Tra le tante origini dei personaggi a fumetti, tre sono da considerarsi ormai vera e propria leggenda. Walt Disney nel 1927, ripensando ad un topolino che da tempo abitava il suo garage, inventò Mickey Mouse; mentre nel 1962, Angela Giussani, dopo aver trovato un romanzo di Fantòmas sul sedile di un treno, ebbe l’ispirazione necessaria per concepire Diabolik. Ma la più leggendaria tra tutte le origini è quella che, nel 1972, vede l’apparizione nella sala riunioni del Corriere dei Ragazzi dell’Oscuro Madonnaro. Il curioso soggetto, vista la necessità di colmare uno spazio vuoto nel numero del Corriere in imminente uscita, partorisce quella che rimarrà una striscia (ops, una strissia) scolpita nella storia: El Silensio della Noce.
Apparentemente si trattava di una battuta idiota, neppure troppo originale (probabilmente copiata da Vianello); ma il trucco, genialmente orchestrato dall’Oscuro Madonnaro, consisteva nel realizzare le proprie strisce come se fossero state concepite da un vero e proprio incapace. Da un cretino senza speranza. Il disegno, privo di alcun valore artistico, pareva eseguito da un bambino delle elementari; mentre i testi, apparentemente sgrammaticati, erano in realtà abilmente costruiti per risultare in qualche modo “eversivi” e “antiscolastici” (o almeno questo è quanto sostiene lo stesso O.M.).
Inoltre – e qui sta il Genio con la G maiuscola – nel corso delle sue striSSie demenziali, e in particolare nell’ultima vignetta, l’O.M. faceva apparire frasi tipo: “che ridere, che ridere” o “che buffo”. Un astuto espediente, questo, per ironizzare metafumettisticamente sulla stupidità della battuta stessa (anche se, per molti, il solo scopo era quello di allungare la striscia fino alla misura necessaria).
Potete dunque immaginare da soli la scalata all’inevitabile successo da parte dell’Oscuro Madonnaro; il quale ben presto giunse alla decisione di cambiare il proprio nome in “Il Pitore (con una sola t) di Santini”, trasformando, con esso, il “che buffo” nel ben più celebre “che bufo, che bufo”.
Questi e altri divertenti particolari ci vengono raccontati nella piacevole prefazione a cura proprio di Alfredo Castelli e dall’emblematico titolo “AdeSo si Ride”. Il trasferimento dal Corriere a Lupo Alberto, gli anni di Cattivik, gli intrighi politici, l’avvento del Vice- Pitore, fino alla definitiva consacrazione per L’Omino Bufo da personaggio demenziale a vera e propria superstar del fumetto a strisce Made in Italy.
L’Omino Bufo L’Integrale, edito da Panini Comics all’interessante prezzo di € 19,90, raccoglie inoltre tutte le strisce 1/378, oltre al celebre Oroscopo dell’Omino Bufo e Martin Mystère Bufo (altra bella chicca per i più affezionati). Si tratta – come avrete capito – di una serie infinita di strisce dall’umorismo assolutamente demenziale, che i più ammuffiti tra noi ricorderanno inserite negli albi mensili di Lupo Alberto e poi di Cattivik.
A mio modo di vedere, L’Omino Bufo non va perso per alcun motivo. Oltre ad essere, infatti, una formidabile accozzaglia di battutacce nonsense e di situazioni paradossali, questo personaggio rappresenta un interessante spaccato del fumetto-italiano-a-strisce targato anni ’80. L’autore, Alfredo Castelli (noto ai più come padre di un certo Martin Mystère) è una vera e propria pietra miliare del fumetto italiano. Sono gli anni in cui si formano talenti del calibro di Bonvi, Tiziano Sclavi e Silver; tutta gente che farà la fortuna dell’editoria italiana e la felicità di intere generazioni di appassionati.
Un ultimo cenno merita, infine, la lussuosa edizione in dimensione 21×16. 256 pagine tra colori e bianco e nero, con tanto di splendida sovraccoperta. Tutti elementi che giustificano il prezzo dell’albo e l’eventuale acquisto dello stesso.