Otaku è una parola fin troppo usata, abusata e (in molti casi) violentata; ma cosa vuol dire essere un Otaku e quante sfaccettature nasconde questo “neologismo” proveniente dalla cultura contemporanea Giapponese?
Il termine viene accolto in modo nettamente diverso da una zona del mondo ad un’altra, ma ricercandola nella sua terra natia, il termine Otaku è usato a termine dispregiativo, per coloro che sono talmente immersi nel mercato degli anima&manga, da dimenticarsi della propria vita sociale e sprofondare in una disattenzione verso gli altri e se stessi, da finire (molto spesso) in piccole case, simili a loculi, inondate dai fumetti o dai videogiochi o da qualsiasi altro oggetto in riferimento alla cultura Otaku.
In Europa il termine è stato stravolto, come accade per molte altre terminologie provenienti dal Giappone, in quest’area del globo Otaku è sì sinonimo di attaccamento alla cultura degli anime&manga, ma più in generale della cultura orientale e non viene vista come una malattia che porta i giovani all’annichilimento della propria vita.
D’altronde vi sono almeno un altro paio di termini che possono scontrarsi con Otaku: lo è la sindrome di Peter Pan, quella che si manifesta nel momento in cui un uomo prova un certo attaccamento per prodotti prettamente infantili e dato che in Europa (ma in particolar modo in Italia) i fumetti, manga o comics, assieme ai cartoni animati, cartoon e anime, vengono associati alla dimensione infantile delle persone, chi è Otaku potrebbe essere affetto dalla sindrome di Peter Pan; ma c’è un altro termine che arriva a scombussolare i due, ovvero: Nerd, parola che inizialmente si limitava a definire una certa propensione intellettuale del soggetto, verso ambiti scientifici, ma ultimamente il termine si è largamente adattato a molte altre definizioni fino a comporre un modo di vivere del classico nerd; generalmente lo si associa al cervellone asociale, appassionato di videogiochi, giochi di ruolo e film/telefilm che riguardano lo spazio o, comunque, una tematica legata alla scienza/fantascienza e, spesso, si mostra una predilezione per i comics di stampo americano. Tutto ciò, o almeno in parte, lo ritroviamo anche nella caratterizzazione dell’Otaku, il quale, molto spesso, ha una grande passione per i modellini mecha, per il loro assemblaggio e costruzione, inoltre vi sono forme di Otaku che si appassionano alle armi da fuoco ed ai giochi di ruolo ad esse correlate.
Dunque cosa sia un Otaku è difficile definirlo, specialmente se si ci scontra con le altre terminologie ed alcuni aspetti di queste.
Otaku no video è un buon lavoro dello studio GAINAX sul mondo dell’otaku, alternando interviste a persone reali ad un anime che vede protagonisti un gruppo di otaku.
Nel video si mostrano i vari aspetti di questa “patologia” e vengono forniti molti dati di ricerche.
La GAINAX è lo studio di produzione definito Otaku per la sua grande produzione di gadget e per i continui richiami, all’interno delle loro opere, ad anime storici o di loro proprietà. Esempio lampante di tutto ciò è l’anime Abebobashi – il quartiere commerciale di magia, dove gli autori si riservano la gioia di citare una miriade di film e anime in ogni puntata.
Ma tutte le spiegazioni (molto veloci e concise) che ho dato non possono dire ciò che il l’anime/documentario Otaku no video mostra.
Per questo, vi auguro una buona visione!