TWR la (psico)analisi di Pacific Rim: il filmazzo con mostri e robottoni

PacificRimPacificRimPacificRim per giorni il cervello è in loop su un pensiero: robot giganteschi che spaccano il culo a mostri enormi! PacificRimPacificRimPacificRim il robottone usa una petroliera come clava per spaccare la testa al mostro alieno che viene da un’altra dimensione! PacificRimPacificRimPacificRim devo andare al cinema. SUBITO!
Ma tu sei scemo! Mi porti sempre a vedere queste cagate, questi film senza senso, senza morale, che non ti lasciano niente!
Ascolta, moglie/convivente/amante/sedicente fidanzata, non fracassarmi l’alabarda spaziale, tu che veneri quelle quattro milf avanzi di bordello di Sex & The City, tu che citi le frasi di Carrie sul tuo profilo Facebook manco fossero aforismi del mahatma Gandhi. Insomma, tu che l’unica cosa che hai imparato da Sex & The City è che nella scala dei valori prima della salute e della famiglia vengono le scarpe, non criticare la sana mancanza di contenuti di un film coi robottoni!
Ok, io esco con le mie amiche. Tu vattene pure al cinema con quei quattro nerd!
Come direbbe William Wallace (che sarebbe Braveheart): LIBERTAAAAAAAA’!

Detto questo me ne vado al cinema a sparami Pacific Rim in 3D.

Pacific Rim nasce da un’idea molto semplice di Guillermo Del Toro, regista e sceneggiatore della pellicola (insieme a Travis Beachman autore della prima stesura) cioè quella di portare ad Hollywood il più antico e classico duello del manga/anime giapponese: Robot vs Mostro. A partire dallo storico Super Robot 28 degli anni ’60, passando per Goldrake e Daitarn 3 fino ad arrivare ad Evangelion. In effetti di robot nel recente cinema hollywoodiano ne abbiamo visti (i 3 Transformers di Michael Bay, Real Steel di Shawn Levi), di kaiju invece…
Ehi, ma come parli? Che kaiju vuol dire: “kaiju”?
Ma insomma, ancora qua?!? Non eri uscita con le amiche? Un “kaiju” è un mostro giappo gigantesco. Dicevo, di film coi kaiju recentemente abbiamo visto poco: il deludente Godzilla di Emmerich del lontano 1998 o il discreto Cloverfield del 2008. Ma nesuno aveva pensato alla cosa più semplice: lo scontro tra il kaiju ed il robottone. Nasce così Pacific Rim.

Il film si apre con uno spiegone stile NatGeo che racconta la recente storia dell’umanità dall’avvento dei kaiju piombati sulla terra da un portale sul fondo del Pacifico fino all’altro ieri. In pratica era troppo scomodo (ed aveva poco appeal cinematografico) eliminarli con aerei e carri armati, occorreva qualcosa di spettacolare, qualcosa che meritasse un bel 3D. Ecco dunque gli Jaeger, i robottoni. Il nome in realtà è un omaggio all’amaro Ja(e)germeister grazie al quale, in seguito ad una colossale sbornia, è stato concepito il plot del film.

Gli Jaeger vengono pilotati grazie ad una specie di controllo neurale ma siccome sono troppo grossi ci vogliono due piloti che, fondendo i loro ricordi (e facendosi, dunque, l’uno i cazzi dell’altro), si sincronizzano riuscendo a comandare lo jaeger.

Avviso ai naviganti: segue qualche spoiler qua e la ma non preoccupatevi: la trama di suo è abbastanza prevedibile, di certo non vi rovinerete la visione.

L’eroe di turno è il ranger Raleigh Becket, un cazzutissimo pilota di Jaeger che, dopo un brutto incidente col suo robottone si ritira a fare il metalmeccanico in FIAT. Ma sono tempi di crisi, la cassaintegrazione è alle porte e un bel giorno a Raleigh (che, siccome è un nome del cazzo, da ora chiamerò Renato) viene offerta una seconda opportunità di pilotare uno Jaeger.

A fare questa offerta che non si può rifiutare non è don Vito Corleone, bensì il vecchio comandante di Renato: il marshall Pentecost, il maresciallo Pentecoste (di nome fa Pasquale, ma nel film questo non lo dicono).

Gli attacchi dei kaiju si sono intensificati e il maresciallo Pentecoste se la vede brutta, i governi di tutto il mondo hanno deciso di tagliare i fondi del progetto Jaeger perchè hanno avuto l’idea definitiva per fermare i mostri: costruire un muro (?!?) in Alaska (?!?). Si esatto, l’insostenibile pressione della lobby dei palazzinari ha costretto i capi di stato a smetterla di costruire tostissimi robot ed optare per dei muri in mattone forato che, chiaramente, alla prima occasione vengono giù come il PIL italiano negli ultimi 5 anni.
Ma il maresciallo Pasquale (detto Lino) Pentecoste è un tipo tosto, il classico americano oh yeah tutto d’un pezzo, un badass di poche parole, ed ha deciso di radunare tutti gli Jaeger rimasti in servizio per compiere una super-missione: depositare un’atomica nel portale sul fondo del Pacifico da cui vengono cagati fuori i Kaiju. 

