Cari lettori del Bar del Fumetto, oggi recensiamo il numero 349 della serie regolare di Dylan Dog, La morta non dimentica, testi di Paola Barbato e disegni di Bruno Brindisi. Questa è la nona volta che i due artisti lavorano insieme per Dylan Dog, dimostrandosi come una dei team più apprezzati nella recente storia editorlae dell’indagatore dell’incubo. Tra i tanti lavori da loro realizzati, alcuni sono diventati dei veri e propri pilastri del mondo dylaniato (ad es. Il numero duecento), e bisogna assolutamente menzionare anche il numero 338, Mai più, Ispettore Bloch, l’episodio che ha sancito la fine della carriera di Bloch come ispettore di polizia di Scotland Yard, e che è strettamente legato con la storia di questo mese.
La storia in breve – SPOILER ALERT!
Bloch e Jenkins sono due insoliti clienti che hanno deciso di assoldare l’indagatore dell’incubo per investigare su Edwina Bolton, concittadina di Bloch a Wickedford, vedova il cui marito era la sua ragione di vita. Ma la donna si è consolata abbastanza velocemente e la sua improvvisa spensieratezza, unita alla visione da parte di Jenkins del marito ancora vivo a casa, ha spinto l’ex ispettore a indagare sul caso.
Dylan, introducendosi di nascosto nella casa della vedova, ha modo di incontrare il signor Bolton e di scoprire che non è altro che un manichino, o, ancora meglio, un corpo senza vita imbalsamato alla perfezione. Pare che qualcuno sia intento a trafugare cadaveri dall’obitorio per imbalsamarli, come se fossero animali da esposizione, per conto di vedove inconsolabili. A capo di questa operazione ci sono due vecchie conoscenze di Dylan, già esperte nel business del post mortem, Gus Bleach e Nora Cuthbert. Questi due personaggi, che hanno fatto il loro esordio nel numero 338, sono due immortali cadaveri non morti (davvero difficile da dire in due parole), in cerca di vendetta nei confronti di Dylan, che li ha erroneamente “condannati a vivere”. Il primo passo della loro vendetta sarà uccidere e imbalsamare Connie, fidanzata di Dylan, già apparsa nel numero 344.
Cosa mi è piaciuto
Sarà dura essere brevi.
Partiamo dai disegni. Ognuno disegna Dylan a modo suo, ma nessuno, a parte forse Stano per le copertine, può vantare la titolarità di un Dylan “canonico”, come fu per Galep con Tex. Tuttavia ci sono alcune matite che si avvicinano molto, e quella di Bruno Brindisi è sicuramente una di queste. Non avrà le caratteristiche eccentriche di altri disegnatori visti negli ultimi numeri (vedi Mari e fratelli Cestaro), ma anzi è uno degli artisti più classici della serie. Ed uno dei miei preferiti. Quando i disegni sono di Brindisi le pagine scorrono che è un piacere e l’espressività dei volti, la cura dei particolari, l’attenzione alle proporzioni, sono solo alcuni tra i punti di forza del disegno.
Oltre a tutto ciò, la coerenza allo stile, perpetrata nei decenni, rende il Dylan di Brindisi un’icona, uno dei primi volti che viene in mente quando si pensa al personaggio. Quando ho per le mani un fumetto disegnato da Bruno Brindisi, già so che ho per le mani un numero importante.
Passiamo a Paola Barbato. Penso che sia inutile, se non addirittura riduttivo, indugiare sulla universalmente riconosciuta bellezza dei suoi testi. Come già scrissi per il numero 347, è fra tutti la sceneggiatrice che di più si avvicina all’anima del personaggio, a quell’atmosfera magica che il grande Tiziano Sclavi ci regalava.
Mi soffermerò solo su 2 aspetti che rendono a mio parere speciale questo numero.
In primis, la continuità e la sua definitiva conferma. Ormai abbiamo capito da diversi mesi che è uno dei punti cardine del nuovo corso dylaniato ed è anche Recchioni stesso a parlarne nell’Horror Post. Gus e Nora, non sono certo i primi super cattivoni ricorrenti della serie, tra tutti penso a Mana Cerace o a Killex. Tuttavia l’impressione che ho avuto per questi due personaggi è diversa. La morta non dimentica non è semplicemente un sequel di una storia che ha avuto molto successo. E’ la sua naturale continuazione. Vedo una grande coerenza in questo progetto, sono molto invogliato a leggere la storia e non vedo l’ora di avere la prossima tra le mani.
In secundis, il tanto agognato e richiesto elemento splatter fa finalmente il suo ritorno da protagonista tra le pagine di Dylan Dog. Non che negli ultimi numeri fosse stato assente, sia chiaro. Ma si sentiva la necessità di una scossa decisiva, un taglio netto, che riportasse le storie al loro orrore iniziale, per troppo tempo assente nella serie. Verso la fine del numero sono addirittura impressionato, scosso dalla violenza incredibile che gridano le pagine. Raccapricciante è bello.
Cosa non mi è piaciuto
Onestamente non riesco a trovare un solo elemento che non mi abbia convinto. Forse il ritmo lento delle prime pagine, il ruolo decisamente insolito di Bloch nella storia, o lo stile fin troppo classico dei disegni e della gabbia delle tavole (caratteristica di tutti i fumetti Bonelli) potrà essere venuto a noia a qualcuno, ma ritengo che Dylan Dog sia questo, questa è la sua essenza, e che dunque il fumetto, nonostante tutte le libertà che si prende nella storia, sia tra i più rappresentativi della serie.
Conclusioni
Credo che La Morta non Dimentica sia tra i numeri meglio riusciti del nuovo corso, e probabilmente è un must da leggere anche per chi è rimasto ancorato alle storie “classiche” della serie. Sicuramente è un tassello importante per la definizione di un personaggio e un universo narrativo completamente rinnovato da un anno a questa parte.
Spero di leggere altre storie firmate Barbato e Brindisi, e sono sicuro che finché lavoreranno così, ce ne saranno tante altre.