TWR la (psico)analisi di Dark: l'ispettore Derrick in vacanza a Twin Peaks

Pensando alla TV tedesca, inevitabilmente, viene in mente il dinamico duo, tanto caro a mamma RAI, composto dall’ispettore Derrick e dal commissario Rex. Ma, se in quesi ultimi giorni vi siete imbattuti in Dark, la nuova serie Netflix made in Germany, sono certo che da ora in avanti guarderete con occhio diverso e molta più benevolenza la TV teutonica.


– last action hero –

Netflix, nel suo inesorabile processo di espansione globale, sta iniziando a produrre serie nei vari paesi in cui è presente: prima sono arrivate la francese Marseiile e la brasiliana 3%, poi l’italiana Suburra, prequel del mediocre film di Sollima che cavalca la passione nazionalpopolare per il crimine organizzato (e tamarro) originata con Romanzo Criminale ed esplosa con Gomorra. E ok che parliamo di due generi totalmente diversi ma, rispetto alla pur discreta ma comunque già vista e rivista Suburra, Dark sfoggia un livello tecnico decisamente superiore e, soprattutto, un’ammirevole capacità di sperimentare. Ripeto: ho accostato due serie che non c’azzeccano niente l’una con l’altra, ma vorrei far passare il messaggio che sarebbe bello se, una volta ogni tanto, anche da noi si provasse a produrre qualcosa di un po’ più coraggioso delle solite fiction sulla malavita organizzata.


– Smarmella, Duccio. Apri tutto! –

Dark è ambientata a Winden, una cittadina boschiva la cui economia gira intorno ad un’imponente centrale nucleare (in pratica se sostituite la centrale nucleare con una segheria ottenete Twin Peaks), e ibrida molto bene elementi tipici del noir nordico con la science fiction. La nuova serie Netflix, in particolare, sviluppa in maniera molto interessante il concetto dei viaggi nel tempo dividendo la narrazione in 3 diversi slot temporali – 1953, 1986 e 2019 – e, grazie ad una scrittura puntigliosa ed intelligente, svela gradualmente i rapporti di causa-effetto passato-futuro che hanno determinato alcuni degli eventi cardine della vicenda. In pratica l’affresco narrativo di Dark è costituito da più strati che, come in un buon tiramisù, si amalgamano e valorizzano a vicenda.

 
– lo preferisco al bicchiere con abbondante mascarpone, grazie –

Grazie al suo spaziare avanti e indietro nella timeline di Winden, inoltre, la serie mostra le controparti giovani/adulte/anziane dei diversi protagonisti riuscendo a caratterizzarli e farli evolvere in maniera molto credibile (a proposito: nessun personaggio è lì per caso, ognuno ha un ruolo ben preciso). L’affresco presentato è abbastanza complesso e, nelle prime puntate, apparentemente inestricabile ma, gradualmente e con dei tempi narrativi molto ben scanditi, i misteri vengono svelati. Ciò non toglie che si tratta di una serie per cui la soglia dell’attenzione va mantenuta alta, soprattutto se volete scoprire ‘chi è chi’ prima che vi venga detto chiaro e tondo (insomma, mentre vi preparate la cena, meglio che guardiate altro). 

Dark presenta parecchie citazioni e richiami alla cultura pop degli ultimi 30 anni. A partire da quelli che sono veri e propri easter egg, come la giacca gialla di Jonas che è un chiaro omaggio all’impermeabile giallo di Georgie Denbrough di It, per arrivare alle atmosfere – la catena di omicidi in un’alienante cittadina di provincia che è un po’ la Twin Peaks di Lynch e un po’ la Derry di Stephen King – fino ai loop temporali ed alle macchine del tempo vintage di Lost o, più recentemente, di Dirk Gently.


– perdenti di Germania –

Nonostante questo spirito marcatamente citazionista, come nel caso di Stranger Things anche Dark ha una sua spiccata personalità grazie ad un’estetica molto evocativa, ad una colonna sonora minimalista e straniante, a dei personaggi scritti bene (alcuni, come Ulrich, benissimo) e, soprattutto, grazie all’ottima gestione dei loop temporali, un espediente che, se non usato con una certa logica, in un attimo può mandare in vacca tutto l’impanto narrativo. Senza dimenticare che questa prima stagione da 10 episodi ha un finale decisamente appagante ma, al tempo stesso, lascia aperta la porta per una eventuale nuova stagione che, visto il successo di pubblico che Dark sta riscuotendo, appare pressoché scontata.

Uno dei principali punti di forza della piattaforma Netflix è proprio questo: proporre prodotti che abbiano qualcosa di nuovo da dire. Lo hanno fatto con Bojack Horseman varando un nuovo format di cartone per adulti, lo hanno fatto con Mindhunter stravolgendo il modo di intendere i polizieschi sui serial killer, lo hanno fatto con American Vandal realizzando il primo true crime fake demenziale, e lo hanno fatto con Dark, uno show che affronta in modo ambizioso l’inflazionato tema dei viaggi nel tempo meritandosi il premio ‘e questa chi se l’aspettava?’ del mese. 

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