TWR & Trollo: Suicide Squad, Cattivissimi Meh

Suicide Squad è uno dei film più repentinamente massacrati dalla critica USA nell’era di Rotten Tomatoes. Già a 24h dalla prima proiezione contava quasi 100 reviews con un poco lusinghiero 33%, precipitato nei giorni successivi al 26%. Per contro, il film scritto e diretto da David Ayer sta avendo un incredibile successo al botteghino: con 135 milioni negli USA al week end di debutto è il miglior incasso al primo fine settimana per un film con Will Smith (uno abituato ai big money al box office) e, persino in Italia, nonostante sia arrivato in sala sabato 13 agosto ha già incassato oltre 1 milione di euro.
Noi, dopo averlo visto, pensiamo che contro la pellicola di Ayer – nonostante presenti macrosocpici problemi – ci sia stato un accanimento eccessivo. Ecco perché:

Rec. Partiamo da lontanissimo. La prima volta che abbiamo visto la Suicide Squad di Ayer è stato poco più di un anno fa, a luglio 2015, grazie al trailer presentato al San Diego Comic Con. Riguardiamolo:

Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, ed il film che sembrava un supereroistico crepuscolare e profondo, nell’ultimo trailer presentato in primavera, appariva come un’action comedy con protagonista un’allegra brigata di birbantelli in stile Guardiani della Galassia:

Fisiologico dunque pensare che i rumor sui reshoot che avrebbero cambiato i toni del film siano veri. Ma, paradossalmente, non è questo il problema di Suicide Squad che, nella versione arrivata al cinema, mette in mostra personaggi divertenti, tempi comici azzeccati ed un montaggio, tutto sommato, discreto. Il vero problema semmai è la trama che evidentemente Ayer deve avere scritto dopo che Il Nulla™ ha preso possesso della sua corteccia frontale. Il motore della vicenda è una roba talmente insulsa da essere riassumibile in “Sono un Dio sumero e vi faccio il culo perché sì”.


– La sceneggiatura? Dovevo scriverla io la sceneggiatura? –

Trollo. Manco a farlo apposta, Rec mi passa la palla nel momento in cui c’è da buttare merda a secchiate; e francamente dispiace, perché ieri sera, uscendo dal cinema, non ho provato la solita sensazione di disagio ed ira funesta che solitamente fa da contorno alla visione della stragrande maggioranza di cinecomics. Però, al netto delle brillanti interpretazioni di alcuni protagonisti, capaci da soli di trasformare una storia banale e monotona in un’ora e mezza di discreto intrattenimento, emergono, in tutta la loro sciocca banalità, una trama ed un villain a dir poco inconsistenti.
Ora, posso comprendere (invero con qualche difficoltà) che Ayer non sia riuscito a partorire nulla di meglio della piatta trama di Suicide Squad. Posso anche tentare di convincere me stesso che un uomo del tutto privo di fantasia, di riferimenti e di voglia di lavorare sia stato incapace di costruire delle motivazioni convincenti per i suoi personaggi e un nemico degno di questo nome. Ma, ciò che proprio non riesco a spiegarmi – anche con tutto il fottuto impegno di questo mondo – è come un copione del genere abbia potuto ricevere l’ok da una casa di produzione come la Warner Bros… 
Come dite? La Warner è la stessa di Batman V Superman? Ah già…

Ad ogni modo la carenza di storia in Suicide Squad è un problema che pesa parecchio, e pesa ancor di più se consideriamo che con un po’ di impegno in più in preproduzione, questo film avrebbe quasi potuto ambire a superare l’arduo traguardo della sufficienza piena, obbiettivo da sempre ambito per i film DCEU e ancora – ahinoi – non centrato.

La vicenda riprende le fila dall’epilogo di Batman V Superman: Dawn of Justice e dalla (momentanea) scomparsa dell’azzurrone. Il governo americano, nella persona del direttore dell’ARGUS, Amanda Waller, terrorizzato dalla dilagante presenza di metaumani, decide di costituire una squadra di pericolosi criminali dotati di abilità speciali. Segue una divertente carrellata dei profili dei vari Deadshot, Harley Quinn, Diablo e compagnia cantante (copiata per filo e per segno da Guardiani della Galassia). Poco importa che tutto questo sappia di già visto, il risultato appare convincente ed i personaggi divertono. Tra battutine, colonna sonora furbetta e qualche comparsata di Batman, dopo la prima mezz’ora la sensazione è che ci si potrebbe trovare di fronte a un film quasi decente.
Ma era evidentemente troppo presto per esultare. Ed è così che, nel preciso momento in cui l’attenzione si sposta dai personaggi alla storia (che non c’è), la pellicola inizia a svelare tutta la propria mediocrità. La presenza di Batman (come sapevamo) e quella del Joker (come temevamo) diventano sempre più marginali, per lasciare il posto ad un nemico fuori luogo che ricorda tanto quello de La Mummia o Il Re Scorpione.

Rec. E il film, in effetti, è spezzato in due tronconi: i primi 45 minuti sono monopolizzati dalle divertenti schede personaggio, i restanti 75 minuti sono invece un interminabile shoot’em up contro dei mostri che hanno la carta per imballaggio millebolle al posto della faccia.


I truccatori di Suicide Squad all’opera.

Alla fine, arriva il telefonato scontro col suddetto Dio sumero fanboy di Gozer il gozeriano che si svolge in un tornado di computer grafica orrenda. Incomprensibile come un film con un budget del genere abbia degli effetti visivi che, parametrati alle media dei cinecomic di oggi, sembrano usciti fuori dal primo Sharknado (che già Sharknado 2 ha una CGI migliore). A guastare ulteriormente il finale è Cara Delevingne aka L’Incantatrice che, per carità, è incontrovertibilmente una patata sesquipedale, ma recita peggio di una pianta di bouganville. 

