Due righe di presentazione:
Dunque, quando mi ha contattato il Bar del fumetto per una collaborazione, mi sono sentito decisamente gratificato per l’invito, in quel momento ho realizzato che effettivamente allora c’è qualcuno che guarda il blog, ed io che pensavo che i dei 29.000 accessi almeno 20.000 erano le volte che entravo io, per vedere se qualcuno aveva commentato questa o quella recensione.
Per me era già allucinante pensare che ci fossero persone che leggevano i miei pezzi, (è dai tempi delle collaborazioni su Fumetti di Carta che la penso così), ma che tra questi poi, ci fosse addirittura qualcuno che li ritenesse validi, onestamente per me, era pura fantascienza.
Quindi grazie Bar, sopratutto per la bella botta di autostima.
Per un blogger in erba come il sottoscritto che ha fatto della democratica incertezza la sua filosofia di vita ( cit. Luciano De Crescenzo), è stato davvero un piacere, ritrovarsi su Twitter, un tale genuino invito.
Bando alle ciance e cominciamo subito.
Hawkeye altresì noto come bentornato Mr. Fraction
Avevamo già parlato del nuovo Hawkeye di Fraction-Aja, in tempi addietro, ne riparliamo oggi, in virtù dell’edizione italiana targata Panini.
Innanzitutto siamo sinceri, questa rivoluzione Marvel non si è rivelata finora quella gran figata che tutti professavano.
Al momento non c’è quasi nulla che trovi tanto interessante, da spenderci il prezzo di copertina, vale a dire che là dove c’è davvero una serie appetibile, c’è la questione dei comprimari pessimi, o i recuperi indesiderati che ti gela ogni entusiasmo, poi per carità, Nonna Marvel e Mamma Panini sono come il McBurger, nonostante tutto, per quanto le si possa denigrare e criticare, avranno sempre una fetta cicciotta sul grafico a torta, di affezionati per i quali andrà sempre tutto comunque bene.
Persino quando gli diranno che Cap in realtà non era stato sparato con una pistola normale, bensì con un arma speciale che aveva spedito la sua coscienza in una sorta di dimensione onirica, troverete quelli che “ma si dai tutto sommato ce sta”.
Personalmente sarà dai tempi di Civil War che non conto i giorni che mi separano dall’uscita di un nuovo albo, giusto Remender e la sua Uncanny X-Force mi hanno dato questo brivido, nient’altro, le serie regolari, ormai tocca farsene una ragione, seguono regole di merchandising che trascendono qualità e potenzialità, sia dei personaggi che dei loro autori.
La lettura seriale esige ormai un approccio e aspettavive più contenute. Non per altro , se non per vivere meglio questa passione. Ed evitare travasi di bile quando avete tra le mani cose spaventose come la versione in calzamaglia di “Datemi un martello”, per gli amici nota come Fear Itself.
E non a caso cito proprio Fear Itself, penultimo (?) megaevento del Marvel Universe di imbarazzante bruttezza, – mai così brutto ed inutile come Secret Invasion, comunque – perchè in sala regia di questo ennesimo megaeventone c’era lo stesso autore della miniserie di cui andiamo a parlare adesso.
Bentornato Matt Fraction
E’ dai tempi di Iron Man che non ti si vedeva tanto in forma ed ispirato, essì perchè il tuo Iron Man, diaciamolo, è stato qualcosa di così bello da leggere come non se ne leggeva da tempo, per quello che conerne testa di ferro, dobbiamo risalire alle prime due Stark Wars degli anni ’90, per ritrovare qualcosa di altrettanto godibile, tempi in cui alla Marvel c’era gente come Bright, Micheline, Byrne e Romita Jr. Era ora che ti appioppassero una serie staccata dal gioco della continuity, che ti sciogliessero dagli obblighi di mercato e ti lasciassero briglia sciolta, cosi tanto per scrivere qualcosa di interessante.
Abbiamo dato lettura alla nuova miniserie su Hawkeye, su Marvel Select #010 che proprio in questi giorni vi ammicca dagli scaffali delle fumetterie di tutta l’ Italia ormai, ed è davvero una gran bella roba.
I super arcieri nei fumetti, non hanno una prosperosa continuità, vedi Green Arrow, a parte la stupenda parentesi metropolitana ambientata a Seattle di Mike Greel, non mi ricordo altre run degne di essere ricordate, tanto meno la penultima ambientata nel bosco a forma di stella, sorto a StarCity, durante il pessimissimo Giorno più Splendente.