Renato, il nostro protagonista biondo e palestrato, verrà affiancato da Mako Mori una giappo totalmente priva di espressione scopiazzata da Rei Ayanami di Evangelion

Mako Mori a dire il vero non è l’unica a non-recitare, è un “difettuccio” che accomuna quasi tutto il cast ad eccezione della strepitosa bambina che interpreta Mako in un sogno-flashback.
Renato, inoltre, è un personaggio piatto e stereotipatissimo: l’eroe americano palestrato col drammone alle spalle, tosto il giusto ma con un cuore grande così, e poi ogni volta che compare nel film si esibisce in una camminata dinoccolata da superganzo come quella del tre volte modello dell’anno Derek Zoolander quando fa la sfilata a due con Hansel. Manca solo la ravanata al pacco.
Renato, l’eroe USA uscito da una pubblicità Tommy Hilfiger, e Mako, l’inespressiva eroina giappo,  piloteranno il vecchio Jaeger di lui rimesso a nuovo e chiamato Gipsy Danger, ovvero Pericolo Zingaro (aspetto questo che ha mandato su tutte le furie la comunità rom per via del messaggio non proprio subliminale). 
Ci sarà poi lo Jaeger russo comandato dal sosia di Ivan Drago e sorella, quello cinese pilotato dai tre gemelli Qui, Quo e Qua ed infine lo jaeger australiano superveloce e supercazzuto pilotato da due tizi che sono padre e figlio. Il figlio in particolare è un arrogante borioso con cui il nostro Renato battibecca dal primo minuto (qualcuno ha detto Top Gun? qualcuno ha detto Maverick vs Iceman?).

Da qui in poi sono botte da orbi a non finire, battaglie allucinanti con città devastate ed un tripudio di mostri vs robot. Enorme. Gigantesco. Clamoroso. Insomma: FIGATA!

Ma, tra un pugno ed un colpo di cannone fotonico, Del Toro ci piazza un eccesso di macchiette.
I due scienziati che si sgamano come ragionano i kaiju e che sono uno il sosia di JJ Abrams e l’altro di Sheldon Cooper, il bulldog di Iceman che ha più scene del suo padrone, un tale Hannibal Chau interpretato da Ron Pearlman, l’Hellboy cinematografico, che è un commerciante di organi di kaiju ed indossa delle scarpette placcate in oro (la scarpa che respira ormai è superata).

Insomma, ok che anche questo aspetto comico è un omaggio ail’anime giapponese di genere (vedi roba tipo Yattaman), ma con De Sica, un paio di scorregge ed una spruzzatina di tette ci facevano Vacanze di Natale sul fondo del Pacifico.

Altro momento topico del film è il discorsone del maresciallo Lino Pentecoste prima della battaglia finale: “Oggi sull’orlo della speranza, alla fine del nostro tempo“…
Ok vai, che stai andano alla grande!!!
…abbiamo deciso di credere gli uni negli altri, affronteremo i mostri che sono alle nostre porte. Oggi noi cancelleremo l’apocalisse!” 
Ma no, maresciallo, sei scaduto nel banale! Vatti a fare spiegare da Theoden il re di Rohan o da William Wallace come si caricano le truppe! Quelli a confronto tuo meritano due Oscar e un Golden Globe, tu al massimo un Telegatto. 

E poi c’è il finale che strizza l’occhio al sequel, chevvelodicoaffare? 

Andiamo alle conclusioni. Di Pacific Rim in questi giorni ho letto solo mirabilie da parte di chi ha avuto modo di vederlo in anteprima. Alcuni (leggi, tra gli altri, Roberto Recchioni) lo hanno paragonato a Star Wars, dicendo che Pacific Rim sarebbe stato la pietra miliare del cinema di fantascienza e d’avventura delle nuove generazioni. Ma gli elementi che, per me, non lo porteranno nell’Olimpo dei cult indimenticabili sono essenzialmente due:
1- Pacific Rim non ha un plot originale, non crea un universo narrativo inedito e profondo come Guerre Stellari, Alien, Terminator o Star Trek. E’ la sublimazione di un genere già visto.
2- La sceneggiatura è troppo stereotipata, piena di luoghi comuni ed i protagonisti sono piatti e sanno tanto di già visto.
Insomma paragonarlo a Star Wars è come dire che Fabio Volo è il nuovo Umberto Eco. 

Tuttavia anche se non sarà il capolavoro che mi aspettavo, Pacific Rim è visivamente IMPRESSIONANTE, difficile immaginare si potesse fare di meglio. E il 3D (che io generalmente non amo) è stupefacente. E’ godurioso e spensierato intrattenimeto.

E poi vedere gli jaeger che spaccano il culo ai kaiju è esaltante e catartico al tempo stesso.
Esaltante e catartico? Dei robot che tirano pugni a Godzilla sarebbero esaltanti e catartici? Ma tu sei un deficiente!
Ci tenevo a farti sapere che ho dato fuoco alla tua cabina armadio. 

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