Ricordo che da piccolo, quando vidi per la prima volta quella strana macchina, quella specie di scatola grigia su cui tutti i miei amici si riversavano, quella di cui tutti parlavano, quella che era impossibile non aver mai visto almeno una volta in pubblicità… Ricordo che la prima volta che la vidi, era come se non avessi mai potuto desiderare qualunque altra cosa quanto avessi potuto desiderare il Super Nintendo, desiderio che si concretizzò quando lo comprò mia cugina.
Ricordo che andavo sempre a casa di mia cugina, giocavamo in due a Sailor Moon ed affittavamo ogni volta giochi diversi alla videoteca di fiducia: Street Fighter II, dopo Mario All Stars, poi Preistorik Man e altre cagate che i suoi gusti femminili potevano dettare, quali l’orrido Pinocchio oppure, ancora peggio, Frantic Flea. Giunti alla volta dell’estate, i nostri destini si separarono, costretti dalla migrazione della villeggiatura estiva in lidi più tranquilli. Ricordo anche che per me fu un brutto colpo, eppure, non tutti i mali vengono per nuocere, e fu così che i miei mi regalarono IL SUPER NINTENDO!
Ricordo benissimo quale fu il primo gioco, costato ai miei superiori ben 125 mila lire. Mi dissero di scegliere attentamente perchè di sicuro non avrebbero mai acconsentito a spendere nuovamente quella cifra dopo poche settimane. Non avendo alcuna conoscenza in ambito videoludico, o perlomeno, non avendo potuto sviluppare un mio gusto non essendo mai stato possessore di console, mi affidai all’unico senso che avrebbe potuto aiutarmi a scegliere un buon gioco: L’INTUITO! Si, perchè, è risaputo che da bambini, i giochi si sceglievano per la copertina! Avevo poco tempo a disposizione e nessun margine di errore, dovevo pescare per forza un buon gioco e, incuriosito dai colori sgargianti, scelsi la più simpatica, la più colorata, quella, che secondo i miei canoni corrispondeva ad una gran bella copertina! E che copertina! Non potevo sapere che quella cover mi avrebbe consacrato ad una vita passata dietro al joypad. Quel gioco è sempre rimasto nel mio cuore, gioco che tra l’altro, è attualmente considerato uno dei migliori platform in assoluto, uno dei picchi videogiocosi più alti mai toccati dalla mamma Nintendo.
Forte di questa esperienza, in futuro, non abbandonai mai i videogiochi, il problema è che per forza di cose, per effetto domino, decisi di passare al lato oscuro: LA SONY. La casa nipponica creò un diabolico hardware chiamato Playstation che riuscì a vendere 1417664 milioni di copie, forte del fatto che poteva facilmente essere installata una modifica, alla faccia dei poveri sviluppatori,che avrebbero visto i loro sforzi e milioni investiti vanificati, a discapito della Sony che diventava sempre più cicciona riuscendo a cappottare prima l’elegante Sega Saturn e poi, il potentissimo N64. Riuscì a fare felici tutti i bambini famelici che adesso potevano comprare tutti i giochi del mondo a due lire, anche le famiglie con una condizione economica precaria potevano comprare una console, tanto i giochi non costano nulla. Come stavo dicendo prima, tutti i bambini, me compreso.
Mi vergogno ripensando alla quantità di giochi con cui uscivo dal rivenditore di turno, tenendo tutti quei luridi cd bianchi dentro quella insulsa custodia senz’anima e con il nome scritto sopra con il pennarello. Se ci ripenso mi viene da piangere, ripenso a quanto era bello il box del mio Yoshi’s Island, con il suo bel manuale d’istruzioni a colori, a prescindere dalla bontà del software, valeva 1000 giochi senz’anima, solo che da piccolo non potevo cogliere le sottili metafore. Qualche anno dopo sono riuscito a redimermi, sempre saldamente fedele al lato oscuro ma stavolta con una Playstation 2 e ben 56 giochi originali. Ho speso un patrimonio.