La Delevingne, però, è l’unico grosso neo in un cast per il resto prevalentemente azzeccato di cattivi™ che sono cattivi™ solo perché dicono ripetutamente di essere cattivi™ mentre invece sono dei cuccioloni col cuore di panna. Perché diciamoci la verità: l’unica a dare l’idea di essere davvero cattiva™ è Amanda Waller(a).
Diablo, Boomerang e Killer Croc funzionano bene. Ed anche il Rick Flag di Joel Kinnaman (alcuni di voi lo ricorderanno in The Killing, House of Cards 4 e nel reboot di Robocop) non è niente male, anche se resta il rammarico per Tom Hardy che era stato scritturato inizialmente per la parte di Flag ed ha poi dovuto rinunciare per pregressi impegni lavorativi.
Katana, invece, è un corpo estraneo decontestualizzato dal resto del gruppo: fanservice, fatto male.


Quasi dimenticavo l’irreprensibile Slipknot l’Arrampicatore… 

Poi, ovviamente, ci sono i pezzi grossi. Margot Robbie dà vita ad una strepitosa Harley Quinn folle e divertente e Will Smith dimostra, ancora una volta, di essere l’incontrastato principe di Bel Air dell’action comedy: sa fare il duro, diverte e crea empatia con il pubblico. Il suo Deadshot è il personaggio più carismatico comparso finora nel DC Extended Universe, con buona pace di Superman, Batman e… del Joker di Leto che merita 2 paroline extra. Questo nuovo look da gangsta sgargiante non mi dispiace, così come non mi dispiace che in ogni nuovo restart della mitologia batmaniana si sia dato vita ad un Joker cinematografico profondamente diverso dal precedente. Quello che non mi è piaciuto è stato proprio Jared Leto che, in barba al suo strombazzatissimo metodo Stanislavskij di facciata fatto di preservativi usati e maiali sgozzati inviati per posta agli altri membri del cast, mi è parso più finto ed artefatto di un caso umano a Pomeriggio 5.  


– Qui alla DC io sono leggenda, tu no. –  

Trollo. Che esagerazione! Non ho trovato il Joker così scadente. La sua presenza in Suicide Squad mi è parsa pertinente e interessante in ottica futura. Certo, si tratta chiaramente di un personaggio marginale in questa storia, incapace di mostrarsi in tutta la complessità tipica del personaggio, ma ho gradito il suo ruolo all’interno del film e il suo singolare rapporto con Harley. Visivamente perfetto in questo nuovo stile gangsta-boy, Leto mi è parso anche convincete nella recitazione. L’unico aspetto negativo da segnalare, secondo me, è l’assenza di spessore nel personaggio del Joker, complici probabilmente i pochi minuti dedicatigli e la conseguente scarsa caratterizzazione costruita attorno a lui.  

Rec. Sarà, ma scene come quella in cui Mista J si tuffa con Harley nella pozza di rifiuti tossici dell’Ace Chemical con quell’R&B melenso in sottofondo è trash nella peggior accezione possibile del termine. E, a proposito, due paroline se le merita pure la soundtrack. Suicide Squad è pieno zeppo di musiche famosissime e di facile acchiappo: Seven Nation Army, Fortunate Son, Simpathy for The Devil, The House of The Rising Sun, Without Me di Eminem e persino Spirit in The Sky utlizzata da James Gunn proprio in Guardiani della Galassia. Ma, per quanto io sia un grande fan dell’uso di musiche furbette per galavanizzare lo spettatore (ex. Sabotage dei Beastie Boys presente nel primo Star Trek di Abrams ed anche in Star Trek: Beyond di Justin Lin, mi fa venire i brividi lungo la schiena come una scolaretta), qui ce ne sono T.R.O.P.P.E. e alla lunga l’abuso di ‘sequenze videoclip’ stufa e spezza la narrazione. 

Nonostante tutto e visto che comunque ci sono sprazzi decisamente godibili in cui offre buon intrattenimento, soprattutto grazie all’apporto del duo Margot Robbie – Will SmithSuicide Squad per noi è il film meglio riuscito tra quelli del DC Extended Universe visti finora (sì, anche meglio della Ultimate Edition di BvS considerata da molti come il toccasana che ha trasformato un film insufficiente in un premio Oscar mancato). E, onestamente, non riusciamo proprio a capire la netta stroncatura della critica USA, la stessa che dà un voto superiore al 70% a quell’offesa al buongusto ed all’intelligenza che è il reboot di Ghostbusters. Il nostro personale TWRotten Trollatos assegna a Suicide Squad un comunque dignitoso 64%. Ma, purtroppo, la pellicola di Ayer resta un’occasione mancata, perché stavolta c’erano davvero le premesse perché la Warner realizzasse un film dell’universo condiviso DC godibile a 360°. Premesse che sono andare a farsi strafottere perché lo sceneggiatore ed i supervisori, persi tra reshoot volti ad aumentare il tasso di simpatia e sequenze in stile videoclip con musiche dal facile appeal, si sono dimenticati di un particolare macroscopico: la trama.
Non sarebbe stato molto più logico fare del Joker il main villain e, conseguentemente, il responsabile della guerriglia urbana del secondo tempo, riducendo ad un ruolo marginale la questione esoterica? Secondo noi sì.

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