Quando si sente parlare di questa storia, inevitabilmente la stessa viene paragonata al celebre capolavoro di Frank Miller, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro; un’opera talmente importante e seminale (per utilizzare un termine da recensore fico) che finisce per offuscare ogni altra sventurata storia che gli viene accostata.
Il motivo dello scomodo paragone è da ricercarsi nella trama della storia e nelle atmosfere che ad esssa naturalmente conseguono. Un anziano e stanco Peter Parker assiste inerme alla trasformazione della sua città. Le sue battaglie del passato, perse o vinte, non hanno potuto evitare la catastrofe sociale in atto, nella quale il Regno, un regime dittatoriale che controlla New York, ha privato ogni cittadino del bene più importante: la libertà. I supercriminali hanno perso, così come i supereroi si sono irrimediabilmente estinti; e ciò, proprio a causa di un sistema di sicurezza talmente rigido ed efficiente da annichilire ogni capacità di espressione ed ogni libertà individuale.
Detta così, più che Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Miller, la storia sembrerebbe ricordare i toni di 1984 di Orwell o V for Vendetta di Moore. La realtà è che Spider-man: Reign è un po’ tutto quello che abbiamo detto, ma anche molto altro. L’autore, Kaare Andrews, pur attingendo dalle predette esperienze narrative, riesce comunque a dare un’identità precisa a questa storia, riprendendo e sviluppando le tematiche tipiche delle storie di Spidey, immaginando i risvolti psicologici più profondi di un ipotetico e drammatico futuro che vede per protagonisti gli attori di sempre, andando a scavare nei sentimenti di questi ultimi e presentando un’ipotesi più che realistica e coerente di ciò che la New York di Spider-Man potrebbe diventare.
Certo, i punti in comune con le opere di cui sopra sono evidenti. Dalla base di partenza, molto simile al Cavaliere Oscuro di Miller, all’utilizzo dei telegiornali che ricorda sia lo stesso Miller che V per Vendetta. Il tema del futuro distopico, col tentativo da parte del Regno di controllare l’intera cittadinanza, la loro condotta e – perché no – anche il pensiero e la morale, è naturalmente ripreso da Orwel e dal suo 1984 e dalle tante opere che ne sono seguite. Tuttavia, questo tipo di citazionismo non risulta mai in alcun modo ridondante, lasciando, invece, ampio spazio al personaggio di Peter e alle caratteristiche proprie che lo hanno sempre contraddistinto e reso celebre.
Innazitutto, la responsabilità che grava ed ha sempre gravato sulle sue spalle e che tante volte lo ha posto di fronte a delle scelte dolorose. La sua incapacità di imparare dai suoi errori e l’inevitabile debolezza che ha tante volte dimostrato nel ricaderci. In questa storia, più che in tante altre, Peter è uomo e non eroe. Un uomo che paga a caro prezzo le sue scelte e che vede sbriciolarsi tra le proprie dita la vita che aveva sognato. Un vecchio, stanco e codardo, che preferibbe lasciarsi morire piuttosto che fare i conti con le proprie responsabilità.
Andrews regala al personaggio di Spider-Man una storia di spessore nella quale inserisce tanti elementi cari ai lettori di vecchia data, ma anche un punto di vista assai differente rispetto a quello proposto in passato. Il Peter che incontriamo nelle prime pagine è davvero lontano da quello che siamo abitauti a conoscere. L’ombra del fallimento ha oscurato ogni parvenza di coraggio nel suo spirito e lo ha traformato in un fantasma capace di provare solo rabbia e risentimento. Il Regno è la storia del percorso che farà Peter per tornare ad essere sé stesso, per assumersi nuovamente le proprie responsabilità e per salvare ancora una volta chi crede in lui. La resurrezione di un uomo, prim’ancora che di un eroe, che indicherà la strada a chi verrà dopo di lui.
Spider-man: Il Regno era già stato pubblicato da Panini Comics nel 2007 in edizione 100% Marvel; e oggi viene riproposto dalla stessa casa editrice sotto l’etichetta Marvel Best Seller all’ottimo prezzo di € 6.50. Una buona occasione per non lasciarsi scappare questa storia.