Col terzo numero del mensile Aliens si conclude il primo arco narrativo diretto da Brian Wood (sceneggiatura) e Tristan Jones (disegni). Gli Xenomorfi non sono l’unica minaccia da cui Zula e Davis devono scappare e le disattenzioni si pagano care, nello spazio profondo.
Finale tesissimo per la serie Aliens: Defiance scritta da Brian Wood, che raggiunge l’apice del climax narrativo in modo, in realtà, molto pacato e misurato. Questo primo ciclo vede il consolidamento del rapporto tra Zula Hendricks e il sintetico Davis, un avvicinamento che quasi li pone sullo stesso piano, pur tenendo ben presenti le differenze imprescindibili tra i due. E la bravura della penna di Wood sta nel fatto che i due personaggi raggiungano l’equilibrio proprio nel momento in cui un terzo elemento viene inserito nell’equazione del loro legame: la dottoressa Hollis, unico superstite trovato su di una stazione di rifornimento abbandonata. Anche se, a dirla tutta, non si tratta di un vero e proprio abbandono, quanto piuttosto di un’eliminazione perpetrata dagli Xenomorfi, sempre presenti e sempre centrali nella trama di questo primo ciclo di storie.
In questi due numeri finali, sia Wood che Tristan Jones esprimono al meglio tutti i canoni cinematografici che hanno reso celebre la saga di Ridley Scott: ambienti claustrofobici e desolati, passeggiate nello spazio privo di suoni, improvvise apparizioni di alieni e un’umanità in perenne stato d’inferiorità. Tutto questo, nelle pagine del fumetto, si traduce con monologhi interiori di Zula mentre attraversa i condotti e i corridoi delle astronavi, pagine di scene prive di dialoghi o qualsivoglia suono (dove viene, però, reso ben chiaro che i rumori, gli spari, i versi e le urla disperate sono solo state offuscate per quel solito famoso motto “Nello spazio nessuno può sentirti urlare”), gli immancabili alieni che sono interminabili, instancabili e impietosi, non conoscono altro che il famelico dominio dello spazio. E proprio in questo finale di alieni ce ne sono a bizzeffe e i protagonisti non possono fare altro che fermarli con ogni mezzo. Anche a costo di sacrificare un’intera spedizione di Marines. Anche a costo di perdere la propria umanità comunemente intesa, per cercare di salvare, appunto, gli abitanti di quel piccolo pianeta azzurro sempre in pericolo.
Tirando le somme di questo primo ciclo, è possibile affermare che non sono mancati i colpi di scena, mai troppo caricati ma, piuttosto, lasciati in sospeso, come in una bolla che si sta pian piano riempiendo e che, sicuramente, esploderà con effetti imprevisti nel prossimo ciclo di storie. Per prima cosa bisogna capire quanta fiducia si può riporre in Davis, il sintetico che aiuta Zula nella sua missione per cercare di tenere gli Xenomorfi lontani dalla Terra. Questi infatti si è dimostrato affidabile e si è auto-hackerato per cercare di assomigliare il più possibile agli esseri umani, ma non ha rivelato alla sua compagna di viaggio che ha pensato di dover conservare un pezzo di Xenomorfo. Il motivo di questo gesto può essere duplice: Davis forse sta continuando ad operare indisturbato per la Weyland-Yutani oppure quel dito è un salvacondotto, un estrema ancora di salvezza in caso di cattura. E ancora rimarrebbe il dubbio se possa bastare a salvare sia lui che Zula dal destino che li attende nel caso in cui vengano catturati dalla compagnia.
In attesa che il prossimo ciclo sia allo stesso livello (anzi, sperando che sia ancora meglio), questo sbarco alieno in Italia si sta rivelando positivo. Non solo per la varietà dei titoli portati da saldaPress, ma anche e soprattutto per la qualità del lavoro svolto, non solo per quanto riguarda la semplice pubblicazione. Come sempre, infatti sono anche gli editoriali ad impreziosire le pubblicazioni: curati e originali, approfondiscono gli argomenti principali non solo della storia appena letta o da leggere, ma anche di tutto l’universo collegato, oltre ad aprire nuovi spunti di riflessione e a rivelare piccole anticipazioni sugli autori che arriveranno sulle pagine del mensile. Un lavoro puntuale che, sicuramente, sta contribuendo ad ingrossare le fila degli appassionati dell’Alien Universe. Con un finale aperto quanto basta, la conclusione di questo primo ciclo di storie del mensile Aliens non può far altro che farci incuriosire per i futuri sviluppi della serie, dove tutti gli aspetti salienti saranno nuovamente approfonditi e arricchiti. Per questa recensione è tutto, ci rileggiamo alla prossima.
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