Il mondo dei fumetto è costellato da figure eroiche fin dagli albori di questo media: se da un lato abbiamo i classici “ripescaggi” dalla tradizione greco-romana (Ercole, le Amazzoni, ecc), esiste un altrettanto abbondante filone narrativo con protagonisti gli dei della mitologia Norrena o Nord Europea in generale (Thor, Conan). Santiago Garcìa e David Rubìn hanno quindi messo mano ad una tradizione conosciuta ma poco sfruttata nel fumetto realizzando il graphic novel Beowulf.
Beowulf, mitico re dei Geati (popolazione anticamente residente nella penisola scandinava), è un personaggio noto a quasi tutti; altrettanto conosciute sono le sue gesta, spesso prese come esempio di esagerazione, come tutta l’aria che si respira in questo fumetto. Nel caso in cui siate tra i pochi a non conoscere le gesta di questo eroe, il suo intervento fu fondamentale per liberare i Danesi dal flagello di Grendel, mostruosa creatura mangia uomini, e successivamente da sua madre (chiamata proprio “madre di Grendel”), stando a quello che narra il poema che porta il nome del nostro protagonista. Successivamente Beowulf farà ritorno in patria, divenendo re dei Geati, appunto, e sconfiggendo un nuovo flagello in forma di mostro: nello scontro con un Drago, il re perderà la vita, eliminando però a sua volta la creatura.
Questo è quello che bisogna sapere delle vicende narrate nel poema risalente all’VIII secolo circa. Beowulf si presenta quindi come un racconto di gesta, un’autentica chanson de geste dal sapore nordico, fatta tutta di bevute attorno a tavole ricolme di selvaggina, uomini dediti all’uso della forza più che all’uso della parola e incredibili gesta, più o meno eroiche. Il lavoro svolto da Rubìn e Garcìa è filologico quanto basta, per evitare un recupero pedissequo e poco consono al media scelto, tenendo intatta la portata epica del racconto ma tramutandola originalmente e creativamente in un prodotto al passo coi tempi e di rapida fruizione. Nessun preambolo, nessuna premessa, subito dritti nel cuore dell’azione. E non stupisce che le scelte narrative fatte per questa storia saltino subito all’occhio: uno storytelling volutamente accentuato porta il lettore a barcamenarsi tra eventi contemporanei, lasciando la cura dei dettagli a piccole vignette che spostano di volta in volta il focus dell’azione.
Il grande impianto narrativo è reso possibile dall’arte – coscienziosamente definibile – pittorica di Rubìn, il quale mette in scena qualcosa di potente: l’occhio è trascinato lungo le vignette dalla sua maniacale cura per la definizione dei personaggi, tutti rigorosamente definiti da una miriade di linee e tratti. L’affastellamento grafico delle linee riempie la pagina con naturalezza, evitando momenti di “vuoto”: la narrazione della parte centrale del volume si concentra sullo scontro tra Beowulf e i mostri (prima Grendel poi sua madre), senza lasciare spazio alcuno ai baloon o alle onomatopee. Le splashpage ne risultano potenziate, perché cariche dei tratti di cui dicevo poco sopra, ma soprattutto per l’impostazione grandiosa tutta concentrata sull’azione e sulle differenze tra le mostruosità affrontate dall’eroe e l’eroe stesso (che pure è considerato quasi un gigante tra gli uomini, ma sparisce dinanzi alla mole dei suoi avversari, almeno dal punto di vista fisico).
Se prendiamo questo volume e lo consideriamo un prodotto narrativo fumettistico standard, forse potremmo perdere di vista l’intento degli autori. Nell’antichità le opere letterarie erano per la maggior parte “cantate” o “in musica”, per due motivi: permettere all’ascoltatore di non annoiarsi e permettere al narratore di ricordare facilmente i passaggi del racconto (con alcune formule standardizzate, nel caso di Beowulf queste formule si chiamano kenning). Ora pensate al media al quale questo racconto fa capo: se in alcuni tratti questa storia può sembrare vuota o non particolarmente densa di eventi, provate a soffermarvi sulle grandi splash che lo riempiono, fate muovere nella vostra mente i corpi ritratti. Istantaneamente quelle pagine non vi sembreranno più così lente o rapide (a seconda del vostro modo di percepirle), ma avrete donato loro i giusti tempi, le giuste modalità di lettura. Non tutte le opere a fumetti si leggono per ciò che è detto dai suoi protagonisti, a volte sono le immagini a parlare molto di più. E questo è il caso di Beowulf.
Vi ricordo che il volume in Italia è edito da Tunué al prezzo di 19,90€ per oltre 200 pagine e gli amanti del genere non possono perderselo. Con questa recensione è tutto, ci rileggiamo prossimamente.
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