Nei giorni scorsi ho letto su parecchi siti d’oltreoceano feroci critiche ad X-Men Apocalypse, a partire da Comic Book Resources che parlava di “total mess” fino ad USA Today che lo ribattezza X-Meh. Proprio per questo sono andato al cinema con rigoroso low profile ed orecchie basse e, dopo aver visto quest’ultimo film sui mutanti di casa Marvel (prodotto dalla Fox), non riesco proprio a capire l’accanimento di tanti giornalisti, blogger ed influencer con l’influenza.
Io, dal cinema, sono uscito decisamente appagato (e non per il Magnum al cioccolato bianco o le Cipster scroccate all’amico Mimmo). Certo, questo quarto X-film di Bryan Singer non è esente da difetti ma ha una discreta epica, un villain che funziona, dei frammenti di origin story per i nuovi protagonisti fuzionali alla trama (alcuni ma non tutti, eh) ed un buon ritmo.
Da lettore di fumetti, un altro aspetto che non può non essere sottolineato è l’ottimo citazionismo ad alcune iconiche storie mutanti: partendo quelle più evidenti, come la ferocia del momento Arma X (con un concept estetico alla Barry Windsor Smith semplicemente impeccabile), passando per paroline buttate lì come “secondo avvento” ed arrivando a citazioni più velate come la gita al centro commerciale con Jubilee… qualcuno ha detto Chris Claremont? Il tutto senza dimenticare sprazzi di Fenice a suggerire che – in un futuro non troppo remoto – la nuova timeline cinematografica potrebbe aggiustare il più grosso reato commesso dalla Fox nei confronti della gloriosa storia mutante (assieme a quell’oscenità di X-Men Le Origini: Wolverine), mi riferisco al miserabile adattamento della saga della Fenice Nera di X-Men 3 di Brett Ratner.
Vi prego, sparaflashatemela via dalla memoria!
Una delle caratteristiche di questo capitolo è proprio l’inserimento di un gran numero di volti nuovi ad interpretare personaggi già visti. Si tratta nella quasi totalità dei casi di recast ben riusciti. Oltre ai ben noti Scott, Jean, Kurt e compagnia bella, infatti, persino Psylocke fece una disastrosa apparizione (assieme ad Angelo) sempre in X-3, anche se nessuno se la ricorda.
Partiamo dalle note liete, ovvero Scott e, soprattutto, Jean. Buoni i casting e le pur brevi backstory dei due con una Sophie Turner, nota al grande pubblico per il ruolo della sfigatissima Sansa in Game of Thrones, che si è rivelata una scelta davvero molto azzeccata. Anche Nightcrawler non sarebbe malaccio se, a sfasciare tutto il carisma del personaggio, non ci fosse il doppiaggio italiano con tanto di goffo accento teutonico: quando apre bocca, Nightcrawler sembra Gustav Thoeni che fa la pubblicità dello speck Senfter.
A questo proposito, un’altra scelta inspiegabile è il doppiaggio di Angelo, al secolo Warren Worthington III. Anche lui che si chiama, lo ripeto, W.A.R.R.E.N.W.A.R.T.H.I.N.G.T.O.N.T.E.R.Z.O. – non si sa perché – ha un’imbarazzante inflessione tedesca e la sua parlata è identica a quella del celeberrimo bambino con le tettine dei Simpson.
Per carità, sicuramente entrambi avranno avuto l’accento tetesco ti Germania anche nella versione in lingua originale, ma a volte, se poi il risultato è questo, sarebbe meglio soprassedere e privare i personaggi di ogni inflessione goffamente estera…
Comunque sia, accento o no, Angelo che avrebbe dovuto essere il Cavaliere di Apocalisse più interessante (la sua storia editoriale in tal senso parla chiarissimo) per la seconda volta ha fatto un flop clamoroso risultando, a conti fatti, come il personaggio peggio caratterizzato di tutto il film, oltre ad essere una pippa mica male. Non bastano il metal tedesco e le ali d’acciaio…
Apriamo un discorso a parte per Olivia Munn/Psylocke.
