Tempo fa ho sentito dire che ci sono molti modi per rappresentare il personaggio di Joker senza sbagliarne la caretterizzazione. Si va dall’archetipo squilibrato violento, al nostalgico depresso, passando per la versione spassosa e infantile o riflessiva e profonda. Il motivo è che Joker ha, allo stesso tempo, una, dieci e mille facce differenti; una caratteristica, questa, che è propria del suo stato mentale altamente disturbato.
Nel breve racconto sceneggiato da Devyn Grayson e magistalmente illustato da John Bolton, il Joker ha perso il sorriso. Letteralmente. Qualcuno, infatti, lo ha stordito, drogato e portato a Londra, dove, mediante una complessa operazione di chirurgia plastica, ha rimosso dal viso il tratto distintivo più famoso del folle criminale. Al nostro Joker non resta che vagare per la città, fingendo di essere Batman, nel tentativo di venire a capo dell’identità dell’uomo che lo ha ridotto in quello stato.
Switch è un breve ma intenso viaggio nella mente malata di Joker, attraverso il quale assitiamo in modo indiretto anche alla spassosa e grottesca immdesimazione di quest’ultimo con la sua nemesi: Batman. La storia ha il pregio di offrire un credibile intreccio narrativo, nonostante tutta la vicenda sia vista attraverso gli occhi deliranti e disturbati del Joker. E’ lui il protagonista del racconto, che ci accompagna, passo dopo passo, in un’improbabile indagine, degna del più brillante detective incappucciato. Purtroppo, il brillante lavoro della sceneggiatrice Devyn Grayson paga un finale sbrigativo e inconcludente, troppo semplicistico e banale per essere considerato degno delle premesse mostrate nelle prime pagine. Un vero peccato. Senza questo neo si sarebbe davvero potuto parlare di un capolavoro.
I disegni di Bolton sono magnifici. Lo stile è quello più tipico e riconoscibile del disegnatore britannico, con un tratto altamente distorsivo e a tratti caricaturale, che rende ancor più accentuata la continua sensazione di follia che permea nel corso di tutta la storia. Con la colorazione, poi, Bolton riescea esprimere allo stesso tempo inquietudine e bellezza, affiancando e miscelando le tonalità scure e grigie tipiche di Londra, con quelle più accese e brillanti di alcune ambientazioni urban-punk che si trovano nel corso della storia.
L’albo, edito da RW Lion, contiene anche un breve episodio interamente in bianco e nero, tratto dal n. 38 di Gotham Knights e sempre splendidamente illustrato dall’ottimo Bolton. Ai testi troviamo la grandissima Ann Nocenti (Daredevil), sembre in grado di rappresentare alla peferzione il degrado sociale e umano. Una storia breve ma davvero intensa che rappresenta una vera e propria chicca per questo godibile albo.
In definitiva, si tratta di un volume di ottimo livello, con una storia decisamente ben scritta e degli splendidi disegni. Il finale rovina un po’ le aspettative, ma non scalfisce l’innegabile spessore artistico del racconto, così come l’arte di John Bolton, un vero e proprio maestro del fumetto.