Una recensione ritardataria (quando il film è ancora nelle sale) è migliore di una post-recenzione, cui sono avvezzo, ordunque inizio!
“Lo Hobbit”: un film inaspettato, atteso, criticato già prima della sua uscita nelle sale, osannato (in Nuova Zelanda ed in Inghilterra sicuramente) e tecnologicamente avanzato, ha invaso le mie vacanze natalizie, riportandomi indietro nel tempo quando uscì la saga de “Il Signore degli Anelli”. Ricordo che allora nessuno aveva mai parlato di questo libro favoloso scritto da un filologo, militare, scrittore di nome John Ronald Reuel Tolkien, ma appena usci “Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello” tutti i miei amici improvvisamente avevano letto (nel giro di due/tre giorni) tutti i volumi scritti da Tolkien, entusiasmandosi su nomi, leggende e posti che io, radicato più alla cultura Greco/Romana, ignoravo totalmente, né mi lasciavo affascinare.
Non andai a vedere né “La compagnia dell’anello”, né “Le due torri”, ma andai all’ultimo per accompagnare un mio amico e lì capii la bellezza della trama, l’epicità, i significati morali ecc. ecc. Tanto che, appena possibile, feci in modo di avere i tre VHS; ma fu una fiamma che si estinse abbastanza presto, non che non ne fossi ancora ammaliato, ma non sentivo la necessità di consumare le pellicole come accadeva con altri film.
Qui entra in gioco “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato” o, per quanto mi riguarda, “Una passione inaspettata”, perché sia stato proprio questo film a farmi incuriosire così tanto sul mondo di Tolkien non lo so, ma qualcosa, all’interno di quelle quasi tre ore, che ho avuto il piacere di riviverle due volte, mi ha fatto riscoprire la passione per quella mitologia e per la trilogia “classica” (passatemi il termine).
“Lo Hobbit” non è altro che la trasposizione cinematografica (a quanto dicono i veri esperti), non tanto fedele, del primo libro che Tolkien scrisse sulla Terra di Mezzo, facendone (solo in termini cinematografici) un prequel della trilogia, in cui lo spettatore poteva divertirsi a ritrovare elementi citati nei vecchi film da Bilbo Baggins, o il contrario.
Il film inizia con un vecchio Bilbo che intavola la stesura delle sue avventure e giocando sul suo citare la vita tranquilla che trascorreva da giovane, si ci precipita nel passato, nella contea di sessant’anni prima, dove il giovane Bilbo incontra (non per caso) Gandalf il Grigio, sotto una fotografia troppo accecante della contea, che non si trova nei vecchi film; questa una nota di demerito.
A proposito della Contea e di Bilbo…
Si sappia che Hobbiville è stata ricostruita interamente in una zona della Nuova Zelanda (luogo in cui hanno girato tutte le scene in esterno del film), ma questa rivelazione mi ha molto stupito in quanto vedendo il film in 3D con i 48 fotogrammi al secondo, l’erba pareva di plastica e i fondali finti, come la stessa fotografia, mi sembrava quasi di stare nel mondo dei Teletubbies solo con molta più luce. Questa fotografia estremamente accesa, dichiara Peter Jackson, è stata resa volutamente così forte e brillante, il perché non si sa.
Le ambientazioni in casa Baggins, invece, mi sono piaciute moltissimo ed erano ricostruite in studio, con un’accortezza ai dettagli maniacale; lo stesso attore di Bilbo, Martin Freeman, ha dato dimostrazione di essere un bravissimo attore: l’ho trovato preciso in tutte le scene, impostato, sciolto e reattivo in modo adatto! Non si può non ricordare la scena nella caverna con Gollum, oppure le scene iniziali dove è alle prese con i nani o come si lancerà in difesa di Thorin Scudo di quercia!
Il suo doppiatore è Fabrizio Vitale, che sul piano vocale ha reso altrettanto bene l’interpretazione di Freeman; ricordiamo alcuni ruoli passati nel doppiaggio:
– Jack Black
– Will Smith
– Chris Rock
ed altri attori.
A proposito dei nani…
La spina dorsale del racconto, poiché tutto parte da loro, dalla loro fuga dalla Montagna Solitaria e dalla loro voglia di riconquistare quella patria perduta, ora sotto assedio di un terribile «Drago Sputafiamme del Nord». Sono anche coloro che portano allegria nel film che, a differenza della trilogia classica, ha un carattere molto più comico. Questo aspetto è stato mal visto da molte persone, ma a parer mio, il film non poteva essere altrimenti (oltre che se è così nel libro di Tolkien, non poteva non esserlo nel film) poiché dove ci sono i nani c’è un gran vociare, rumori di boccali che si scontrano l’un l’altro, rutti indecorosi e tantissime battute e freddure; tutti ricordiamo come Gimli fosse l’anima comica del trio: Aragorn, Legolas, Gimli.
