«Unstable. Volatile. Dangerous. And that’s just the chemistry»
Breaking Bad è una serie scritta e diretta da Vince Gilligan. La prima stagione venne trasmessa a partire dal 2008.
Il protagonista della serie, Walter White (Bryan Cranston – vi ricordate il papà della serie Malcolm?), insegnante di chimica in un liceo dellla città di Albuquerque, scopre di avere un cancro ai polmoni in stato avanzato. I familiari tenteranno in tutti i modi di sostenerlo, facendo sentire la loro presenza, nel tentativo di convincerlo a combattere contro la sua malattia.
Ma, ciò che di interessante propone questa serie, non è tanto l’aspetto drammatico della malattia, quanto piuttosto la reazione di Walter ad essa.
Esattamente come si comporterebbe un reagente chimico al contatto con un altro, il nostro protagonista modifica la sua vita e le sue condotte, non appena entra a contatto con la sua malattia. Pur conservando la propria umanità, Walter si trasforma in un uomo incredibilmente determinato, capace di ogni nefandezza, pur di raggiungere il suo obiettivo prima che giunga la sua ora.
L’intera serie ci pone un grande interrogativo sul personaggio di Walter White: è eticamente accettabile la reazione del protagonista di fronte alla presa d’atto della sua nuova condizione di malato terminale?
Walter si trasforma di colpo da persona umile – quasi inerme – a cazzutissimo produttore di droga per il cartello messicano; capace di utilizzare tutte le sue conoscenze chimiche per risolvere le situazioni più complicate. Tutta roba vera. Non c’è trucco e non c’è inganno.
Per chi non lo avesse ancora visto, non voglio anticipare altro. Preferisco lasciarvi sbranare dalla curiosità, in modo da costringervi a guardare questa serie TV che ha ottenuto largo consenso dalla critica e vinto prestigiosi premi.
La regia, a mio modo di vedere, và ben oltre la sufficienza. La narrazione è scandita da una seria di dialoghi che fanno scuola e che sono sempre sapientemente alternati a scene d’azione ben costruite. La sceneggiatura è realizzata senza alcuna sbavatura e studiata nei minimi dettagli. I personaggi sono tutti ben caratterizzati e ognuno brilla di luce propria; anche grazie alle ottime interpretazioni degli attori, specie del co-protagonista Aaron Paul.
La colonna sonora è il quid che aiuta non poco la godibilità e la spettacolarità di questo splendido microcosmo narratoci da Gilligan e colleghi.
Il villain della prima stagione (Tuco) è uno dei punti di forza della serie; e ritengo che il doppiaggio nostrano gli abbia donato ancor più enfasi rispetto all’originale.
Ogni elemento contribuisce a creare un drama perfetto nella sua eccezionalità, che sfiora quasi la perfezione, probabilmente raggiungibile nelle prossime stagioni. Tutto ciò, fa di Breaking Bed un prodotto tra i più originali mai concepiti negli ultimi anni per la televisione; tuttavia, difficilmente apprezzabile dall’utente tipo del telefilm made in USA.
VOTO: 8.5
PS: la “colpa” della mia assuefazione è certamente da attribuire al tizio qui sotto.