Ma questo appartiene al passato, non volendomi dilungare sulla classica storiella dove racconto come ho trovato lo SNES che è attualmente in mio possesso, mi limito a dire che non ho più trovato il mio originale (buon’anima) e mi sono visto costretto a comprarne uno da un tizio che aveva messo un annuncio su un sito. E’ stato come riabbracciare un vecchio amico.
La console spenta emana come un’aura misteriosa, sembra quasi animata, manco fosse lo scatolo del gioco JUMANJI, dell omonimo film.
Così mi ritrovo ora con il “MIO” bellissimo SNES, emozionato davanti a cotanta magnificenza, davanti ad un design così bello ed è incredibile come un simile miracolo possa essere stato costruito negli anni ’90. Secondo me in realtà le menti dietro la geniale Nintendo non sono Yamauchi, Iwata e Miyamoto, bensì i marziani, che hanno consegnato il loro sapere nelle mani dei comuni mortali sotto forma dei migliori hardware sul mercato, sia da casa che portatili.
Tornando al design, sembra quasi di poter invertire i ruoli: lo SNES console di quest’ultima generazione, la PS3 la macchina degli anni ’90. La sensazione che si prova sentendo il CLICK dopo aver incastrato la cartuccia, è indescrivibile, per non parlare della magica soffiata che risolveva tutti i problemi. Per di più ai tempi era tutto PLUG AND PLAY, mettevi la cartuccia e già dopo pochi secondi giocavi,senza aggiornamenti, senza inutili perdite di tempo. Al giorno d’oggi il concetto di console si è snaturato, diventando stazione multimediale di funzioni più o meno utili, che per lo più servono solo alle grandi industrie per bearsi delle altre console che ne sono sprovviste. Il punto forte, però, è il pad, tanto essenziale quanto efficace, adatto per qualunque tipo di gioco, perfetto sia per gli Shoryuken sia per far rotolare in un cunicolo Samus. Trascende il tempo e, ancora oggi (almeno per me) resta il pad migliore del mondo, con tutti i tasti disposti nel posto giusto,i 4 tasti colorati che cozzano perfettamente con il grigio meccanico della macchina, essenziale, leggero, poco ingombrante, e con una croce che ancora dopo 30 anni PS3 ed Xbox 360 si sognano, talmente tanto che la Wii lo ha riproposto in una veste più moderna,leggermente più ergonomica e con due grilletti dorsali in più.
Terminato l’entusiasmo per il pad che è di diritto entrato nell’Olimpo dei pad migliori al mondo, di seguito troverete una scaletta gerarchica dei pochi giochi che sono riuscito a recuperare,anche perchè lo SNES credo sia una delle poche console sulla quale si possano comprare almeno 15 giochi ottimi, caratteristica che poche altre console Nintendo possono permettersi, e forse due-tre non Nintendo possono fregiarsi di tale onorificenza. Aggiungerò sensazioni e quel poco che so di mere caratteristiche tecniche. Premetto che l’ordine di cui parlavo si basa su una classificazione personalissima.
6) KILLER INSTINCT
Picchiaduro graficamente eccelso, plasmato dalla Rare, che sul terreno fertile SNES fece grande fortuna (ne riparleremo qualche riga più giù). A prima vista potrebbe sembrare un mero doppione di Mortal Kombat, ma KI è sopraffino per sfaccettature e sagacia tecnica, introducendo un sistema di combattimento molto profondo e complesso con tanto di combo e combo breaker, può essere dunque accostato a MK solo per quanto riguarda il concept di base, ovvero combattimenti sanguinolenti.
I personaggi, che dir se ne voglia, sono tutti ben caratterizzati e dal palco mosse ben distinto, non vi sarà alcuna similitudine tra Glacius l’alieno e Orchid la spia, oppure tra Jago il monaco ninja e Riptor il dinosauro.
