Se c’è un pregio del cinema di Tim Burton è quello di saper dare il giusto spazio al grottesco, miscelandolo alla quotidianità e componendo così qualcosa di unico e inquietante.
Il problema è che il nuovo Burton, reduce ormai dal successo di pubblico, dalla fanboyaggine (passatemi il termine) e dalla totale ammirazione di Johnny Depp, non funziona più.
Basta vedere i suoi ultimi prodotti: Alice in Wonderland e Dark Shadow. Non solo.
Proviamo a pensare allo splendido Edward Mani di Forbice e a cercare gli elementi che hanno reso unico il suo cinema; niente di tutto ciò, oramai, compare nelle sue opere.
NULLA.
Il perchè ve l’ho già spiegato e anzi aggiungo: Tim Burton avrebbe dovuto continuare con l’impostazione data dal meraviglioso Ed Wood. Un film in cui riuscì a sensibilizzare il pubblico con un’immagine dolce del peggior regista di tutti i tempi.
Per non dimenticare lo stupendo BeetleJuice con un fantastico Michael Keaton.
Parliamo dunque di un un modus operandi che gli ha permesso di porre su un piano adulto quelle che sono le paure infantili più diffuse: uomo nero, asocialità, divorzio, mostri di ogni genere.
E non solo, tutto ciò è stato fondamentale per completare il soggetto di uno dei film più evocativi dei nostri anni: Nightmare Before Christmas. Lasciando poi da parte Mars Attack!, il pessimo remake del Pianeta delle Scimmie e lo stucchevole Il Mistero di Sleepy Hollow.
Ma è con La Sposa cadavere che sembrava, e sottolineo sembrava, esser tornato ai vecchi fasti di un tempo. Peccato poi sia ricaduto miseramente con il pessimo Sweeney Todd.
Un film, che non riesce a superare l’originale di Steven Sondheim; forse da salvare solo per le scenografie di Dante Ferretti e l’interpretazione di Sacha Baron Cohen.
E ok, cercando di essere super partes, aggiungo Batman per l’unico merito di aver sdoganato i super eroi sul grande schermo.
Bene, detto questo, parliamo dei corti.
Sapete, Burton fu licenziato dalla Disney per la sua ossessione per gli scheletri. Fu infatti accusato di aver sperperato le risorse degli studios per prodotti per niente adatti ai bambini.
Tra i corti, che segnarono gli inizi, il più importante fu sicuramente Frankeweenie.
Lo spartiacque della sua vita.
Ma nel 1984, il corto fu realizzato con un budget ridotto, con protagonisti in carne ed ossa e una storia che nella sua mezz’oretta scarsa, forniva tutti gli elementi del suo futuro cinema. Una commedia nera omaggio diretto al Frankestein di Shelley e trasposto in un bellissimo ritratto infantile.
Un bambino che riporta in vita il suo amato cane investito da un’auto. La sua felicità però dovrà far presto i conti con la riluttanza del vicinato, poco propenso ad accogliere un “mostro”.
Il climax è dunque posto nel rapporto tra la comunità e il diverso, sì, insomma, uno dei capisaldi del cinema di Burton. Una storia dunque perfettamente funzionale per tempo e immagini proposte.
Con una audace ma ottima scelta di una fotografia in bianco e nero, diretto splendidamente e interpretato bene.
Ma cosa accade nel 2012?
Flashback.
Il corto fu distribuito successivamente in home video e rivalutato, complice il successo diBeetleJuice.
Nel 2007 la Disney da carta bianca per la preparazione di un remake dell’omonimo corto. Burton insieme allo sceneggiatore di altre sue opere John August, ampliano e trasformano il tutto in stop motion.
Cercando di omaggiare i classici horror anni ’30, Burton amplia la pellicola inserendo personaggi mostruosi.
Da un corto diventa un lungometraggio animato di un’ora e mezzo
Ma cosa accade?
Assistiamo ad un’inutile operazione di approfondimento della trama, con un inesorabile snaturamento dell’ottimo lavoro del corto. Si assiste ad una serie di scenette disorganizzate con personaggi che cercano di creare una cornice più solida e variegata della comunità descritta. Non più antagonisti semplici e quasi comprensibili, ma macchiette fastidiose e patetiche. E sebbene nel corto, lo stato emozionale del bambino era reso benissimo dalla sua vivacità, qui, sembra di assistere ad uno spettacolo già visto e ripreso dalla sposa cadavere. Tant’è che i character design appaiono gli stessi.
Forse l’unico punto a favore è una bella regia.
Un animazione che fallisce nel suo tentativo di riportare in auge un corto bellissimo e in qualche modo il Burton degli esordi.
Confermando così la regola che a volte non serve un budget enorme per realizzare un capolavoro.
– Salvo solo una scena in puro stile Tim Burton.
http://youtu.be/6WsfVPHEK94
– Il corto può essere visto su YouTube http://www.youtube.com/watch?v=YqhEjQl9zcI .