«Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d’ ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!»
Così recitava la prima strofa della canzone di Francesco Guccini, nell’album Amerigo, una sorta di preghiera per scacciare dalle nostre vite tutti quei mali e quelle ingiustizie che ci rendono il domani più oscuro e la vita meno piacevole.
In Italia viviamo quotidianamente scene di intolleranza e razzismo verso qualsiasi forma di “diverso”; questa sera, tornando a casa, ne ho avuto una testimonianza estrema e quasi paradossale: un signore romano insultava degli studenti fuorisede che, di ritorno a Roma, avevano occupato con le valigie parte dell’autobus, già pieno. Sì sa, quando un autobus o un vagone metropolitano o qualsiasi altro mezzo di trasporto pubblico si riempie tantissimo di gente che è rimasta ad aspettare alla fermata per quaranta minuti o più (per i più svariati motivi di ritardo dell’autobus), le risse sono all’ordine del giorno e, solitamente, i più litigiosi sono proprio persone dai settant’anni in su, che inveiscono contro il povero extracomunitario di turno, giusto per sfogare l’ira dell’attesa e, anche se dovrei tenere i due sullo stesso piano, vedere la scena di quel signore che gridava a quei ragazzi frasi del tipo: «Ma tornatevene nelle vostre terre!»; mi ha fatto ancor più ribrezzo della solita scena di intolleranza verso le altre etnie che popolano la Capitale.
Questo perché accade?
Per una politica che negli ultimi dieci anni non ha fatto altro che accrescere l’odio, anche fra noi italiani, tanto da non far capire più a quel signore (che, magari, un tempo portava una fascia nera al braccio) che la terra di quegli studenti fuorisede, la loro terra, è l’Italia, anzi, aggiungerei, l’Europa, visto che siamo nell’Unione Europea e sulla frontiera non bisogna più mostrare il passaporto.
Questa è stata l’azione più paradossale di discriminanza a cui abbia mai assistito, ma è un granello in mezzo ad una spiaggia di odio che si riversa giorno dopo giorno contro chi, semplicemente, ha un pensiero diverso, perché la Società ci insegna come essere fin dal giorno in cui siamo nati e se non si portano i capelli come li portano tutti, e se non piace il calcio, e se si ha gusti sessuali diversi, se credi in una religione o se non ci credi, e se hai trent’anni e guardi ancora i cartoni animati…allora non stai nelle righe, sei diverso, sei qualcuno che ha problemi e quindi va educato alla maggioranza; mentre negli altri stati civili razze e comunità diverse convivono in pace fra loro, persone con gusti diversi l’uno dall’altro, diventano amici.
Accadde in Canada, uno dei paesi più belli che io abbia mai visto; lì vidi un gruppo di dodici, tredici ragazzi, tutti con gusti e personalità diverse eppure tutti amici e, incredulo, mi chiedevo il perché e la risposta mi pareva ardua da dare, invece era molto semplice: si rispettavano a vicenda, nessuno offendeva le passioni dell’altro, almeno non in modo incivile, nessuno discriminava l’altro per il suo colore della pelle o perché aveva il nonno italiano e non di puro sangue canadese.
Mentre lì ed in molti altri stati d’Europa accade questo, in Italia non c’è da stupirsi se un giorno rispunteranno fuori quei cartelli che i miei genitori trovarono anni fa a Torino: Non si affitta ai Terroni. Come l’intolleranza verso gli omosessuali, continuamente malmenati, o il fenomeno del bullismo nelle scuole che tanto fece guadagnare i telegiornali di circa cinque anni fa, mentre ora nessuno più ne parla, come se fosse svanito, o meglio, passato di moda.
Eppure molti si sono abituati, ma sarebbe meglio dire rassegnati, all’idea che accadano queste cose e quindi se si sente un uomo insultare un altro di diversa nazionalità, si resta in silenzio, nel proprio angolo, magari aumentando la musica nelle cuffie per far finta che tutto ciò non stia accadendo, ma poi accade qualcosa che rompe la monotonia: a uno studente che paga le tasse, che paga l’affitto, che chiede un gran sacrificio ai suoi genitori e deve lasciare i suoi amici e la sua famiglia lontano, per andare a studiare in città dove, si auspica, si avrà un futuro migliore, viene detto: «Tornatevene nelle vostre terre!»; allora qualcosa scatta di diverso e non c’è musica che possa assorbire il suono dell’incredulità e della tensione che si viene a creare, tutti alzano la testa e, come si fossero svegliato da un lungo sonno, iniziano a pensare che c’è qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò, che nella società ci sono persone così intolleranti da diventare oggetto d’intolleranza!
E così, proprio come questa sera ho assistito a quella scena disgustosa, un’altra notizia simile mi giunge dal Comicon di Napoli: un ragazzo in cosplay è stato malmenato (fortunatamente non in modo da causargli gravi lesioni) da altri ragazzi che non avevano le sue stesse passioni.