Trattasi di sesquipadale turbopatata che nella sua “carriera” prima di Apocalypse ha fatto la comparsa di professione oltre a foto ammiccanti in cui smanettava coi joypad e faceva cosplay di Chun Li…
Senza dimenticare che nell’internet trovate pure (parecchie) gif come questa che la vedono ghiottissima protagonista…
Qui il patatometro va fuori scala ed il pubblico tutto ti ringrazia, o saggio Bryan Singer, per averle dato il ruolo di Psylocke: che tanto tre parole in croce di fila non gliele hai fatte mica dire, ma a noi è bastato vederla col mutandone viola sgambatissimo ed il tacco 12. Poche volte una tutina in celluloide è stata così somigliante alla sua controparte cartacea, sembra l’abbia disegnata Jim Lee. Applausi scroscianti del pubblico in sala.
In realtà pure il suo ruolo nel film è trascurabile, se escludiamo le pose plastiche e qualche piroetta, ma mi rendo ben conto di avere due grosse fette di prosciutto turbopatata sugli occhi e tanto basta. Gioitene tutti.
Jim Lee sta agli anni ’90 come i pantaloni a zampa stanno agli anni ’70.
Comunque sia, a rubare la scena a tutti, per il secondo film di fila – chevelodicoafare – è il Quicksilver di Evan Peters, un personaggio semplicemente strepitoso anche stavolta protagonista della sequenza più divertente e memorabile di tutto il film. Chapeau.
Buone notizie anche sul fronte villain: l’Apocalisse di Oscar Isaac (il pilota di X-Wing Poe Dameron di Star Wars: Episodio VII), è ben caratterizzato ed altrettanto ben interpretato. E finalmente direi, perchè finora i film mutanti avevano visto sempre villain poco incisivi, come “i politici”, “i pregiudizi”, il dimenticabile Sebastian Shaw di Kevin Bacon, il marginale Bolivar Trusk di Peter Dinklage e quel birichino di Magneto che non si sa mai da che parte sta. A questo proposito, per quanto la backstory di Magneto in Apocalypse sia davvero buona, questo continuo sono cattivo E INVECE NO ho il cuore tenero E INVECE NO vi odio tutti E INVECE NO mi pento E INVECE NO comunque me ne vado… dopo tre film ha un tantino stancato.
Uno degli aspetti che, invece, rappresenta una nota dolente per chiunque sia un minimo attento alla continuity è l’età dei protagonisti: First Class era ambientato nel 1962, Apocalypse nel 1983. Sono passati 21 anni e né lo Xavier di McAvoy, né il Magneto di Fassbender né, soprattutto, l’Hank McCoy di Nicholas Hoult sembrano dei 45enni. Così come Quicksilver è assolutamente identico al se stesso di Days of Future Past ambientato 10 anni prima. Questo pone un interrogativo bello grosso sul prossimo film che sarà ambientato negli anni ’90: io chiamerei il visagista delle dive, un po’ di make-up si renderà assolutamente necessario!
Sempre a proposito dei ruggenti anni ’80, stavolta l’ambientazione è meno palpabile che nei precedenti due capitoli prequel: in First Class c’era sullo sfondo lo spauracchio nucleare della guerra fredda, in DOFP c’erano le basette, i baffi e Nixon, qui c’è qualche acconciatura, Il Ritorno dello Jedi, ed alcuni easter egg legati a Quicksilver che gioca a Miss Pacman con la maglietta de L’Uomo da 6 Milioni di Dollari ma, purtroppo, è solo coreografia di sfondo.
Comunque sia, nonostante alcuni svarioni, X-Men Apocalypse è un film che nel complesso mi ha decisamente soddisfatto, perché finalmente ho visto un villain che rappresenta una minaccia tangibile in un film degli X-Men, per uno sviluppo della trama apprezzabilmente diverso rispetto a quanto fatto finora coi precedenti capitoli, per delle mazzate di qualità e per un buon rispetto del materiale sorgente. E ovviamente per quella turbopatata di Olivia Munn, sempre sia lodata.
Io vi saluto e vi ricordo che se volete evitare di iniziare a parlare come il bambino con le tettine de I Simpson, vi tocca mettere un bel like alla pagina Facebook più poliglotta di tutto l’internerd. La mia:
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