Fine d’anno è sempre tempo di classifiche e bilanci. Molti siti di settore hanno fatto minuziose classifiche suddivise per categorie: fumetti seriali, ristampe, graphic novel (siano esse al maschile o al femminile), serie di fantascienza, serie drammatiche, serie di ridere, serie di merda, etc. Io sono molto più grossolano ed ho deciso di realizzare un countdown “multimediale” oltre che personale, condividendo con voi quelli che si sono rivelati i 15 più piacevoli passatempo, tra letture, cinema e TV di quest’anno appena trascorso.
15. La ristampa di Zenith di Grant Morrison. Zenith, una delle prime opere di Grant Morrison, è un fumetto di cui avevo sentito dire un gran bene ma che era pressoché irreperibile fino a quest’anno. Nel 2015 Panini lo ha ristampato in 4 volumi, il primo è uscito lo scorso marzo, l’ultimo alcune settimane fa, a dire il vero non proprio a buon mercato (23,50 euro cadauno).
Ma Zenith è un fumetto grandioso, con una ambientazone anni ’80 fortemente caratterizzata ed una valanga di idee rivoluzionarie buttate in un calderone appassionante.
Qui la recensione del volume uno.
14. Kung Fury, a proposito di calderoni pieni di roba. In un frangente storico in cui l’offerta cinematografica è sempre più canonizzata, stereotipata e riciclata, ecco un raggio di luce: un mediometraggio homemade che spinge l’acceleratore sul trash più sfrenato, Kung Fury! Un poliziotto colpito da un fulmine mentre veniva morso da un cobra diventa Kung Fury, l’eletto che in mezz’ora appena si ritroverà ad avere a che fare con dinosauri dallo sguardo laser, Hitler, Thor, poliziotti con la testa da triceratopo, hacker temporali, coin-op assassini e chi più ne ha più ne metta.
Il tutto con una cafonissima ambientazione anni ’80, musiche synthpop, un intermezzo animato che ricorda il vecchio cartone dei G.I. Joe e, ciliegina sulla torta, un brano cantato da David Hasselhoff. Kung Fury è un must-watch assoluto e, per di più, lo trovate sub-ita su youtube.
Nei prossimi giorni magari ne parleremo più approfonditamente che se lo merita.
13. Ant-Man. Eravamo tutti pressoché certi che il vero successo cinematografico dei Marvel Studios nel 2015 sarebbe stato Age of Ultron. E invece il robot genocida che ha ucciso appena una persona è passato in secondo piano perché gran parte del pubblico, me compreso, è rimasto piacevolmente stupito da Ant-Man.
Un film che, nonostante l’addio di Edgar Wright all’ultimo momento, è riuscito a divertire ed intrattenere mostrandosi al pubblico per quello che era: una commedia per famiglie con quel tono avventuroso anni ’80 che latitava da un po’ ad Hollywood. Paul Rudd è già un beniamino dei Marvel Cinematic Universe addicted.
Qui la (psico)analisi.
12. Il finale di Parks and Recreation. Una delle migliori sit-com degli ultimi anni di cui, in Italia, si è parlato decisamente troppo poco a dispetto di quanto Parks & Rec è riuscito ad offrire nel corso delle sue 7 stagioni. Non ci si può non affezionare a due dei migliori personaggi mai comparsi in una sit-com ‘mmerigana: Andy Dwyer, l’incredibile idiota interpetato da un incontenibile Chris Pratt…
…e, soprattutto, il monumentale Nick Offerman nei panni di Ron Swanson. La sua piramide della grandezza di Swanson resta uno dei punti più alti (assieme all’ottimo finale) di tutte le sette stagioni.
11. Game of Thrones 5. A dispetto di quello che leggo ogni anno in rete, con critiche sempre più aspre nei confronti di un serial che sarebbe diventato stiracchiato e troppo differente dal marteriale sorgente (ma è davvero un male che ci si stia discostando dal dispersivo Giorgione ‘il pacioso’ Martin?), la quinta stagione di Game of Thrones mi è piaciuta esattamente come la altre: moltissimo.
