Long Wei 1 – Il Drago di D.Cajelli L.Genovese

Long Wei è sicuramente il fumetto italiano più atteso del momento, a questo proposito l’intelligente e innovativa campagna pubblicitaria ideata dallo sceneggiatore Diego Cajelli, e composta da candid camera, adesivi e iniziative su internet è stata un successo. 

Tutto ciò sta a dimostrare che è sempre possibile affrontare l’edicola con progetti nuovi, basta avere inventiva e approcciarsi in maniera originale, magari sfruttando anche gli altri media per cercare di ampliare il pubblico di riferimento. Certamente il medesimo intento si può evincere dall’iniziativa che ha portato a distribuire gratuitamente i numeri zero nelle Chinatown di Roma e Milano, non è un segreto che con questo tipo di personaggio si miri anche a una nuova fetta di lettori: gli immigrati e le cosiddette seconde generazioni. Tanto che, se non vado errando, dovrebbero essere state coinvolte nel progetto anche alcune associazioni di cinesi in Italia.

Per quanto riguarda il fumetto, se siete cultori di un certo tipo di cinema orientale votato alle arti marziali, se “Grosso guai a Chinatown” è uno dei film che rivedete più volentieri, se conoscete a menadito le gesta di Bruce LeeJet Li e Jackie Chan, allora adorerete questo fumetto.

Infatti il protagonista mostra una caratterizzazione molto orientale, alcuni su internet hanno sbrigativamente scritto piatto, ma in realtà per chi conosce – e apprezza – la mitologia di riferimento che è stata appena citata, un tipo di protagonista diverso dall’eroe buono e senza macchia, non sarebbe stato possibile. Con onestà lo riconosce anche lo stesso Cajelli, che nella postfazione del primo numero è stato molto esplicito a riguardo: “Buoni contro cattivi. Schieramenti netti”.

D’altro canto, da questo punto di vista anche alcuni manga e anime giapponesi hanno fatto scuola, basti pensare a protagonisti come Goku (Dragon Ball) o Tsubasa Ozora (Capitan Tsubasa, in Italia Holly e Benji), che però, a onor del vero, vengono spesso superati in popolarità – almeno nel pubblico occidentale –  dai loro amici/nemici più tenebrosi e tormentati come Vegeta o Kojiro Hyuga (Mark Lenders).

Tuttavia il fulcro del racconto non sono i personaggi, ma l’azione. E anche se è presto per dare giudizi devo dire che le mie – personalissime per carità – aspettative sono state tutte soddisfatte.

La trama del primo numero è tanto efficace quanto sempliceLong Wei, giovane esperto di arti marziali e comparsa specializzata nel cinema di genere, sbarca in Italia per giungere in soccorso di un suo parente, Zio Tony, che a causa del vizio del gioco, rischia di perdere il ristorante di proprietà. Nello specifico, lo sventurato zio si indebita presto con una spietata gang criminale formata da connazionali. A prova di spoiler lo sviluppo della trama che prevede naturalmente Long Wei risolvere la situazione mescolando una grande abilità nelle arti marziali con un pizzico di intuito e buonsenso

I personaggi secondari si vedono relativamente poco, e alcuni di loro non sono fondamentali nello sviluppo della storia, ma è il primo numero ed è normale che ci siano dei momenti introduttivi.
Un’altra mossa dello sceneggiatore, che dovrebbe servire a legare in un continuum tutte le storie, è stata quella di chiudere il numero gettando già le basi della prossima avventura. Una trovata che mi ha colpito e mi pare azzeccata perché incuriosisce il lettore.

Infine ho letto da più parti delle critiche sulla poca milanesità dell’albo, o sulla mancanza di riferimenti concreti a Milano, e non le condivido. A mio giudizio è stato messo un primo mattoncino, e la caratterizzazione della città procederà di pari passo con quella dei personaggi. Al tempo stesso, secondo me, bisogna sfuggire dalle tentazioni provinciali o turistiche di rappresentare le città come se fossero cartoline, rimarrei deluso se leggessi filastrocche in dialetto o espedienti dal sapore eccessivamente folkloristico.

Un’altra nota positiva è costituita dai disegni di Luca Genovese. Personalmente ho apprezzato le continue variazioni della dimensione delle vignette, e anche la capacità di giocare con le prospettive. Inoltre la scelta di dividere la tavola in maniera sempre nuova, ha dato vita a un meccanismo che asseconda la storia, e ne rende ancora più fluida la lettura. Senza contare che la rappresentazione del movimento delle arti marziali attraverso la fissità dei disegni non è un’impresa facile, e dal momento che il mio gusto personale si è formato sui manga, forse su alcune scene d’azione avrei spinto ancora di più, allungandole e mettendo più vignette e più linee cinetiche, ma mi rendo conto che un’operazione di questo tipo avrebbe stravolto il ritmo dell’intera storia, e allora va bene così.

Non mi ha fatto impazzire invece la copertina di Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, avrei preferito fosse presente un accenno più tangibile alla vicenda raccontata. Non ho capito che senso abbiano le lanterne e i palazzi sullo sfondo. Ceccotti sicuramente può fare di meglio.

Comunque nel complesso ci troviamo di fronte a un prodotto buono, che promette di migliorare e diventare sempre più avvincente. Anche se forse non è un fumetto che suggerirei a chiunque, visto che il tema trattato è molto specifico, e ciò può costituire al tempo stesso una risorsa e un limite.

Un’ultima riflessione non può che essere sulla reperibilità dell’albo. Ho dovuto faticare parecchio per trovarlo in edicola, all’inizio pensavo fosse un problema di qui, ma poi mi è stato confermato anche da amici che vivono a Roma e Napoli. Al momento non so se ci siano stati problemi di distribuzione, ma sarebbe il colmo visto che il primo numero ha anche il compito di “lanciare” una collana. Sarebbe triste per la scena fumettistica italiana dover constatare che sfide di questo tipo debbano essere mortificate da circostanze così infelici.

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