Come ho spiegato in “Il mio Romics” (che trovate qui), queste fiere del fumetto sono molto più che occasioni per fare acquisti, sono quei posti in cui per un po’ non ti senti da solo, posti in cui incontri persone con le tue stesse passioni, i tuoi stessi sogni; (per farla capire ai più) è come quando un tifoso si reca allo stadio per tifare la sua squadra del cuore ed è felice di stare lì, perché ci sono centinaia e centinaia di persone che urlano il nome della squadra; solo che mentre lì, molto spesso, si sfocia in atti di violenza, alle fiere del fumetto non si troverà altro che serenità e tranquillità, perché non è una passione che mira a prevalere su qualcosa o qualcuno, ma è una passione di condivisione aperta con il prossimo: dal bambino che guarda RaiGulp, al ventenne che è cresciuto a colpi di Solletico e BimBumBam, al genitore che guardava, negli anni ’70, i primi cartoni animati trasmessi in Italia.
Per questi motivi c’è molto sconcerto nel ricevere questa notizia e credo sia il primo caso di un ragazzo che subisce atti di violenza all’interno di una fiera del fumetto chiusa, perché non stiamo parlando di fiere come quella di Lucca che si svolge all’aperto e quindi, anche chi non è interessato può unirsi agli appassionati e pensare di fare qualcosa del genere, ma è una fiera in cui, se si vuole entrare, bisogna pagare il biglietto e in questi tempi di forte crisi economica, dove persone arrivano a suicidarsi o commettere atti disperati, come quello accaduto a Piazza Colonna, è assurdo pensare come si vadano a sprecare i propri soldi per recarsi in un posto sgradito.
Riporto ora il primo comunicato del ragazzo che ha subito la violenza:
“Il mio giudizio riguardo la giornata di oggi.
Bene volevo solo dire di quanto sono deluso, incazzato, di quanta rabbia provo in questo momento per cio’ che e’ accaduto oggi. Oggi al Napoli Comicon sono stato aggredito da un gruppo di ragazzi mentre giravo in cosplay, per la cronaca ero il Power ranger rosso, bene, ero appena entrato in fiera e stavo sul viale delle fontane quando un gruppo di ragazzi mi hanno accerchiato e stringendomi hanno iniziato a darmi schiaffi e calci. Ovviamente il costume e’ andato distrutto, sono andato dalla sicurezza per spiegare l’accaduto ma i colpevoli ovviamente non sono stati trovati dato che erano tanti e con il casco addosso vedevo poco e soprattutto respiravo male data l’agitazione, siccome non sapevo chi fosse stato mi sono rivolto a un commissariato di polizia per sporgere denuncia contro l’organizzazione ma mi hanno detto che non potevo… morale della favola non posso far nulla per ottenere giustizia….me ne sono andato pieno di rabbia, e non posso credere a ciò che è successo, ero venuto per divertirmi e per stare tra la gente con un bel costume ma sono stato solo danneggiato. Volevo ringraziare l’organizzazione del Napoli Comicon per permettere che accadano queste cose, perché ovviamente e’ successo a me ma ricordo che c’erano anche dei bambini li, e se fosse successo a un bambino sarebbe stato molto peggio. Volevo ringraziare la sicurezza soprattutto che controlla davvero con il culo chi entra in fiera, complimenti davvero, inutile dire che non verro’ mai più a una fiera del genere e esorto a non andarci anche chi come ama divertirsi e fare cosplay, ormai il Comicon e’ solo un covo di vandali, e spero vivamente che tutti seguano il mio consiglio.
Detto ciò basta cosi, spero che vengano presi seri provvedimenti, perché a uscirne danneggiato sono stato io sia moralmente e sia economicamente dato che per realizzare il mio costume ho speso molti soldi…ora non mi rimane più nulla, solo rabbia nel cuore. Buona giornata a tutti.“
Qui riporto il cominucato seguente del Comicon:
“Comunichiamo a tutti che ieri subito dopo la segnalazione di Gennaro A. la nostra security ha rintracciato i colpevoli che hanno danneggiato il costume del ragazzo, che fortunatamente non ha subito alcun danno fisico! Gennaro potrà procedere con la regolare denuncia quindi.
Ci dispiace per quello che è successo, non è questo lo spirito di Napoli COMICON e sappiamo che la maggior parte di voi viene solo per divertirsi e non per dare fastidio. Quindi se vedete anche solo un anomalia riferitelo subito alla sicurezza, come ieri l’intervento sarà immediato! Il nostro personale sarà, come sempre, presente sia all’interno che all’esterno per assicurarsi che tutto proceda per il meglio.
Grazie “
Io spero che finiscano queste discriminazioni insensate, una volta per tutte, ma per il momento non possiamo che sperare e cantare ancora:
«Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
da tutti gli imbecilli d’ ogni razza e colore,
dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!»
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