La Battaglia dell’Atomo, primo maxievento tutto mutante dall’avvento del Marvel NOW, ha coinvolto nelle scorse settimane le principali x-testate (Nuovissimi X-Men, Incredibili X-Men, X-Men, Wolverine e gli X-Men). Alla sceneggiatura di Brian Michael Bendis si sono uniti anche gli autori dei mensili coinvolti: Jason Aaron e Brian Wood.
Il risultato sono tante battaglie, troppi personaggi ed un ritmo serrato che lascia poco spazio alla prosa, all’approfondimento dei protagonisti ed alle loro motivazioni, puntando quasi esclusivamente sull’effetto sorpresa legato alle identità delle new entry.
Troppi personaggi dicevo, perché è vero che alcuni dei mutanti giunti dal futuro portano nuovi possibili spunti per l’universo X, ma molti di essi erano francamente evitabili. Senza considerare che nello stesso albo ci si trova spesso di fronte a due, tre e persino QUATTRO versioni dello stesso mutante. E’ il caso di Bobby Drake di cui incontriamo il “nuovissimo” Uomo Ghiaccio giunto dal passato, quello presente e due versioni giunte dal futuro: il Gigante di ghiaccio ed il Maestro del ghiaccio.
C’è un altro aspetto da considerare: negli ultimi anni, nell’universo Marvel, si è abusato dell’espediente viaggi nel tempo/realtà alternative, e uno dei massimi sfruttatori di time-warp ed universi paralleli è proprio Brian Michael Bendis: House of M, Age of Ultron, I Nuovissimi X-Men ed ora la Battaglia dell’Atomo. Risultato: il viaggio nel tempo è stato eccessivamente banalizzato, basta andare nel laboratorio di Bestia ed attaccare la corrente alla macchina del tempo. Così facendo il viaggio temporale sa tanto di mancanza di idee e non suscita più nel lettore il necessario ‘effetto stupore’. Insomma non funziona più come poteva funzionare anni fa (vedi Giorni di un Futuro Passato).
A lasciarmi perplesso sono state anche le conseguenze de La Battaglia dell’Atomo. Ci lascia le penne qualche versione alternativa degli X-Men conosciuta poche pagine prima e, a parte il “trasloco” della prof. Pryde e dei suoi 5 allievi nella scuola di Ciclope, le conseguenze sull’universo mutante sono ben poche. Senza considerare che le motivazioni di questo repentino cambio di schieramento sono abbastanza debolucce. Risulta, invece, certamente più interessante la scoperta che lo S.H.I.E.L.D. sia dotato di Sentinelle.
Nulla da dire sull’aspetto grafico: Bachalo, Camuncoli, Cho, Lopez, ed il solito superlativo Immonen rendono La Battaglia dell’Atomo un crossover visivamente di grande impatto.
In conclusione La Battaglia dell’Atomo è un evento mainstream che vuole stupire con l’ennesimo viaggio temporale ed un’abbuffata di nuovi personaggi ma che purtroppo, dietro l’azione frenetica e gli splendidi disegni, cela ben poca sostanza.
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