Innovatore assoluto del Marvel-Universe è Grant Morrison, unico autore che negli anni ’90 con la sua Justice Lague of America era riuscito, in casa DC, a rimanere indenne dolo l’uragano-rivelazione Spawn targato McFarlene. Nel 2001 a Morrison fu affidata la cura della testata di punta della Marvel: gli X-Men (serie che non era riuscita a cavalcare l’ondata di successo che portò l’ottima riuscita del film del 2000).
Morrison rivoluzionò la testata in un epico ciclo di racconti intitolato, non a caso, New X-Men in cui ribaltò la figura del mutante, del diverso, aggiornandola e rendendola più consona alla mentalità post-moderna: se prima il fumetto e i suoi protagonisti erano l’emblema della difficoltà della crescita, del disagio giovanile e dell’emarginazione sociale, oggi (in un mondo e una società sempre più di massa, globalizzante e generalista, dove bisogna lottare per la propria unicità ed esser quindi fieri delle proprie bizzarrie) il freak e l’outsider non è più l’eccezione, ma la regola. Il corpo (troppo normale e comune in una società dove, grazie a tecnologie di realtà virtuale può mutare ed esser quotidianamente sostituito da un avatar) viene considerato un limite & la mutazione non più un orrore, ma una unicità da godere e di cui andare fieri poiché capace di distruggere lo status-quo e perturbare l’intero sistema.
Gli X-Men recuperano, quindi, il ruolo di icona che avevano precedutamene posseduto con la cultura pop, fino a sfociare in divinismo e ad assumere atteggiamenti da star (come il repentino cambio di look, appendendo al chiodo la calzamaglia e sostituendola con più comuni, ma sempre particolari e riconoscibili, completi di pelle e giacche da motociclista) poiché coscienti di esser simbolo di ribellione ma contemporaneamente cool, alla moda… segno di rinnovamento della razza umana, insomma: prossimo scalino dell’evoluzione destinata a sostituire un concetto di umano giurassico e inadatto.
Poi avvenne il fattaccio: Morrison prese coscienza, dopo quasi 2 anni di storie spettacolari ed innovative, che il cambiamento tanto atteso, caldeggiato ed esaltato… non c’è stato.
L’undici settembre 2001 (a cui la Marvel dedicò un albo speciale dove, oltre a supereroi impegnati a cercare superstiti tra le macerie e i resti del torri, compaiono le toccanti immagini di supercriminali allibiti e commossi d’innanzi a tanto inspiegabile orrore) fu per Grant Morrison la chiara dimostrazione dell’inutilità del Post-Moderno, della sua uguaglianza col Moderno e del ritorno del Passato: le successive risposte militari in Afganistan e in Iraq misero in evidenza lo spietato scontro tra il terrorismo integralista crudele e vigliacco & l’imperialismo occidentale subdolamente travestito da falsa democrazia. Tutto ciò ha rimesso in moto l’antico meccanismo della cultura del sospetto, del timore della diversità, dello stereotipato scontro tra civiltà e religioni, della caducità dei vincoli relazionali e dell’innovativo squallore dello spettacolo della morte in diretta.
Il New scompare e fa il suo ritorno sulle pagine del comic l’antico avversario Magneto, perfetta personificazione della reiterazione del Male e da sempre filosofo della guerra e della retorica dell’odio. Disgustato dai continui corsi e ricorsi della Storia umana e dei suoi sbagli, Morrison stesso sovverte le premesse del suo lavoro triennale e riporta tutto allo stadio di partenza,con X-Men, nuovamente e tristemente, necessari emblemi del rinnovato stato di emarginazione sociale.