Evito sinossi per non fare spoiler più del necessario….
Mangold ci ha provato a realizzare una direzione artistica non da blockbuster, poi Wolverine arriva in Giappone.
Dopo dieci minuti di film in cui si gettano le basi di caldi e solidi presupposti narrativi che hanno reso l’opera di Claremont e Miller del 1982, a cui si sono ispirati per la sceneggiatura, un inossidabile capolavoro tra i fumetti dell’artigliato, Wolverine arriva in un Giappone che è la summa massima di tutti i beceri stereotipi occidentali sul Sol levante.
Continui riferimenti ad eventi occorsi nei precedenti capitoli mutanti (ben cinque quelli in cui Wolvie compare, compreso un cameo) ne fanno un sequel ideale del film di Brett Ratner, “The last stand”. L’impressione, guardando la pellicola, è quella di vedere un serial ad alto budget, di cui ogni film costituisce un singolo episodio. Non c’è nulla dell’esperienza cinematografica, prevalgono principalmente deja-vu e sensazioni di incompiutezza, propri di una narrazione seriale.
Se fosse semplicemente “il sesto film di una saga”, sarebbe comunque godibile anche se un pò sconclusionato. Tuttavia il film ha la pretesa di essere un secondo “a solo” (più dignitoso del precedente certamente) e le premesse narrative dei primi introspettivi, introduttivi, intriganti dieci minuti, vengono molto disattese.
La perdita di poteri viene gestita in maniera banale INIZIO SPOILER salviamo la perdita di adamantio con gli artigli che potrebbe giustificare un futuro intervento chirurgico per il reinnesto… di tipo “magnetico” FINE SPOILER.
I comprimari sono decisamente bidimensionali e trasparenti. A differenza dell’impressione che lasciano dal fumetto, carismatici ed “impattanti” per lo sviluppo della personalità di Logan, significativi soprattutto Mariko e suo padre, nella maturazione del “guerriero” che reprime e doma la “bestia interiore”. Resiste il buon vecchio Hugh, miglior casting di sempre per un personaggio Marvel (so che mi odiate ora, eppure si, migliore dell’ottimo R.D.J. non parlo di recitazione in ogni caso, mi riferisco all’attinenza con il personaggio e si, lo so, è troppo alto!!!!) costretto a confrontarsi con nemesi impalpabili ed un amoretto da romanzo rosa lontano anni-luce, dalla profonda e tormentata relazione intrisa di oneri e rispetto che è l’amore con Mariko. Una cosa fondamentale, essendosi ispirati a tal fumetto non dovevano dimenticarla, eppure lo hanno fatto!
I ninja!!!
INIZIO SPOILER Non quegli insificanti tiratori di frecce che compaiono per meno di dieci minuti FINE SPOILER, parlo delle CENTINAIA DI KILLER CON CUI WOLVERINE INGAGGIA UNA EPOCALE BATTAGLIA SUI TETTI A SUON DI ARTIGLI, CALCI, MORSI VETRI INFRANTI, SALTI, ACROBAZIE E DENTI DIGRIGNANTI…. cavoli, scusate ma visto che il pathos lo avete già ucciso, almeno lasciatemi questo, la battaglia. La catarsi della bestia, spogliata della sua pelle, brano a brano, che diviene guerriero e va incontro, fiero, al suo destino!!!
Invece no. Non possiamo essere troppo sanguinari altrimenti i bimbi statunitensi sotto i 13 anni non potranno vederlo (e son soldi), scelte nette non se ne fanno per prendere “trasversalmente” quanto più pubblico si può, dialoghi sciatti, colpi di scena prevedibili, effetti speciali ingombranti a dir poco, colonna sonora anonima, regia scolastica con un precario e scadente equilibrio tra scene d’azione e sviluppo della narrazione. A parte la sequenza sul treno e la scena iniziale a Nagasaki. Unica cosa che resterà impressa del film è la sequenza nei titoli di coda per la sua importanza (e qui torniamo al discorso del serial che a questo punto comincia quasi a convincermi e piacermi).
Detto ciò, mi è piaciuto? Ovviamente la risposta è si. Mi è piaciuto perchè è un film su un supereroe, su un mutante, su uno sbruffone, arrogante bastardo, che: “è il migliore in quello che fa”!!!
Confusi?
Bene, speravo nel panico ma mi accontento.
Il punto di questa riflessione è il seguente: i film non possono giudicarsi con un solo metro, ognuno ha un suo genere di appartenenza che lo caratterizza e lo definisce. Anche all’interno di quel genere il paragone (esempio: Batman – Wolverine) deve essere inquadrato in uno schema. Parliamo di tecnica cinematografica? Ottimo, allora confrontiamo la fotografia oppure i costumi o anche le riprese vere e proprie dei due film. Parliamo di trama? Bene ancora, ne parliamo sulla base da cui deriva il soggetto (quindi l’attinenza all’opera originale) oppure sulla solidità legata al rispetto dell’archetipo che il personaggio mascherato rappresenta?
Questo è il punto della riflessione: “la critica”!
Sterile, fine a se stessa, non ragionata, priva di competenza (anche solo di competenza derivata da una passione)…. ma perchè vi ostinate a farla! Tutti voi che vi relazionate a me come se fossi “l’uomo fumetto”, non pretendo che cambiate idea, non mi frega nulla della vostra idea, la prossima volta che volete parlarmi di cinema tuttavia, parliamone così! Oppure andate a quel paese, voi e le vostre riflessioni da due soldi di chi ha letto due fumetti, fossero anche Sandman e Watchmen, visto “ILBATMANDINOLAN” e crede di essere un critico cinematografico. Se vi siete riconosciuti negli ultimi righi, se avete finalmente capito di essere dei semplici “parvenu”, dei “radical chic” del cinefumetto (e magari potete confessare almeno a voi stessi di non aver visto che un ridicolo migliaio di film di qualsiasi genere in tutta la vostra oscura carriera di “guardanti”), ve ne prego, la prossima volta che volete scriverne, parlarne, fatelo lontano da me. Oppure limitatevi ad un superficiale: “piaciuto? A me si/no”.
Grazie.