Senza doppiaggio il cinema piace?

Riporto questo articolo anche sul “Bar del fumetto” perché in quanto appassionati di serie tv e (per inglobare tutti i tipi) cartoni animati, è qualcosa che ci riguarda da vicino.

 

Senza doppiaggio il cinema piace di più

L’articolo tratta (in generale) della speranza che si arrivi ad abolire il doppiaggio o quantomeno ridurlo a pochi lavori di nicchia. Questa speranza viene mossa da una delle testate giornalistiche più importanti d’Italia (La Repubblica) che, su dati nettamente incerti, dichiara che ormai la maggior parte delle persone preferisce il prodotto in lingua originale, dimenticandosi bellamente di tutto il seguito dei “fan” del doppiaggio.

Ma prima di trarre le mie conclusioni, vorrei citare ciò che Ivo De Palma, noto doppiatore, ha espresso al riguardo in una dura e lunghissima discussione sulla sua bacheca di facebook.
Dato che era un botta e risposta, ho leggermente armonizzato i pensieri, per non farli sembrare ciò che in origine erano: un dialogo aperto con i sostenitori e oppositori dell’articolo del giornale, che risulterebbero scoordinati senza le risposte degli altri.

Ivo De Palma dice a proposito…

«La tendenza ad accontentare anche la nicchia dei cinefili più agguerriti prenderà piede senz’altro. L’auspicio che viene fatto nell’articolo è che vi siano in circolazione “anche”, peraltro poche, copie del film in lingua originale.
Per il grosso del pubblico, specie poi quello televisivo, e per tutelare quindi la vera vita commerciale di un film, che non sta nel mesetto di proiezione al cinema ma nei decenni di presenza nei palinsesti tv, suppongo che comunque di una versione doppiata in italiano vi sarà bisogno ancora per un bel po’.
Tornando al cinema: le sale vuote non piacerebbero innanzitutto agli esercenti delle sale. Attualmente, desumo dai dati presentati nell’articolo, nella sola capitale Django fa “magnare” 47 sale se proiettato in italiano e una sola sala, per quanto gremita, se proiettato in lingua originale. Lascio all’immaginazione di chiunque lo stesso calcolo in termini di posti di lavoro e di indotti vari annessi e connessi (merchandising, locali pubblici vicini ai cinema, eccetera).

Affossare una delle eccellenze del nostro paese, oltretutto mettendo a forte rischio tutto l’indotto relativo?
Ci vuol comunque un bel coraggio. Altro è garantire ai fedeli l’originale, la scelta di usufruire di quella versione, in pochi posti che saranno giustamente gremiti in modo da potersi mantenere.»

Il doppiaggio in Italia è un’eccellenza ed è per questo che va per la maggiore; esso rappresenta uno dei prodotti artistici più apprezzati al mondo, solo che, per gli stati esteri, è impossibile fruirne come molte altre eccellenze italiane (moda, auto di lusso, cibo ecc.).
Molti accusano di non avere la possibilità di poter vedere un film in originale e che la mancanza di ciò impoverisce la conoscenza dell’inglese fra gli italiani, mentre nelle altre nazioni (per mancanza del doppiaggio) è ben conosciuto; ma svegliamoci! La possibilità di fruire dell’originale, e oltretutto su di un supporto particolarmente adatto a fini di studio, c’è già da molto tempo, nonché esistono sale cinematografiche che proiettano i film in lingua originale in rapporto alla richiesta del pubblico; poi…posso anche sottoscrivere che i popoli del Nord Europa sappiano l’inglese meglio di noi, ma se è per quello, sanno anche la loro lingua madre molto meglio di quanto noi sappiamo la nostra.

Come ho ripetuto più volte: il doppiaggio è un compromesso ed è giusto che il pubblico che non lo accetta abbia la possibilità di non fruirne. Ben vengano le prime visioni anche in originale. Io preferisco che la gente possa scegliere e se è impensabile fare il contrario (ridurre il doppiaggio solo alla versione in DVD o a poche sale cinematografiche) è perché la richiesta non c’è, e sopratutto perché quel mercato e molti posti di lavoro annessi e connessi crollerebbero. Il doppiaggio tiene in piedi tutto il circuito cinematografico e garantisce anche tutto il nostro sistema televisivo, permettendogli quindi di fare anche informazione e quant’altro sia utile alla nostra vita più o meno democratica. Non si parla solo di industria cinematografica, il doppiaggio, con i volumi di pubblico che garantisce, sostiene anche le televisioni, senza televisioni vi sarebbe meno pubblicità e quindi meno consumi, ma anche meno informazione e quindi meno consapevolezza e confronto.

Democrazia decente vuol dire garantire il diritto di scelta alla minoranza, non vuol dire che la maggioranza fa quel che vuole la minoranza.