Per Clint Burton vige la stessa regola, la vita editoriale di questo character, per lo più è stata una lunga sconnessa confusa corsa, su noiose montagne russe, che lo hanno visto impersonare più ruoli: Occhio di Falco, Ronin, Golia, è stato eroe ed anche criminale, capo e gregario, ma nulla di qualsiasi cosa abbiate letto su Occhio di Falco, può preparavi a questa deliziosissima miniserie.
Okay This Looks Bad
Le cose si mettono male: Fraction come Palahniuk, adotta una frase e la rende un tormentone, un didascalico ritornello impanato d’adrenalina, incipit che apre le danze della lettura o che sublima i momenti topici della narrazione, una secchiata d’acqua fredda che l’autore ci tira addosso appena apriamo l’albo.
Noccioline per le scimmie che vi ritrovate dietro la schiena, brutti Marvel Zombie che non siete altro.
Un delizioso Clint Burton, o meglio una sublime interpretazione di questo character che supera per appetibilità persino quella proposta nell’universo Ultimate.
Underground, metropolitana, anticonformista, ma sopratutto umana tanto dannatamente umana, come nemmeno autori passati come Byrne hanno saputo scrivere, e si consideri che in mano a certe penne questo personaggio è persino passato attraverso un divorzio, tematiche sociali forti, ma non abbastanza da tirargli via di dosso la calzamaglia.
Cosa invece riuscitissima a Fraction, che parla prima ancora dell’arciere, dell’uomo. Con una sceneggiatura divertente, veloce, assolutamente piacevole.
Grandioso l’uso delle didascalie in prima persona, grandiose le situazioni, i dialoghi, le citazioni, e le fonti d’ispirazione dalle quali l’ autore attinge per questa miniserie candidata agli Eisner Award 2013 con ben 5 nomination, e delle quali ne sapremo di più dopo il 19 luglio.
Hawkeye Year One
Se Leggendo Hawkeye, avrete un dejavu che vi riporterà al bellissimo Batman Year One, non spaventatevi, come detto la sceneggiatura di Fraction è volutamente, didascalica ed immediata. La colpa sarà anche di Aja, l’illustratore (che concorre agli Eisner) prende molto da quel Mazzuchelli, ma le somiglianze si fermano qui, le due miniserie sono separate da decenni, è la dinamicità, la cinecità che li diversifica, strutturazione delle tavole, storytelling, e sceneggiatura sono il frutto delle contaminazioni della cinematografia del fumetto moderno. Ad avallare la tesi, la prima storia è traslata su più piani temporali, e nel finale della seconda, rimane davvero difficile non pensare a My names is Earl leggendo le ultime pagine di quest primo numero.
La mia lista delle cose da fare, in quelle tavole tutto porta a pensare al simpatico e genuino antieroe del serial tv, ansioso di rimettere a posto la sua vita e nel suo piccolo il mondo.
Ecco, nel suo piccolo, sono le parole chiavi per questa miniserie. Nel suo piccolo Burton, lontano dai Quinjet o dagli Skrull, tenta di raddrizzare i piccoli ma umani torti che affligono le società metropolitane moderne.
I disegni poi…il lavoro di Aja, rende inequivocabilmente questo fumetto più grande, altro che Allred. Buttatelo al secchio.
Sublimi le citazioni sparse nei primi due numeri. che vi riporto nelle foto.
Senza spoilerare una sola riga della trama, mi sento di consigliarvelo senza riserve, di inserirlo nella lista delle cose da avere a voi la scelta come: in inglese, in italiano, in albetti smilzi o in un unico volume, comprandolo, taccheggiandolo, o anche facendovelo prestare senza poi restituirlo, fate voi, ma fate in modo di metterci sopra le vostre mani sudaticce da nerd, e sopratutto leggetelo, anche più di una volta.
Perchè Hawkeye di Fraction e Aja, fa quello che dovrebbe fare un buon fumetto, divertire.
E diverte eccome, se ha divertito un rompicoglioni come me, andate lisci.
Più appetibile persino di Soldato d’ Inverno.
Ed alleluia proposto in un monografico, 3,00€ per 48 pagine, fedeli a quello che recita la copertina, visto l’andazzo è già tanto.
Tenetelo d’occhio (di Falco).
Baci ai pupi.
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