Appena terminata la visione di questo film ho solo una domanda: come fa un film del genere, candidato ad 8 premi oscar, ad essere passato così in sordina nel Bel Paese?
Non che si tratti di un capolavoro, sia chiaro, “ma nemmeno l’ultimo degli stronzi..“.
Tuttavia, si tratta di interrogativi che lasciano il tempo che trovano, dal momento che, il più delle volte, la colpa è dei distributori poco ambiziosi e troppo timorosi di lanciare sul mercato un prodotto difficile per chi non vive una determinata realtà.
Pat (Bradley Cooper) è un uomo che ha trascorso otto mesi in un manicomio a seguito di una condanna per aggressione, dovuta principalmente ai suoi problemi con un bipolarismo non diagnosticato in tempo. Scontata la pena, cercherà di riallacciare i rapporti con la moglie Nikki (Brea Bee), per lui ormai quasi un vago ricordo. Ma, i suoi piani avranno un risvolto positivo quando la sua vita si incrocerà con quella di Tiffany (Jennifer Lawrence), giovane vedova depressa. Forti dei loro problemi di salute mentale, comporranno un quadretto di follia a deux, che lasceranno inaspettati i risvolti delle loro storie.
David O. Russell è certamente un regista strano, sfuggente, particolarmente iroso. Sono infatti passate alla storia alcune sfuriate sui vari set, in particolare quella con George Clooney.
È un personaggio suscettibile come Christian Bale e astuto come Woody Allen, che sceglie argomenti da trattare molto vicini alla sua intelligenza affettiva.
Una prassi per quasi tutti i registi? Si e no.
Perchè opere come Silver Linings Playbook, tradotto simpaticamente in “Il Lato Positivo“, e prima ancora The Fighter, sono diretti e sceneggiati con un attenzione minuziosa ai particolari: degna di chi le emozioni più che suscitarle, le vuole far vivere.
Una commedia amara con personaggi surreali, che scorre come un’estenuante ricerca di “normalità” quasi inesistente. Pat, interpretato da un artisticamente irriconoscibile Bradley Cooper è un uomo che non demorde: il bipolarismo lo estrania dal mondo e gli pone come unico obiettivo quello di ricostruire il suo matrimonio. Dopo essere uscito dalla casa di cura, la sua è una vita ricamata intorno al flebile ricordo del suo passato, interrotto bruscamente dal tradimento della moglie. E così, armato di ottimismo e con il soprannome “Excelsior”, cercherà di mettere in sesto se stesso. Nikki, pur avendo solo una piccola parte nel film e ricordando in qualche modo l’alone di mistero intorno al colonello Kurtz, è quasi l’attrice principale; la sceneggiatura è infatti ritagliata sul suo personaggio e riesce perfettamente: creando il climax necessario. Immediatamente allontanato da un ordine restrittivo, Pat conoscerà Tiffany; Interpretata da una sensuale e straordinaria Jennifer Lawrence. Quest’ultima mette in scena una vedova depressa e nevrotica, che avrà come principale presupposto quello di far maturare il protagonista, portandolo ad una equilibrata gestione delle sue emozioni.
Sullo sfondo, un Robert De Niro come non si vedeva da tempo, duro, corrucciato e affascinante, è il padre affetto dal vizio del gioco mentre una fragile Jacki Weaver, la madre. A completare poi il fratello, con un sadico modo di dimostrare la sua sanità mentale.
Dunque un film con uno spaccato di una vita che troppo facilmente definiamo normale ma che non ci lascia più sorprendere per le cose positive che accadono.
Consigliato.
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