L’episodio 8 con la comparsata del Re della Notte che si vanagloria del suo esser cazzuto…
…e lo straordinario cliffhanger che ha chiuso la stagione valevano da soli il prezzo del biglietto. Season six is coming.
Qui il pagellone della stagione 5.
10. Fargo. La prima, così come la seconda stagione (iniziata alcuni giorni fa su Sky Atlantic) del serial dei fratelli Coen sono due veri e propri gioielli. Personaggi grotteschi, sviluppi imprevedibili, un’ambientazione ipnotica, il coinvolgimento totale dello spettatore e l’immenso Lorne Malvo di Billy Bob Thornton della stagione 1. Già un supercult.
9. Iron Fist: Living Weapon. Non ho letto tanti fumetti supereroistici quest’anno. Tra quei pochi, pur avendo letto bella roba, come quella gargantuesca space opera che sono stati gli Avengers ed i New Avengers di Hickman e la conclusione del giustamente pluripremiato Occhio di Falco di Fraction ed Aja, un posto d’onore lo merita lo stilossimo Iron Fist scritto, disegnato e colorato dal canadese Kaare Andrews. Adrenalinico e molto accattivante dal punto di vista grafico, Iron Fist: Living Weapon è una serie che aggiorna, alla grandissima, la mitologia del campione di K’un Lun.
E quello qui sotto sono io che mi faccio le foto da fanboy con Kaare.
Qui la mia intervista con Andrews al Napoli Comicon e qui la recensione della sua run su Iron Fist.
8. Sharknado 3. Avevo sempre reputato Sharknado robaccia indegna, era uno di quei franchise a cui guardavo con disprezzo, davvero. Poi in un’oziosa domenica, complice l’uscita del terzo film, sul mySky fu caricata l’intera trilogia e così – decisamente riluttante – gli ho dato una chance. E’ stata un’epifania. Sharknado mi ha ipnotizzato ed entusiasmato, ha cambiato radicalmente il mio modo di guardare il cinema. In sintesi, se non avete mai visto Sharknado, non avete mai vissuto.
Di questa mia mistica presa di coscienza da tornado di squali ho parlato più estesamente qui.
7. Paranoiæ. Una tra le più interessanti esperienze di lettura dell’anno è stata senz’altro Paranoiæ di Giulio Rincione in arte Batawp, edito da Shockdom. Rincione, realtà sempre più interessante del nostrano panorama a fumetti, si è fatto conoscere dal pubblico social soprattutto per i suoi paperi disneyani ultradepressi ma Paranoiæ, la sua prima graphic novel, è un libro coraggioso e multiforme, oltre che disegnato in modo strabiliante. Un volume che merita davvero di esser letto.
Qui la recensione (non mia stavolta, ma di Giampiero Bronzetti).
6. Mr Robot. Una serie TV che mixa al suo interno i principali topoi di due dei miei romanzi/film preferiti di sempre: American Psycho e Fight Club settando l’ambientazione nella claustrofobica vita di un hacker asociale ed antisociale ed imprezionsendo il tutto con dialoghi, musiche, regie e fotografia sempre di grandissimo livello. Un serial straordinario, ahinoi non ancora approdato in Italia.
Qui la (psico)analisi
5. Netflix. Netflix in generale, in soli due mesi, ha già monopolizzato il mio modo di guardare la TV: ho visto tanti prodotti Original Netflix validissimi: la docuserie Making a Murderer, il cinico cartoon Bojack Horseman, il woodyalleniano serial Master of None con Aziz Ansari (uno dei protagonisti di Parks and Rec), l’innovativo Sense8 dei fratelli Wachowski, il durissimo Beasts of No Nation di Cary Joji Fukunaga, i due ottimi serial Marvel Jessica Jones e Daredevil (quest’ultimo merita un discorso a parte). E poi, grazie alla già vastissima biblioteca di contenuti, ho recuperato tanta roba che non avevo mai visto come l’eccezionale Luther della BBC, il documentario Atari: Game Over o quella supercafonata di Street Fighter: Assassin’s Fist, miniserie live action imperdibile per tutti quelli che hanno smanettato per ore ed ore negli anni ’90 al coin-op Capcom.