Chi è convinto che il doppiaggio è destinato a morire, allora non deve far altro, come il vecchio saggio che siede sulla riva e aspetta che transiti il cadavere del nemico.
Inoltre la vera nicchia (per chiarire a chi ci rivolgiamo con questo termine) rappresenta coloro che vedono il film in lingua originale, non chi fruisce dell’utilizzo dei sottotitoli che sono pur sempre un’altra mediazione, che porta sempre a un compromesso di traduzione e adattamento poiché, per chi non lo sapesse, il sottotitolo professionale sottostà a precise regole:
 – mai più di due righe;
 – numero limitato di caratteri dattiloscritti per ogni riga (normalmente attorno ai 35/40).

Chi mi parla di educare al “gusto” la maggioranza, forse, è inconsapevole che sta portando avanti un discorso pericolosissimo in cui consiglio, a chiunque, di non imbarcarsi e che consiglio a chiunque di non legittimare, perché il giorno in cui qualcuno deciderà di imporre il proprio gusto a tutti con la pretesa di educarli, vorrà dire che saremo nuovamente sprofondati in baratri già vissuti.

Io capisco, capisco bene le barricate se non c’è alcuna scelta, se c’è qualcuno che tenta di educare qualcun altro al proprio gusto, ma in presenza di più opzioni diverse non vedo dove stia il problema… Perché io voglio che tutti possano avere il prodotto che amano di più e non la repressione di quest’ultimo, ma deve essere stabilito in base alla maggioranza.

Forse sono l’unico a vedere la differenza fra:

 – ampliamo la possibilità di vedere i film in lingua originale
 E
 – aboliamo il doppiaggio ?

Inoltre non si possono sempre fare discorsi conservatori, rimpiangendo il passato del doppiaggio. Il doppiaggio attraversa fasi alterne, come ogni cosa della vita. Si evolve o si involve a seconda di fattori vari, alcuni riguardano le persone, altri riguardano le condizioni in cui queste persone operano, altri riguardano la percezione e i comportamenti degli eventuali fruitori di questo servizio, il tutto in un ambito di economia globale non sempre trainante e anzi attualmenterecessiva.
Io ho lavorato principalmente per la TV (oggetto che, per molti, è la causa di tutti i mali del cinema e del doppiaggio), non per scelta ma perché quello era ciò che “passava il convento” nei miei anni ruggenti e, quindi, dovrei essere il classico esempio di “rovinato” dalla TV.

Beh, mi metto volentieri al livello minimo, rispetto a molti altri colleghi.
Ma proprio per dimostrare che se il livello minimo sono io, allora in giro c’è ancora gente in gambissima con la voce, malgrado il Grande Fratello.

Perché questo articolo mi “spaventa”?

Perché sappiamo tutti quali sono i metodi e sappiamo tutti quali sono i motivi.
Sappiamo tutti meno, però, quali sono gli effetti.
I distributori hanno paura che tutte queste persone poi non si filino di striscio le stesse cose in italiano e mettono fretta alle sale di doppiaggio, il che contribuisce all’abbassamento della qualità di cui poi magari gli stessi scaricatori (nel senso di downloader) vengono qui a lamentarsi stracciandosi le vesti perché non c’è più la qualità dei tempi d’oro.
Nel bene o nel male, in senso virtuoso o vizioso, è sempre il pubblico che decide (più o meno consapevolmente) le tendenze.
A volte ci provano anche i giornali, sparando titoli a effetto che non corrispondono interamente (come in questo caso) al contenuto dell’articolo e tantomeno alla realtà… Ma lo fanno, appunto, per condizionare il pubblico…
Il vero senso dei fatti, come riportati dall’articolo, è:
«Django doppiato batte Django in originale, 47 sale cinematografiche a 1». (Quando ci sono 6 sale in lingua originale)
Quindi il titolo più adatto da apporre all’articolo sarebbe “Senza doppiaggio il film piace molto meno“.
Per quale alchimia diventa “Senza doppiaggio il film piace di più” può saperlo solo chi fa il furbastro.

Per concludere…
Le modalità per vedere un film sono le seguenti:
– film in lingua originale, duro e puro, punto e basta;
– film con i sottotitoli, una forma di compromesso;
– film doppiato, come dice il collega Stefano Mondini che ho spesso citato “il miglior compromesso tra originale e sottotitolo”, ideale per serate in allegria tra amici, al cinema o in tv;
– film doppiato come primo approccio, e poi film in originale (senza sottotitoli) come ulteriore approfondimento, ideale per chi studia (sul serio) inglese o recitazione cinetelevisiva, o comunque per cinefili incalliti.
Io sono per garantire tutte queste possibilità, nei limiti e con le cautele e la gradualità che il mercato, già provato dalla crisi, consente:

Chi mi dice “aboliamo il doppiaggio” non si aspetti la mia solidarietà e neanche la mia stima di cittadino passabilmente democratico.

