E’ quasi giunto il momento del faccia a faccia tra Devil e il suo misterioso persecutore. Uno scontro che si annuncia davvero duro per il Diavolo Rosso. Prima di allora, però, Matt dovrà misurarsi con un nemico apparentemente insormontabile, che promette di dare più di qualche grattacapo al nostro eroe. Nel frattempo, sul sottomarino dei Thunderbolts iniziano a serpeggiare nuovi dissapori tra le fila del team guidato dal Generale Ross. Tra una battuta minchiona e qualche intrigo sentimentale, l’ammutinamento sembra essere l’unica strada percorribile.
Il Diavolo allo Specchio da Daredevil #25
Foggy è gravemente malato. Matt è tenuto sotto scacco da un nemico invisibile e spietato. Tutto questo mentre Hell’s Kitchen viene invasa da individui con gli stessi poteri di Devil. Eppure Matt ce la stava mettendo proprio tutta per farsi una vita più serena e lontana dai turbamenti del passato.
Ed in effetti, è proprio questo il tema portante della run egregiamente orchestrata da Mark Waid: un apparente allontanamento dalle trame oscure che avevano caratterizzato le pregresse storie del Cornetto, insieme ad un graduale recupero della normalità nella vita dell’avvocato non vedente.
Waid inserisce inoltre nuovi nemici, oppure, in molti casi, resuscita personaggi appartenenti al passato editoriale di Daredevil; e lo fa sempre nell’ottica di restituire al Cornetto una dimensione più tradizionale. Certo, accanto ad elementi indiscutibilmente appartenenti alla tradizione supereroisica statunitense, come ad esempio lo stile grafico di Samnee, la selezione dei colori, la prosa utilizzata o la scelta dei dialoghi, Waid introduce sprazzi di vita reale. Ed è così che la malattia di Foggy rappresenta la linea di confine tra finzione e realtà. Tra più o meno credibili supercriminali e l’ineluttabilità della morte vera.
Come detto mille volte, non c’è nulla di criticabile in una run davvero perfetta, come non si apprezzava da molto tempo. Inutile parlare ancora del tratto unico di Chris Samnee che, con uno stile classico e deciso, abbinato a delle ben studiate scelte cromatiche, compone delle tavole destinate a rimanere impresse nella storia del Diavolo e del fumetto Marvel.
Azione Diretta e Ricognizione Speciale da Thunderbolts #7 e #8
Sono certo che molti di voi avranno trovato dei miglioramenti negli episodi proposti questo mese; e sono altrettanto certo che il miglioramento percepito è dovuto principalmente al cambio di disegnatore sulla testata Thunderbolts. L’ottimo Phil Noto sostituisce infatti il tanto vituperato Steve Dillon. Ma era davvero quello il problema della serie?
Per carità, sono il primo a dire che quello sui Thunderbolts non è stato certamente il miglior lavoro di Dillon, ma ho sempre creduto che la presenza di quest’ultimo rappresentasse un lusso per una serie davvero povera di argomenti come questa. Dillon, che lo si odi o lo si ami, è un pezzo di storia del fumetto; e, a tratti, i suoi lavori sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo, grazie probabilmente alla pertinenza dello stile rispetto alle storie (mi riferisco naturalmente a Punisher e Preacher).
Purtroppo, nel caso di Thunderbolts non può certamente dirsi lo stesso. Complici una trama asfittica e un Dillon assolutamente fuori forma, il risultato finale ha reso insoddisfatti tantissimi lettori. Il punto è che – almeno a mio parere – il cambio di disegnatore non migliora granché le cose. La storia continua a zoppicare e i personaggi seguitano ad essere lontani parenti rispetto a quelli che abbiamo imparato a conoscere leggendo fumetti Marvel. Inoltre, sebbene a tratti abbia trovato pregevoli le tavole di Noto, non posso far a meno di notare alcune evidenti brutture, come ad esempio l’oscena raffigurazione di Elektra. Tutt’altro discorso, invece, per quanto riguarda le cover (sempre a cura di Noto), vera e propria chicca per i fan del talento statunitense.
Con questo è tutto. Vi saluto, dandovi appuntamento al mese prossimo con le avventure del Diavolo Rosso.