Amazing fantasy 15 – Parliamone!

Qualunque appassionato dovrebbe sapere di cosa sto parlando. Trattasi della prima apparizione di Spider-man. Oppure Uomo Ragno. Fate un po’ voi. Il volume è costituito da sole 11 pagine e si narrano le origini di Spider-man. Alla Marvel piaceva raccontare qualcosa di così importante in poche pagine. Bhe, in questo caso il motivo di tanta brevità era anche un altro: nessuno lo voleva. Non volevano Spidey. Già, perché “i ragni fanno schifo a tutti!”, era questa la giustificazione.

Ma era il lontano 1962, “The Amazing Fantasy” era una testata che doveva concludersi e Stan Lee premeva tanto per inserire nel suo ultimo numero, il numero 15, la stora del “tessiragnatele”. Massì, tanto chi se ne frega del contenuto dell’ultimo numero di una testata in chiusura? Le richieste di Stan Lee furono accettate. A nessuno importava che sarebbe stato un fiasco. Ma successe l’opposto: fu un successone. Arrivarono così tante lettere di complimenti alla redazione e l’albo vendette così tanto che venne dedicata all’arrampicamuri un’intera testata. Il vecchio Stan aveva fatto centro…In realtà il merito non era solamente di Stan Lee, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Alla creazione di questo colorato personaggio contribuirono Jack Kirby e Steve Ditko, quest’ultimo sarà il disegnatore del numero e successivamente della testata “The Amazing Spider-man” interamente dedicata all’uomo ragno fino al numero 38. Ma quanto  si può andare in profondità con un racconto di sole 11 pagine? Quanto possiamo capire i personaggi, familiarizzare con loro, sentirli un po’ più “vicini” a noi se ce li mostrano così poco? Come facciamo ad entare nella loro psicologia? Per capire meglio ciò di cui parlo, cominciamo dall’inizio.

La storia si apre con un disegno a pagina piena che ci mostra un gruppetto di ragazzi che ridono e prendono in giro un loro coetaneo di nome Peter Parker, che possiamo vedere in disparte alle loro spalle, una pila di libri in mano, sguardo atterrito, mingherlino, occhialuto. E’ questo che è Peter Parker, il classico sfigato. Gli autori vogliono mostrarcelo così e ci riescono. Tuttavia, già solo questa pagina contiene più cliché e luoghi comuni di una commedia rosa da TV del sabato pomeriggio, non so se mi spiego. I fumetti negli anni ’60 erano così: tendevano a semplificare le cose, con i cliché. Ma dopotutto va bene così, erano altri tempi e avevano poche pagine a disposizione per spiegare il personaggio, per questo più cliché utilizzavano, meno tempo il lettore ci metteva a capire il personaggio. Ma lasciando un attimo da parte i cliché, esiste davvaro il “prototipo” dello sfigato? Io non credo. Sempre a causa della scarsa quantità di pagine che avevano a disposizione, Stan Lee era costretto a narrare e a spiegare glie eventi attraverso le didascalie sopra le vignette, ma così facendo non ci fa familiarizzare bene con i personaggi (questo problema nelle versione Ultimate non esiste ma, come si suol dire, è un’altra storia).

Anche le reazioni e i comportamenti dei personaggi sono molto “semplicizzati”, per esempio nelle vignette in cui Peter scopre di avere superpoteri. Non viene fatta un analisi nella psiche di Peter, come può succedere in Ultimate, ma ci sono solo frasi del tipo “Ho accartocciato questo tubo di acciaio come fosse carta”, oppure “posso camminare su questo cavo come un ragno scivola sulla sua tela!” e cose del genere.Oltra a questo aspeto, ci sono cose molto “fumettistiche” e molto poco “credibili”, come il fatto per esempio, che una emittente televisisa permetta ad un uomo di svolgere spettacoli senza nemmeno sapere la sua identità.

Sì sì, è vero, era un fumetto semplificato, molto “compresso” per ragioni di spazio e poi… stiamo leggendo di un uomo che voleteggia per la città in tuta rossa e blu che si arrampica sui muri, quindi magari questa parte della credibilità si possa anche sorvolare… Anche perché è un fumetto, non un film (ho apprezzato il lavoro fatto con The Amazing Spider-man 2012). Io ritengo che l’origine di questo supereroe sia una delle più belle, se non la più bella di tutte… Il fatto che lo zio venga ucciso per un suo “errore” e lui apprenda una lezione di vita… Fantastico! E mi dispiace il fatto che questo sia un ottimo fumetto, ma poco introspettivo.

Non credo che possa essere definito in sé un capolavoro, ma è stato sicuramente il seme di un capolavoro che resiste ancora benissimo da 50 anni, che appassiona me e milioni di lettori ancora oggi.

Piccoli ed adulti.

Quest’oggi, una copia in buone condizioni in lingua originale del volume può valere anche sui 35000 dollari. Controllate bene tra i fumetti vecchi, quindi 😉

-LeeSon

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