Silver Surfer, il solitario ex araldo di Galactus, sta solcando lo spazio profondo sulla sua tavola. Per una pura casualità si imbatte nell’Impericon, il palazzo impossibile…
… e da qui il suo mondo verrà stravolto.
É così che inizia la run di Silver Surfer firmata da Dan Slott (testi) e Mike Allred (testi e disegni), passata inizialmente un po’ in sordina nel bel paese perché pubblicata sul mensile dei Fantastici Quattro (dicamocelo, non hanno goduto di troppa popolarità negli ultimi tempi) e ritornata in fumetteria in un volumone oversize da 336 pagine contenente 15 uscite USA e con un prestigoso riconoscimento in più nel pedigree: un Eisner come miglior albo singolo per lo strabiliante numero #11 “Never After”, un geniale loop narrativo di cui parleremo più avanti.
L’idea brillante, oltre che narrativamente molto rilevante, dei due autori è stata quella di affiancare a Surfer una compagna di viaggio in perfetto stile Doctor Who (non a caso Slott è un grande fan del dottore). E così Dawn Greenwood, una terrestre che, a differenza di sua sorella, non si era mai voluta allontanare dalla sua casetta sul mare ad Anchor Bay in Massachussets, si ritroverà suo malgrado a surfare tra le stelle. L’introduzione di Dawn è un espediente decisamente furbo, voluto da Slott e Allred per donare una ritrovata umanità a Surfer e far sì che il lettore empatizzi con lui, oltre che per fornire nuove soluzioni narrative ai suoi viaggi spaziali.
Nota a margine: Greenwood è il cognome di due fratelli membri dei Radiohead, più che una coincidenza penso sia una citazione voluta da Allred, un noto musicofilo.
– ALLONS-Y! –
L’inconfondibile tratto del papà di Madman, Mike Allred, conferisce un tono pop e coloratissimo a questa storia che per ambientazione rimane uno sci-fi in cui fanno capolino vecchie conoscenze della cosmologia Marvel come Eternità e, ovviamente, Galactus oltre ad una nutrita schiera di folli nuovi personaggi, come la Regina del Mai, l’Incredulo Zed e il Guerriero Numero Uno, difensore del Pianeta Primo, un mondo in cui è consentito rappresentare una categoria professionale soltanto all’ unico individuo che eccella in quel determinato mestiere.
Fantasia sfrenata in cui si innesta anche una parentesi onirico-supereroistica con l’incontro con doc Strange ed Hulk sulla Terra e con, alla base di tutto, la parabola della love story in divenire tra Dawn e Silver Surfer che, contravvenendo alle sue solite abitudini, si mostra anche in abiti non argentei come Norrin Radd.
Dicevo in apertura del numero #11 dal titolo Mai Più (Never After): Slott ed Allred qui si sono davvero superati, inventando un modo del tutto nuovo di concepire un albo a fumetti. L’intera issue, infatti, va letta come un loop, come fosse un otto coricato (il simbolo dell’infinito) in cui non c’è un inizio né una fine. Il che vi costringerà a ruotare il volume e tornare a sfogliare le pagine anche al contrario.
Questa è la copertina, già parecchio significativa, del numero in questione:
E questa è una ricostruzione (sforbiciata, altrimenti sarebbe stata notevolmente più lunga) esemplificativa di come questo numero così particolare vada letto via ComicsAlliance:
Si tratta di un loop infinito, una nastro di Möbius da cui Surfer ed i suoi protegé non riescono a venir fuori, raccontato, per di più, da quattro punti di vista diversi. Una chicca da veri fuoriclasse che è valsa ai due autori uno strameritato premio Eisner.
E, sempre per restare in tema di citazioni, trattandosi di una struttura narrativa a nastro di Möbius, gli autori hanno qui omaggiato il celeberrimo fumettista Jean Giraud in arte Moebius (quasi omonimo del fisico Möbius che ha dato nome al nastro), battezzando il quadrante di spazio in cui Silver Surfer & Co. sono imprigionati Distesa Giraud, un luogo “casualmente” difeso da soldati che parlano francese e pilotano pterodattili robot.
A prescindere dalla perla del numero 11, l’intera run presenta tempi narrativi ottimamente scanditi, dialoghi sempre ispirati e brillanti ed intrattenimento a pacchi. Surfer, pur mantenendo i tratti distintivi del suo personaggio (su tutti gli strascichi dei dilemmi morali che si porta dietro da quando serviva Galactus), è stato modernizzato nel migliore dei modi e gli innesti à la Doctor Who – che non si limitano solo alla presenza di Dawn, ma si fanno sentire anche nel modus operandi dei due viaggiatori ed in alcune trovate come l’umanizzazione della tavola (qualcuno ha detto TARDIS?) – funzionano a meraviglia ed avranno senz’altro l’approvazione del popolo whovian.
Last but not least il volume vanta la stilosa veste grafica data dal tratto di Mike Allred, un disegnatore che riesce ad essere al tempo stesso retrò e moderno per il quale ammetto di aver sempre avuto un debole.
Come avrete capito, ho trovato Silver Surfer: Alba Nuova una lettura piacevolissima e sono stato letteralmente risucchiato tra le pagine come in un buco nero supermassiccio.
Adesso vado a rileggerlo, sperando di non restare imprigionato in un loop senza uscita…