4. Daredevil. Il serial sul cornetto di Hell’s Kitchen non solo ha dimostrato al pubblico che il Marvel Cinematic Universe può essere dark e privo di sgargianti supereroi che combattono gli alieni, ma ha anche stabilito un nuovo gold standard che ha drasticamente ridimensionato (anzi direi mortificato) tutti gli adattamenti fumettisitici per il piccolo schermo. Anche la prima e tutto sommato godibile stagione di The Flash esce con le ossa rotte dal confronto. Le serie TV Marvel Netflix si sono rivelate come una sorta di etichetta MAX per la TV, una zona franca in cui il buonismo imposto sul grande schermo lascia il posto alle ferite lacerocontuse. Inoltre, la serializzazione in 10-13 puntate si è confermata come il miglior formato possibile per l’adattamento del materiale sorgente quando trattasi di fumetto supereroistico. E poi c’è Vincent D’Onofrio…
Qui la (psico)analisi.
3. Birdman ovvero “l’inaspettata virtù dell’ignoranza”. Il mio personalissimo podio è tutto cinematografico, a partire dallo straordinario Birdman, meritatissimo vincitore di 4 premi Oscar tra cui miglior film. Una pellicola strabiliante per l’idea che c’è alla base, oltre che per la realizzazione tecnica e le interpretazioni. In un mercato dove pop-corn movie e cinefumetti la fanno da padrone, Alejandro González Iñárritu non racconta le solite vicende dell’uomo dietro la maschera, ma ci mostra in un modo spaventosamente ipnotico l’uomo che sta dietro l’uomo dietro la maschera. Ciliegina sulla torta: un Michael Keaton in straordinaria forma.
Birdman è un meccanismo perfetto ed innovativo, una commedia che è anche un film drammatico. Una pellicola grottesca e delirante con un finale furbo, delle interpetazioni straordinarie ed una regia rischiosa ed ispiratissima.
Qui la (psico)analisi.
2. Mad Max: Fury Road. Attendevo con ansia il ritorno del maestro Miller sul suo “primogenito” Max Rockatansky ma, davvero, non mi sarei mai potuto aspettare così tanto. Fury Road è una pallonata di adrenalina in piena faccia, un geniale trionfo registico, un tripudio di eccessi.
L’imperatrice Furiosa di Charlize Theron è già entrata di diritto nella hall of fame delle icone della cultura pop e non ci resta che incrociare le dita nella speranza che George Miller si decida a riportarci presto sulla V8 Interceptor di Max.
Qui la (psico)analisi.
1. Star Wars: Il Risveglio della Forza. Ho vissuto un’attesa lunga più di un anno per questo film, sin da quando avevo visto il primo trailer rilasciato online nell’ormai lontano novembre 2014. Il film di JJ Abrams sta sbriciolando ogni record di incassi ma ha anche generato una frangia di spettatori delusi dall’eccesso di strizzate d’occhio e da una trama troppo simile ad Episodio IV. Io, invece, viaggio sull’onda delle sensazioni, quello che volevo dall’Episodio VII era che mi riportasse alle atmosfere di quella galassia lontana lontana che si erano perse 30 anni fa dopo Il Ritorno dello Jedi, a quel tono fantasy, favolistico ed ingenuo, a quella semplice lotta tra la Luce ed il Lato Oscuro. L’ho avuto. Per due ore sono tornato bambino e sono persino andato al cinema una seconda volta uscendone ancor più compiaciuto della prima. Per me Il Risveglio della Forza è l’Episodio IV degli anni ’10, una nuova speranza per i fan della saga, un promettente restart con dei protagonisti freschi ed interessanti e se non vi è piaciuto, beh non mi resta che dirvi che…
Qui la (psico)analisi.
Con questa breve, presonalissima, classifica multimedia dell’anno appena trascorso spero di avervi dato qualche spunto interessante e vi invito, come sempre, a dire la vostra nei commenti. Diamo così il benvenuto ad un nuovo anno che si preannuncia ricchissimo di novità da leggere e guardare e, se vi va di viverlo insieme, vi ricordo di fare un salto sulla mia pagina facebook: