzo: 2.10 – 3.90 (In base ai volumi)
Tonkobon Giapponesi: 37
Tonkobon Italiani: 54
Periodicità: Mensile
Genere: Avventura, Fantasy, Azione
Preparazione per l’avventura: Dai no Daibouken – La grande avventura di Dai è un fumetto che a molti potrebbe sembrare banale a causa della grande semplicità della trama, ma che per me ha invece un profondo valore affettivo. Potrebbe sembrare banale e alquanto gonfiata come storia, ma Dai no Daibouken esprime al meglio il concetto di avventura; ponendosi non semplicemente come un prodotto commerciale su licenza (il titolo è basato sul celebre franchise di Dragon Quest), ma bensì come una lettura piacevole ed apprezzabile da chiunque. L’opera trasmette molti di quei valori, che ritroviamo in altri titoli: amicizia, coraggio e lealtà, ma senza scadere in quell’eccessivo e nauseante buonismo (come accade in un certo Fairy Tail, giusto per citarne uno) e mostrando, al contempo, aspetti in comune con altri shonen di successo, come ad esempio Dragon Ball; riuscendo comunque a conservare la propria originalità.
AVVISO: Prima di partire con la recensione vera e propria è necessario un piccolo avvertimento, che potrebbe sembrarvi banale, ma che reputo importante. Se avete intenzione di recuperare il manga, sappiate che è esaurito, per tanto vi consiglio di cercarlo in blocco a qualche fiera.
L’inizio di una grande avventura: “Mio nonno racconta… che tanto tempo fa viveva uno spadaccino al servizio della giustizia chiamato Yusha. Fu lui che sfidò in battaglia una malefico demone che tormentava il popolo… grazie all’aiuto dei suoi amici, alla fine di quella guerra, il prode guerriero… sconfisse il demone!“
La storia prende il via quindici anni dopo questa battaglia e vede come protagonista un ragazzino di nome Dai, che vive su di un isola chiamata Delmulin, popolata unicamente da mostri pacifici, tra cui Brass, che gli fa da nonno. Dai sogna di diventare un prode guerriero, ma la cosa singolare è che, quando si trova in situazioni particolarmente critiche, un misterioso simbolo a forma di drago appare sulla sua fronte donandogli enormi capacità e permettendogli di superarle.
Dopo una serie di piccole avventure, diventerà allievo del maestro Aban (l’eroe che sconfisse Haddler quindici anni prima) e inizierà un allenamento per diventare il prode guerriero che aveva sempre voluto essere. Tuttavia Haddler è tornato più forte che mai; e ora che è al comando dell’esercito di Satana Baan, (vera nemesi dell’intera vicenda), sarà compito di Dai e Pop (altro allievo di Aban arrivato con quest’ultimo sull’isola) onorare il sacrificio compiuto dal loro maestro, sconfiggendo l’esercito demoniaco e salvando il mondo intero dalle forze dell’oscurità.
Classico ma funzionale: Ovviamente ai nostri eroi si affiancheranno numerosi personaggi, sia buoni che cattivi; ma la cosa più interessante è il fatto che ognuno di essi, ogni evento, ogni nuova battaglia è inserita in modo intelligente. In particolare, non troveremo mai uno di questi elementi fuori posto o inseriti per fare da riempitore, ma, anzi, ogni singolo tassello del fumetto è necessario ai fini della maturazione dei personaggi, del loro sviluppo e dell’evoluzione della trama; che per quanto possa apparire banale e stereotipata – come anticipato sopra – si mantiene sempre a livelli che molti manga di oggi difficilmente riescono a raggiungere.
Dragon Ball o non Dragon Ball: Una cosa che mi viene spesso in mente quando penso a Dai no Daibouken – La grande avventura di Dai, è che spesso in passato circolavano voci riguardo il fatto che l’opera fosse frutto di Akira Toriyama. Tali voci, dettate da ignoranza, erano alimentate soprattutto dal fatto che oltre all’evidente somiglianza stilistica con il celebre autore di Dragon Ball ed Arale, c’era anche il fatto che egli si occupasse del design di personaggi e mostri dei videogiochi di Dragon Quest, e che questi ultimi (essendovi il manga ispirato) sono ripresi in gran parte dai videogiochi ed usati nel manga. In realtà, Dai è stato creato da artisti del Bird Studio, ovvero Riku Sanjo per la sceneggiatura e Koji Inada per i disegni; e, come se non bastasse, ad assistere nella sceneggiatura Riku Sanjo c’è Yuki Horii, creatore proprio di Dragon Quest. Insomma, potremmo definire Dai non come un semplice prodotto commerciale (seppur è indubbio che lo sia), ma bensì come un opera dall’enorme valore fumettistico, fruibile da qualsiasi lettore.
Una grande avventura per un grande fumetto: La cosa che manca indubbiamente a molti manga di oggi è proprio il senso del viaggio, della crescita (e no, non intendo power up o traumi che stravolgono i personaggi) e della formazione. Dai ha il pregio di presentare un mondo enorme, in cui ogni singolo personaggio interagisce e si muove, e che dona quel senso di magnificenza ed immensità, pur mantenendo una connotazione spiaccatamente classica: castelli, foreste, dungeon sotterranei, rovine. E’ difficile oggi come oggi trovare autori che sviscerino a fondo i mondi dei manga da loro creati, ed alcuni dei pochi esempi che mi vengono in mente sono: One Piece, Hunter x Hunter e Berserk (che non sono neanche recentissimi). Il problema fondamentale dei manga d’avventura di oggi, risiede proprio nel fatto che di avventuroso hanno ben poco, e che in genere i personaggi si muovano in poche aree, tra l’altro fatte anche male o tutte simili. Manca insomma il concetto di grande viaggio di formazione, così come gli elementi ad esso connaturati. Elementi come: viaggio, la formazione personale, la crescita interiore, il racconto epico o meno di grande respiro, sono assenti in produzioni odierne, ma tuttavia presenti nel viaggio di Dai, dove trovano la loro massima espressione.
Eroi, mostri e magie: Altra cosa che sicuramente rende Dai un prodotto eccellente e l’enorme varietà di personaggi presenti che, come già scritto, risultano tutti ben caratterizzati e mai fuori luogo o usati a scopo riempitivo. Protagonisti come Dai, Maam o Pop, agli antagonisti come Haddler e Baran , ogni personaggio ha un ruolo fondamentale e subisce spesso cambiamenti ed evoluzioni, mai troppo repentine o forzate, ma coerenti col resto. Per fare un esempio pratico basta citare Pop (forse il personaggio più riuscito): fortemente umano e reale, coi suoi dubbi (soprattutto amorosi), incertezze e paure che non lo abbandonano mai del tutto. Ma, al tempo stesso, in costante crescita nel corso della storia, dove diventerà gradualmente un personaggio valoroso ed apprezzabile. Ogni personaggio affronta i propri dubbi e timori e si ritrova a combattere contro sentimenti personali come gelosia, amore e orgoglio personale. Spesso i personaggi (soprattutto cattivi) mostreranno aspetti del proprio carattere inimmaginabili, arrivando perfino a creare alleanze segrete, a ribellarsi, a cambiare fazione o schieramento e così via. Insomma tutti questi elementi daranno modo di fare evolvere e mostrare aspetti dei personaggi che probabilmente non avremmo mai immaginato possibili, senza tuttavia apparire mai forzati, affrettati o tirati su tanto per mostrare qualcosa di diverso. Interessante è poi notare il fatto come ogni mostro abbia il proprio habitat, punti di forza, debolezze e comportamento.
Ciò che non mi uccide mi da esperienza: Una cosa che salta subito all’occhio in Dai, è il fatto che i personaggi salgano letteralmente di livello dopo ogni combattimento, sfida superata o avversità sostenuta. La cosa bella è che questo concetto non è inserito in modo forzato, ma piuttosto attraverso elementi abbastanza banali (ma non per questo meno interessanti); così, ad esempio, capiterà che un personaggio ottenga una determinata arma, o apprenda un determinato incantesimo, con un allenamento speciale e così via. E ci sono perfino i cambi di classe per personaggi come Maam o Hyunkel. Inoltre, tra un capitolo e l’altro ci verranno mostrate informazioni sui personaggi, attacchi, statistiche di tanto in tanto, proprio come se giocassimo a Dragon Quest.
Stile e disegni: Come già anticipato, lo stile per certi versi strizza l’occhio a quello di Toriyama, pur risultando meno tondeggiante e più spigoloso e mantenendo una pulizia generale come pochi altri. Il disegno è insomma efficace per quanto semplice, e risulta stilisticamente adatto al contesto. Inoltre, nel corso dei volumi cambierà divenendo più dettagliato, ma senza perdere di pulizia o bellezza. Ogni singolo personaggio risulta caratterizzato a dovere, e forse il meglio viene dato con i cattivi e i mostri; tutti molto diversi seppur in parte ripresi appunto dai videogiochi, o nel caso dei vari comandanti, creati da zero. Efficaci i disegni anche nei combattimenti: mai confusionari, grazie proprio allo stile pulito. Infine un plauso va alle ottime espressioni facciali, capaci di esprimere i diversi stati d’animo dei personaggi.
Una questione di Marketing: il manga ha avuto un notevole successo (si sa che i Giapponesi adorano qualsiasi cosa tratta dai loro videogiochi), tanto da ottenere un anime di quarantasei episodi che copriva i primi quindici volumetti dell’edizione Italiana, oltre a circa sette/otto di quella Giapponese. Sono stati realizzati anche tre OAV inediti da noi. Il manga in Giappone è stato pubblicato dal 1989 al 1996 mentre da noi solo nel 1997. L’edizione Giapponese presentava trentasette Tonkobon, mentre quella nostrana è stata divisa in cinquantaquattro volumetti. Esiste poi una ristampa interrotta da noi per scarse vendite, arriva a sette volumi. L’anime (da noi censurato) è stato trasmesso inizialmente su JTV e poi su Italia uno per poi passare a Italian Teen Television.
Edizione e prezzo: Come già scritto da noi i trentasette Tonkobon originali sono stati divisi in cinquantaquattro (scelta che non ho capito né apprezzato) ed una successiva ristampa che rispettava quella Giapponese fu interrotta al settimo volume. I prezzi variano da 2.10 a 3.90 per i volumi più grossi. L’edizione ovviamente essendo sottiletta perde alcuni punti rispetto all’originale, sotto un profilo di resa fedele all’originale, inoltre la carta è leggermente trasparente. Insomma l’edizione sottiletta Star Comics senza infamia né lode alcuna.
Conclusioni: Come avrete capito, reputo questo manga imprescindibile, valutandolo come la perfetta incarnazione di ciò che deve essere un buon fumetto d’avventura, ma più in generale una storia fantasy. Si lascia leggere velocemente; e se Dragon Ball (giusto per tirarlo ancora in ballo) si perde per strada passando da fantasy a fantascientifico, Dai mantiene tutte le caratteristiche che lo rendono godibile dall’inizio alla fine, migliorandole e aggiungendo nuovi strati di lettura. Da recuperare per chiunque voglia leggere un buon fumetto o è cresciuto come me con l’anime che trasmettevano su JTV. Forse l’unica pecca è il finale un po’ aperto, ma questa è una opinione puramente personale.