OBLIVION

Il lavoro del talentuoso regista Joseph Kosinski, giovane scoperta di David Fincher e già autore ritorno in scena di Tron, giunge in un contesto ormai votato alla canonizzazione del fumetto come principale opera d’arte ispiratrice del nuovo cinema. 

L’invasione di una razza aliena, gli Scavengers, ha causato la quasi estinzione della razza umana. Jack Harper (Tom Cruise) è uno dei pochi sopravvissuti che lavora col partner Victoria.
Il loro lavoro consiste nel trovare ed eliminare gli ultimi Scavengers e garantire l’integrità degli Hydro Rigs: imponenti costruzioni che succhiano l’acqua dal terreno per creare una nuova energia. Sono guidati dalle direttive di Sally (Melissa Leo), comandante in capo che dimora nel Tet, un’immensa colonia spaziale intorno la terra; in essa risiedono gli umani sopravvissuti che non si sono ancora trasferiti su Titano, pianeta eletto futura sede della razza umana. 
Il mistero che avvolge la vita sul pianeta inizierà a sciogliersi quando Jack troverà dei corpi crioconservati; tra cui quello di una donna.

Una fusione di diverse opere fantascientifiche in una cornice visivamente splendida e che-fa-molto-fumetto, suggestionate poi, da una colonna sonora straordinariaria: Oblivion è il risultato di una scelta narrativa semplice. In un contorno post apocalittico – che con la Corea del Nord minacciosa va sempre bene – e con un continuo omaggiare – plagiare – i classici, la storia di Jack Harper procede tra sbadigli e sgambetti dello script. 
È un film che sa di già visto e che non riesce a proporre nulla di nuovo; è insipido e freddo. 
Ma le atmosfere, davvero ben fatte, sembrano essere quelle di Wall E: Jack è un solitario che per la prima parte introduce il suo personaggio, infarcendolo anche di luoghi comuni per creare un aggancio tra pubblico e realtà. Come nelle più classiche delle letture fantascientifiche, anche qui, si possono percepire i temi sociali e la crisi di essi. 
La storia fu prima scritta per una graphic novel e poi riproposta in chiave cinematografica; ed è infatti evidente la serializzazione fumettosa degli avvenimenti votata ad un colpo di scena centrale – non del tutto inaspettato – e un finale intuibile. 

Vari sono persino i riferimenti al mondo videoludico; dimostrando che il cinema non è più il primo punto di riferimento artistico giovanile perche sembra in parte arresosi ad una generazione sempre più desiderosa di esperienze sensazionali. 

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