Tecnicamente, siamo sull’eccellenza. Parliamo di una delle migliori conversioni da cabinato su console che sfoggiava degli stage renderizzati pseudo tridimensionali. L’impatto che ebbe nel suo anno di uscita fu devastante. Ancora oggi è un titolo godibilissimo ed imprescindibile per i fan dei picchiaduro, con un sonoro ottimo ed un grande studio alle spalle. Sicuramente uno dei vg più sofisticati dell’epoca.
5)Super Mario All-Stars
La collection definitiva: Contiene i remake dei giochi NES Mario Bros, Mario Bros. 2, Mario Bros. 3 e Super Mario Bros. The Lost Levels.
Il primo, lo conosciamo tutti.
Mario Bros. 2: Rappresenta la più grande truffa della storia. In realtà il vero Mario Bros. 2 sarebbe quello conosciuto in Occidente come ” The Lost Levels ” (sempre presente in questa collection). Il titolo originale sarebbe ” DOKI DOKI PANIC” un gioco su licenza di un anime Jappo sconosciuto in Occidente. Miyamoto lo vide un gioco “Marioso” e sostituì le skin originali con quelle degli storici Mario, Luigi, Peach e Toad. Già dal primo impatto, si capisce che è un gioco totalmente differente, dai tratti orientaleggianti, musichette e temi vari alla “Mille e una notte ” con tanto di tappeti volanti e sabbie mobili. Un gran bel platform, per carità, anche perchè introduce tanti elementi nuovi al gameplay collaudato, tipo la possibilità di lanciare oggetti, caricare il salto. D’altronde i grandi maestri della Nintendo mai avrebbero acconsentito ad inglobare nella famiglia dei MARIO un gioco inverecondo e non meritevole di tale onore. Nonostante tutto però, resta sempre una presa per il culo.
Mario bros. 3 è il capolavoro supremo, quello che si batte per il primato assoluto di miglior platform della galassia, uno dei 10 giochi che può fregiarsi del voto 11/10.
Ancora oggi dà scuola e doposcuola di level design e sopratutto, era un gioco vero e proprio, che vale più di qualunque altra produzione dei giorni attuali, anche perchè una volta facevano giochi, niente chiacchiere, niente storielle, solo sostanza. Questa è la politica che ha sempre caratterizzato la Nintendo: mettere i paletti, scindere chi fa i giochi da chi fa i film interattivi e cagate varie, chi sa fare i giochi e chi invece punta tutto sulla qualità delle tessiture e sulle scelte stilistiche, di marketing o peggio, di sceneggiatura. Vi posso assicurare che controllare Mario attraverso gli 8 mondi proposti è meglio di qualunque scontro fratricida tra “serpenti” di qualunque tipo di turismo virtuale nella Firenze rinascimentale, era un capolavoro di giocabilità ed aveva la colonna sonora più bella del mondo e mondi coloratissimi. Consiglio vivamente la lettura della conclusione della recensione con la canzone che trovate sotto. Si batte il titolo di migliore platform con i compagni Mario World e Mario Galaxy 2, tornando al discorso di prima.
Mario Lost Levels sarebbe in realtà il vero Mario 2, riproposto in Occidente con questo nome ed in questa collection. Decontestualizzato, di fatto offre dei nuovi livelli che mettono a dura prova riflessi e caparbietà. In quanto mal nato è difficile valutarlo singolarmente ma, visto che ce lo ritroviamo nella collection definitiva, è un extra non indifferente.
Nintendo ottiene quindi il massimo risultato con il minimo sforzo, proponendo una collezione a 16 bit di giochi ad 8 bit che avevano però una struttura collaudata.
4) Super Metroid
Premetto che mi è stato prestato e non l’ho ancora finito. Risaputo il fatto che è uno dei migliori giochi SNES, ed ha una giocabilità da premio Nobel.