Mie conclusioni –

C’è davvero poco da aggiungere alle parole che ho di citato, per il semplice motivo che rispecchiano ciò che penso sull’argomento e cioè che molti vogliono chiudere il doppiaggio. Ma chiudere il doppiaggio, che è nato come forma di censura ma nel tempo si è liberata di questa ed è diventata un’arte vera e propria, è come sperare che ci siano meno spettacoli teatrali, mostre d’arte, concerti ecc. E’ uno sparare all’arte. E l’arte è sempre meno considerata, a me vengono i brividi quando qualcuno, vedendomi per strada con il Don Chisciotte di Cervantes, mi chiede stupito: «Ma che c’è di bello nella lettura?»; ecco, chi spera che un domani il doppiaggio sia solo un ricordo impresso sui film degli anni ’50/’60 (perché per tali persone è quella l’epoca d’oro) lo immagino come quel ragazzo delle superiori che mi fece quella domanda.
Io, fino a circa tredici anni, non avevo minimamente idea che dietro quei film, quei cartoni animati, le serie tv, ci fosse un equipe di persone che passano la vita a specializzarsi nell’uso della voce e nella lingua italiana, sempre più disprezzata e sempre meno conosciuta (ho avuto la raccapricciante esperienza di essere in classi di scuole superiori dove molti non erano in grado di leggere senza balbettare o inciampare nel periodo); pensavo solamente a quando fosse bravo quel tale attore e a come la sua voce sapesse coinvolgermi ed emozionarmi e oggi, che ho la consapevolezza di chi da fiato alle immagini, capisco che lavoro meraviglioso sia fare ed essere un doppiatore.

Ma tornando all’articolo: come ho già detto mi fa rabbrividire perché è una cattiva informazione e si sa che notizie “boom” seppur rettificate il giorno dopo, hanno l’effetto di una serie di esplosioni a catena, aizzando quei fautori della lingua originale (che non si servono neanche dei sottotitoli) verso discussioni e dibattiti che, come già detto, potrebbero solo far venire malsane idee ai distributori che tenteranno sempre più di abbreviare i tempi di doppiaggio e, per ovvia conseguenza, far calare la sua rendita (in fatto di qualità e apprezzamento del pubblico).

Sono consapevole che molti giovani sono downloader, ma questi devono essere consapevoli che il sottotitolo è una brutta copia del doppiaggio:

1) Perché se fatto dai fan, riportano spesso una traduzione più letterale, quindi meno bella.

2) Perché se fatto ufficialmente ha regole imposte, sopracitate.

3) Perché non ti fa godere, comunque, l’opera in originale, seppur molti dichiarano di essersi abituati ai sottotitoli, beh, anch’io lo sono, ma quando vedo un film/serie TV/cartone animato sottotitolato, mi rendo conto che: o mi concentro sui sottotitoli, dando sguardi fugaci all’immagine, o mi concentro sull’immagine perdendomi i sottotitoli; questo non accade solo nel caso in cui ci sia un film “datato” Giapponese, dove si parla lentamente e seguono lunghissimi silenzi, intervallati da un “sì” o “no”, o nel caso di quei film impegnati in cui i discorsi sono composti da lunghe pause e respiri, dandomi quindi la possibilità di leggere e poi guardare bene la scena, perdendomi il “sincro” delle parole; ma un film di Woody Allen non mi farebbe per niente godere la visione del film. 

Inoltre, e qui termino davvero, Roma, come Milano o come altre città più grandi, è ormai una città cosmopolita e vivendoci, mi rendo conto che ci sono tantissimi stranieri che, provenendo da nazioni cui il doppiaggio non esiste, preferiscono vedere il film nella sua lingua originale o, molto più spesso, con i sottotitoli (ma è pur vero che gli egiziani sotto casa mia, vedono la tv ed i film in egiziano), quindi bisogna ben interpretare le parole vaganti di questo articolo e bisogna capire chi è andato a vedere quel determinato film. Nel caso specifico si trattava del cinema Barberini che sta in pieno centro, proprio vicino a via Veneto, una delle vie più turistiche e “in” di Roma, è anche possibile che siano stati turisti ad affollare quel cinema, assieme agli emigranti e qualche sporadico cinefilo o critico cinematografico serio.

Mi scuso per il prolisso articolo, ma l’argomento mi tocca molto da vicino, in un epoca in cui (in Italia) si pensa sempre più in numeri e meno in filosofia e Platone disse che “servono i filosofi allo Stato.”

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