– Scusa ma questo film è un sequel di quello con Charlton Heston o un prequel di quello di Tim Burton? E quello con James Franco cos’era? –
Mettiamo ordine.
1968, dopo il successone de Il Pianeta delle Scimmie con Charlton Heston, film co-sceneggiato da Ron Sterling, il papà di Ai Confini della Realtà, la Fox spreme il più possibile il brand realizzando tra il 1969 ed il 1973 ben 5 film.
Trenta anni dopo il millennium bug degli sceneggiatori colpisce Hollywood: nessuno riesce ad elaborare uno script che sia più complesso di un episodio di Spongebob e allora cosa fanno gli studios? Cominciano a commissionare remake, reboot, sequel, prequel e, perché no, pure intraquel.
E’ proprio in questa Hollywood post-apocalittica ed orfana di idee che nel 2001 Fox affida il remake/reboot de Il Pianeta delle Scimmie a Tim Burton che, a sua volta, affida il ruolo di protagonista a Mark Whalberg (quando ancora il diametro del suo bicipite non aveva superato quello della Luna) e gli affianca una patatona vestita da moglie di Tarzan. Burton però – come si scoprirà dopo la release del film – era all’epoca posseduto da Michael Bay. Il risultato fu un film utile come un’isola pedonale nel deserto del Sahara che, su una scala che va da Australopiteco a Uomo di Cro-Magnon, rientra nella prestigiosa categoria ‘pupù di scimmia’.
Negli anni ’10 rieccoti un’altra epidemia di virus ammazza-idee. Alla Fox, presi dal panico, iniziano a tirare fuori il film dell’A-Team, trentordici sequel de L’Era Glaciale e persino di Alvin Superstar. In questa situazione disperata, nasce “l’idea” di reboottare Il Pianeta delle Scimmie. Nello scetticismo generale (oh, non lo so se era generale ma io ero scettico) arriva nelle sale L’Alba del Pianeta delle Scimmie con James ‘sorrisone’ Franco. Sorprendentemente è un buon film!
Deo gratias.
Alla Fox si fregano le mani, ci sono i presupposti per far ripartire il franchise. James Franco santo subito e, ovviamente, sequel prima di subito!
Il sequel si chiama, o meglio ‘chiamerebbe’, Dawn of The Planet of The Apes che andava tradotto con L’Alba del Pianeta delle Scimmie ma l’oscuro e sagace uomo che traduce i titoli in italiano aveva già intitolato così il film con James Franco. E allora? Allora ha messo delle parole in una busta della tombola (tra cui ‘apes’, ‘war’, ‘rises’, ‘revolution’, ‘pianeta delle scimmie’, ‘la vendetta de’, ‘Tavecchio’ e ‘opi poba’) ed ha tirato a sorte. E’ venuto fuori Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie. Discutibile e con zero appeal.
La trama.
Il film si apre con l’ormai inflazionato spiegone affidato ai telegiornali che racconta dell’epidemia che ha decimato il genere umano da 10 anni fa fino all’altro ieri. Hai detto Pacific Rim? Hai detto World World Z?
E in effetti questo è solo il primo di una grandinata di cliché da blockbuster ‘mmerigano sparsi in tutto il film.
La scimmia Cesare, il re della foresta che aveva frequentato la Scuola Radio Elettra a casa di James Franco, ha messo su famiglia, si fanno chiamare I Cesaroni. Ha una moglie, un neonato ed un figlio adolescente che si chiama Simba Occhi Azzurri e che Cesare educa sulla via della saggia rettitudine. Cliché num.2
Nel frattempo nella San Francisco di The Last of Us (vi giuro: è UGUALE!) un gruppo di sopravvissuti ha finito l’acqua calda nello scaldabagno. L’unico modo per evitare la doccia gelata è riattivare una diga che, però, si trova nella foresta di Cesare.
A parlamentare con I Cesaroni viene inviato uno sparuto gruppo di stereotipatissimi umani: Protagonista Buono, Mugliera Condiscendente, Figliuolo Disadattato, Gregario Violento e due tizi. Cliché numero 3, 4, 5 e 6.
Ai Cesaroni viene offerto un contratto a progetto co.co.co. per aiutare gli umani a riattivare la diga. Cesare ci sta, ma tra le sue fila si cela un oppositore: Koba il sindacalista!
Koba, siccome oltre che sindacalista è pure cattivo, ha un evidente problema ortodontico ed una cicatrice sull’occhio. Ciché numero 7 e 8.
Per sabotare l’accordo tra scimmie ed umani Koba, invece di chiamere a raccolta CGIL, CISL e UIL, va a seminare zizzania ammazzando scimmie ed umani. Vai con gli scontri, l’overdose di effetti speciali ed il prevedibile finale. Cliché numero 9, 10 e 11.
Sorprendentemente, però, in una pioggia battente di stereotipi viene fuori un film discreto, godibile e visivamente di grande impatto. Il regista Matt Reeves non aveva granché su cui spaziare, il plot del film era praticamente obbligato ma, nonostante ciò, ha fatto un buon lavoro. E se il film merita un giudizio complessivo, più che discreto grande merito va al protagonista Caesar. Ok, è realizzato in computer grafica grazie al motion capture fatto sull’arcinoto Andy Serkis (al secolo Gollum), ma il risultato è davvero strabiliante.
Non si può dire altrettanto bene della controparte umana del film: Protagonista Buono Jason Clarke ha lo spessore di un cartonato e Mugliera Condiscendente Keri Russell, che è quella di The Americans, la profondità della carta velina.
Ah, poi c’è Gary Oldman che lo hanno vestito come Jim Gordon ed ha più o meno il minutaggio (e peso specifico) di Rhino in The Amazing Spider-Man 2.
Insomma, nonostante il titolo impossibile da ricordare, Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie è un film discretuccio che merita un’occhiata, soprattutto se siete fans del post-apocalittico, delle scimmie… e del Re Leone.
Alla prossima, prodi fanboys di The Walking Rec!