Mescola sapientemente elementi platform, d’azione, d’avventura, proponendo mille insidie, cunicoli bui e tante armi a disposizione per poter trovare la via per proseguire nel gioco. La struttura è maestosa dunque, sostanizialmente è una continua caccia al potenziamento per poter fare quella cosa e poter dunque passare attraverso quel buco che c’era nel corridoio che abbiamo lasciato tre stanze fa. Non ci sono livelli ma un’unica ambientazione da godersi appieno, piena di mostri, ostacoli e condita da una colonna sonora claustrofobica che contribuirà a rendere l’ambiente ostile e terrificante.
Ci ho giocato tutta la notte ieri e l’ho trovato a dir poco agghiacciante. La cura dei particolari è, come sempre, stupenda, d’altronde Nintendo ci ha abituati a standard altissimi: abbiamo dunque animazioni di prim’ordine e collisioni impeccabili. Per chiudere in bellezza, la curva d’apprendimento è orchestrata a regola d’arte e anche come concept e level design andrebbe giocato da molti sviluppatori odierni. Un cult degli anni ’90, un gioco che non invecchia mai, di rara bellezza.
3) Super Mario Kart
E’ il capostipite di tutta la serie di Mario Kart, una delle saghe più fortunate della Nintendo, nonchè uno dei giochi Nintendo ad avere venduto di più ed il più celebre gioco di corse arcade per lo SNES. Palmarès di tutto rispetto. Chiunque, nel corso della propria vita, avrà giocato almeno ad un Mario kart, visto che ne gira uno quasi su ogni console Nintendo e sono anche disponibili su Virtual Console. Essendo un patito della serie, posso dire di averli giocati quasi tutti, devo dire che questo si gioca il titolo di migliore MK di sempre insieme al più blasonato Mario Kart 64, accresciuto di una dimensione in più. Eppure SMK è l’unico dove i power up (le armi che si ottengono passando sopra un blocco “?”) non fanno la differenza, uno dei pochissimi dove premia soltanto lo stile di guida, in quanto i tracciati sono studiati appositamente per dosare alla perfezione freno ed accelleratore, derapata ed il decelerare solo in caso di estrema necessità. I power up, erano, appunto, ai minimi storici, cosa che Nintendo preferì cancellare, preferendo con il passare degli anni una forma di intrattenimento per più utenti, rendendolo dunque un gioco più votato al cazzeggio dove di fatto, la differenza sta tutto nell’uso dei potenziamenti, che tra l’altro, in gare da 8 partecipanti, sono una variabile non indifferente. Eppure il capostipite è sempre lassù, nonostante 6 sequel, si fa beffe dei suoi pronipoti e si distingue per la dovizia dei tracciati, nei quali bisognerà sfoderare tutta la propria abilità in quanto non ci sono sconti: colpire uno spigolo equivale al perdere almeno 2 posizioni, molto peggio, finire su una banana nella gara 100CC equivale ad arrivare ultimi. Un capolavoro di giocabilità e sano divertimento in coop.
2) Super Street Fighter 2 Turbo
Qua mi vengono i brividi. Il gioco che ha stravolto il concetto di piacchiaduro ad incontri, creando milioni di cloni, scopiazzato da tutti manco la giocabilità plasmata da Capcom fosse il Vangelo. SSF 2 Turbo è il picchiaduro ad incontri per antonomasia, uscito dapprima per mangia gettoni e poi convertito su SNES, ebbe un impatto sconvolgente, visto che la console vincente ai tempi era quella che aveva la conversione migliore. La notevole fattura delle sprites, la quantità e qualità di animazioni, mosse speciali, sonoro incredibile, sistema di combattimento rivoluzionario e performante, personaggi stereotipati ma che erano cazzuti e tutti e ribadisco tutti, sono diventati indimenticati. Eseguire le mosse è un piacere incredibile, che pochi altri giochi hanno saputo regalare in futuro, il precursore del basso-avanti-pugno HADOUKEN, della carica verso dietro-avanti-pugno SONIC BOOM. Street fighter è il brodo primordiale, il più tecnico dei tecnici, il pioniere dei picchiaduro dalla scacchistica sagacia, dove fare un salto di troppo equivale al perdere il round. Passando al contorno, il sonoro proponeva motivi indimenticabili che enfatizzavano la drammaticità della battaglia, qui in Spagna con tratti del flamenco, qui in Brasile, nello stage di Blanka, con un motivo che enfatizza il lato selvaggio ed animalesco del suo abitante.
