Sono passate poche settimane dalla messa in onda di questa nuova serie TV (solo negli States allo stato attuale) ed è finalmente giunta l’ora di tirare le somme su quello che indubbiamente era uno dei telefilm più attesi dell’anno.
Perchè quando si parla di Hannibal, si parla di un eccellente mescolanza di differenti qualità: un’ottima “cupa” fotografia, una sceneggiatura robusta, dei personaggi molto complessi e ottimamente caratterizzati, una regia tutt’altro che scontata, fanno scalare i gradini della mia personalissima classifica di gradimento, fino a quelli più alti.
La serie fondamentalmente è il prequel de Il Silenzio degli Innocenti, ma post “Hannibal Lecter” (proprio il film, che invece trattava di un giovane Lecter, spiegandone le origini del male).
In questa serie, invece, viene ripercorso un periodo nel quale l’affermato psichiatra forense Hannibal Lecter collabora con l’FBI per catturare pericolosi serial killers.
La sua recitazione è semplicemente divina: ogni lenta movenza del suo corpo ne denota il carattere, il suo sguardo glaciale ed inquietante è al tempo stesso profondo e mai impersonale, insanamente affascinante; insomma il Lecter di Mikkelsen trasmette ogni riflesso possibile di un personaggio così complesso come Hannibal Lecter, portando ad un livello probabilmente superiore la già eccelsa recitazione di Antony Hopkins nelle stesse vesti.
Terzo protagonista è Jack Crawford, interpretato da Laurence Fishburne (il Morpheus di Matrix o se preferite, il Raymond Langston delle ultime serie di CSI Las Vegas), l’agente speciale dell’FBI incaricato alla cattura degli assassini, nonchè colui che ingaggia Will Graham per questo arduo compito.
Un thriller con la giusta suspense, che trasmette le personalità dei “characters” in maniera completa:il Lecter di Mikkelsen ha una indole molta scrupolosa, attenta ai dettagli, minuziosa. La sua preparazione delle cene con Crawford, ne mostra tutta la meticolosità, l’eccentricità, la sofisticatezza.
Il Will Graham di Dancy ci mostra un personaggio borderline, tormentato, illuminato dalle proprie allucinazioni, che lo stanno lentamente trasformando in un qualcosa di cui lui ha paura. La sua recitazione trasmette al telespettatore una sana dose di sofferenza (per quanto poi indubbiamente potrebbe farselo un sorriso ogni tanto, giusto per sdrammatizzare!)
Altri ruoli interessanti sono interpretati dalla classica giornalista/blogger ficcanaso (Freddie), che probabilmente non raggiungerà la fine della stagione (credo che Lecter la “assaggerà” ben presto…) e la moglie di Crawford, che, senza fare necessariamente spoiler, difficilmente vedremo in una ipotetica seconda stagione…
In cosa un thriller come Hannibal è nettamente superiore, ad esempio, in confronto ad un The Following?
Innanzitutto il rapporto intellettuale che coesiste tra il buono e il cattivo (sebbene non sia noto a nessuno Lecter lo sia) è di un livello superiore. I dialoghi tra i due sono ipnotici e l’atmosfera stessa che si respira durante questi ultimi, lascia il telespettatore costantemente col fiato sospeso.
Ed è proprio questo il fulcro di Hannibal: la tensione viene rilasciata da questo controverso rapporto tra dottore e paziente, unilateralmente inconsapevole di essere ispirato dal più elegante e elaborato killer in circolazione.
Nessuna buffonata, nessun colpo di scena inconsistente potrà infastidire il telespettatore, che non dovrà mai interrogarsi su quanto accettabile sia la storia proposta dai produttori e sceneggiatori (come invece costantemente accade in The Following)
Il mio voto per questa serie, su una scala da 1 a 10, è 9, quindi pressochè il massimo. Indubbiamente, una delle più interessanti serie tv attualmente in circolazione (sperando che l’audience non proprio da urlo, ne permetta una programmazione a lungo termine)
Curiosità:
La 4° puntata della stagione è stata sospesa dal produttore Bryan Fuller a causa della violenza presente nell’episodio in concomitanza con i fatti accaduti alla maratona di Boston (l’attentato dinamitardo). É stata fatta questa scelta per non turbare il sensibile animo americano (che però permette ad ogni cittadino di comprare un fucile a canne mozze al supermarket!)
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