Di solito, quando si parla di telefilm, si pensa esclusivamente alle produzioni americane. Serie come The Walking Dead, Homeland, House of Cards e Breaking Bad sono sulla bocca di tutti, ma non prestare attenzione alle produzioni europee significherebbe perdersi tantissimo, anzi, troppo. Le serie tv del vecchio mondo sono meno numerose di quelle d’oltreoceano ma dotate di un appeal totalmente divero. Prendiamo il caso di Utopia, serie televisiva britannica.
La puntata pilota, dopo una breve carrellata su di un soleggiato campo di grano con in sottofondo il notiziario del giorno, si apre con un pluriomicidio. Due individui a metà tra la perfida coppia di Funny Games e i drughi di Arancia Meccanica entrano in una fumetteria alla ricerca di una graphic novel, ma è evidente il fatto che non la vogliano comprare: mentre uno interroga il gestore del negozio l’altro uccide i pochi clienti nel modo più silenzioso e pacato possibile con un’agile bomboletta di gas. Dopo aver messo a riposare i presenti, sarà fatta al commerciante una domanda che ci accompagnerà per molto tempo: “Where is Jessica Hyde?“. Nessuna risposta, eterno riposo assicurato. Utopia inizia con una strage, ma non come avrebbe fatto una serie americana media. L’omicidio è freddo, privo di sangue, silenzioso quasi impercettibile e proprio per questo ancora più terrificante. La fotografia e la recitazione degli ottimi attori sono la chiave di questa scena e di buona parte del telefilm.
La fotografia lavora su ampi spazi aperti, paesaggi naturali spogli ma dotati di una fortissima carica artistica, alternati a soffocanti interni, asetticamente uguali e privi di dettagli o caoticamente claustrofobici. Il giallo è un colore chiave della serie. Un colore presente nelle sue diverse accezioni in numerose scene formando spesso dei contrasti psichedelici, malati, folli. Il giallo, infatti, si dice sia il colore della pazzia, altro elemento importante della serie. Pazzo era l’autore della graphic novel di cui i due assassini sono alla ricerca. Pazzo. Letteralmente. Quest’uomo disegnò il fumetto che fu poi pubblicato col nome di “The Utopia Experiment” durante la sua permanenza in un istituto psichiatrico. Leggenda vuole che quella in commercio sia solo la prima parte di due e che la seconda sia tenuta nascosta ai più per misteriosi motivi. Ma quando un gruppo di fan entrano in possesso della leggendaria parte mancante dell’opera vedranno le loro vite sbriciolarsi. Saranno braccati e diverranno prede poiché quelle pagine raccolgono un segreto che il mondo non può conoscere, un segreto che potrebbe ostacolare qualcosa di umanamente inconcepibile ma inevitabile per il bene comune.
Fuga. Caccia. Torture. Uccisioni. Misteri. Utopia è un susseguirsi di colpi di scena, mai scontati, mai banali, mai frenetici, tutto è studiato a tavolino, matematicamente perfetto. E indicare come pazzo l’autore della graphic novel non fa altro che distogliere la nostra attenzione dai veri pazzi. I protagonisti della serie sono tutti personaggi sopra le righe. Alcuni in modo più accentuato di altri, alcuni sono marcatamente folli, ma tutti sono provvisti di quel guizzo in più che li rende singolari e allo stesso tempo umani, imprevedibili. Nessun personaggio è statico, non esistono “tipi” ma solo uomini che evolvono in base alle loro esperienze. Uomini o donne ovviamente. I personaggi femminili ricoprono ruoli di spicco nella serie e non quello classico dell’aiutante bona. Anche le musiche fanno la loro parte, ma è in generale l’intero comparto tecnico che compie un lavoro pregevole. Una regia stupenda all’opera su di una sceneggiatura mozzafiato. tra l’altro, questa è la prima sceneggiatura televisiva scritta in solo dal drammaturgo britannico Dennis Kelly e visti gli ottimi risultati si spera scriva ancora altre gemme del genere.
In definitiva, Utopia è un thriller che strizza l’occhio a un cinema del calibro di Kubrick e Nolan, quel cinema fatto di regie pensate e studiate dove nulla è lasciato al caso o alla disattenzione dello spettatore. Lo spettatore non deve essere semplicemente accontentato per quella sera ma deve essere attratto, coinvolto emotivamente, prima attraverso la vista, l’immagine, poi, attraverso i dialoghi e le musiche. E, mentre si è rapiti da questo concerto cinematografico, si arriva alla fine della puntata con due soli quesiti nella propria mente: quanto tempo devo aspettare per la prossima e chi diavolo è Jessica Hyde?
P.S.: Channel 4 ha già annunciato la seconda stagione. Siete contenti, vero?
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