Anche gli stage a tema che ospitavano i duellanti trasudavano stile da tutti i pori e ben si sposavano con gli stili dei propri padroni: Zangief, wrestler russo, grande come una montagna, si batteva in una fabbrica con tanto di omini con elmetti in testa, manco fosse il paladino del socialismo, Honda ci ospitava in un caldo bagno che simboleggiava la classica tradizione del lottatore di sumo Giapponese, Guile, classico stereotipo del Marines Americano, si batteva in una pista di atterragio con tanto di Jet da guerra dietro, in perfetto stile guerrafondaio.
SF2 Turbo è inquantificabile, tutt’ora mai abbandonato dagli amanti dei tornei, anche perchè l’unico che riuscirà a scarrozzarlo dal titolo di miglior picchiaduro 2D sarà lo SF 3d Strike che introdurrà parecchie innovazioni, lasciando riposare in pace l’amato padre delle divertenti bastonate e scocce di collo in compagnia.
1) Il primo, almeno secondo me.
Donkey Kong Country 2: Diddy Kong Quest
Secondo capitolo della celeberrima saga, semplicemente stavolta è stato rapito Donkey Kong e tocca a Diddy e Dixie Kong salvarlo. Niente di più semplice, ma non è questo, fortunatamente, il cuore pulsante del gioco, la purezza dei giochi 16 bit non voleva che i giochi si spremessero più di tanto sulle motivazioni quanto sul gioco in sè, sui… paletti. Stilisticamente, proseguiva sulla strada del fotorealismo proponendo un rendering totale dei livelli, dunque, al contrario di Mario, non aveva un tratto colorato, quasi pastelloso, bensì pseudo realistico. E’, sempre a mio avviso, il platform bidimensionale per eccellenza, scavalcato pure l’amato Yoshi’s Islands che proponeva tanto divertimento ma comunque una dose di impegno nettamente minore e comunque molte meno situazioni a cui far fronte. Il 2 dunque è il nuero perfetto, perchè più del primo offre tante possibilità di interazioni con i due scimmiotti, difatti solo grazie allo switching tra i due sarà possibile proseguire attraverso le insidie dei cattivissimi mondi di gioco. Il gioco è tutto fuorchè lineare, ed a offrire ulteriori possibilità ci pensavano gli animaletti che potevamo incontrare durante il gioco, ognuno con caratteristiche differenti: Rambi il rinoceronte, Il pappagallo svolazzante che sputava noci, il ragnone che poteva creare piattaforme con la sua tela. Animali vettori tanto belli e colorati quanto carismatici. Il level design è di prim’ordine, ai livelli dei migliori Mario, caratterizzato da un livello di difficoltà molto frustrante e proibitivo, ci si sente un pò come dei poveri hobbit, che solo armati della propria forza di volontà devono riuscire ad evitare orde di Urukhai famelici e spettrali Nazgul per portare a termine la propria missione.
Menzione d’onore merita il sonoro, che offre motivi coerenti con il livello che ci circonda, note misteriose nei livelli delle caverne e pace nelle discese subacque. Insomma: DKC 2 aveva tutte le cose al posto giusto, l’allineamento perfetto dei pianeti, per giunta i classici nemici, I Kremlings, erano più vari che mai ed i temi dei livelli proposti (vascelli pirata, paludi infestate, chiassose miniere) non saranno mai così tanto ispirati. Assolutamente esente da difetti.
Spero vi sia piaciuto tutto ciò che avete letto, e se gradite un consiglio, lasciate perdere le console di nuova gen, i giochi buoni da recuperare sono ben pochi e comunque i concentrati di gameplay sono altrove. Compratevi uno SNES e vedrete che saranno soldi ben spesi.