I tredici nani, tuttavia, non fanno sì solamente che questo film diventi più comico, ma dimostrano come la loro stirpe abbia qualità davvero particolari: un grande senso dell’unione, spirito d’avventura, gentilezza e simpatia, forza e coraggio, nonché testardaggine e un certo astio verso gli elfi, i quali non aiutarono i nani mentre il drago Smaug stava profanando la loro dimora uccidendoli in massa.
Chi risalta è, ovviamente il capo, forse il più serio e profondo di tutti gli altri nani, colui che porta nei ricordi la disfatta del suo popolo e la sua costrizione a divenire nomadi, infatti uno dei soprannomi con cui viene chiamato Thorin è “re sotto la montagna” per ricordargli l’infausto giorno in cui persero la loro cara Montagna Solitaria. Una delle scene più epiche per cui lo si può ricordare, dopo aver visto il film, è la sua prima e seconda battaglia contro l’orco pallido, dove, avvolto in un alone adatto agli eroi mitologici, lo sfida brandendo come scudo un tronco di quercia!
L’attore è Richard Armitage, famoso attore specialmente per i suoi ruoli teatrali.
Concludo complimentandomi anche con la caratterizzazione di tutti gli altri nani che, seppur all’apparenza incapaci e festaioli, nella battaglia diventano una squadra che funziona benissimo! Qui ricordo la scena contro i tre Troll, che, a mio parere, è stata una delle più armoniose scene di lotta del film, sia su come viene strutturata che sul piano della regia!
A proposito di Gandalf..o meglio, del doppiaggio di Gandalf!.
Che si può dire? Gandalf è diventato un mito per gli amanti del genere, è il saggio, l’amico, lo spadaccino, lo stratega, lo stregone, il festaiolo, il martire, insomma, non è un personaggio che ha bisogno di presentazioni.
Come tutti i personaggi già visti ne “Il signore degli anelli” è stato ringiovanito un po’, anche la barba è diversa e questa (sempre a causa del 48) a tratti sembra finta! Tuttavia la parte più interessante o che, almeno personalmente, attendevo con più ansia era la sua nuova voce che dal glorioso e compianto Gianni Musy, passava al grande Gigi Proietti. Purtroppo sul doppiaggio, in Italia, c’è una grande guerra fra quelli che lo odiano e lo rinnegano assolutamente e quelli che invece lo apprezzano tantissimo.
Senza far giri di parole, io appartengo alla seconda categoria di pensiero, perché se solo penso a quante voci mi hanno fatto sognare, rabbrividire, sospirare, ridere all’interno dei vari film e quanti doppiatori nostri vengono osannati nel resto del mondo o quanti di essi vengono apprezzati dagli stessi attori stranieri…non capisco perché solo noi (italiani) dobbiamo sempre farci quest’autocritica spietata. Non nego che recentemente ci sono dei doppiatori che non sono eccellenti, che non reggono il confronto con alcuni più vecchi e non nego che l’uso dei talent all’interno del doppiaggio mi faccia solo ripugno (come l’inserimento di Paolo Ruffini nel doppiaggio di “Pinocchio” di Enzo D’Alò!); ma in generale non posso lamentarmi del doppiaggio, anzi, molte volte ha salvato interpretazioni mediocri, testi traballanti e intraducibili e voci tutt’altro che adatte al personaggio.
Tornando, però, al caso specifico di Gigi Proietti, tutti (credo) siamo d’accordo sul fatto che la voce di Musy era pressoché inimitabile e dunque si potevano trovare due rimedi:
1) tentare di fare un’imitazione di quella voce, come si è cercato di fare con quella di Woody Allen che doveva sostituire Oreste Lionello.
2) trovare un’altra voce che desse su per giù lo stesso spessore al personaggio.
Sono convinto che in entrambi i casi, i contrari al doppiaggio avrebbero alzato le forche contro il povero doppiatore che capitava; ma a mio modestissimo parere, scegliere la seconda possibilità è stata una buona scelta: la voce di proietti così familiare eppure così ben impostata, porta il personaggio di Gandalf, non solo indietro di sessant’anni (periodo in cui la voce può mutare con la vecchiaia), ma la sua energia, il suo basso vibrare da più fermezza al personaggio e quasi ci fa dimenticare com’era la sua voce.
Questi sono i tre nuclei protagonisti della nuova storia, per il resto si passa da sequenze in cui si accenna ad un futuro pericolo perla Terra di Mezzo, alle discussioni triangolari fra Gandalf, Saruman e Galadriel, alle epiche scene della lotta fra i titani, alla bellissima scene delle aquile di Gandalf che tanto fecero nell’ultima battaglia contro le forze dell’Oscuro Signore.
A proposito di ciò che mi ha deluso…
…il 48 fotogrammi al secondo…
Il 48 fotogrammi a secondo è stata una rivelazione a metà: da un lato ha corretto quel difetto che il 3D faceva, sfumare le immagini in movimento negandone una certa nitidezza, quindi tutte le scene, specialmente quelle delle battaglie, sono ben visibili e ben definite; dall’altro la troppa definizione rende evidente l’uso del green screen, l’uso di materiali scenici finti (come la barba di Gandalf) e (se è in pieno giorno, con una fotografia essenzialmente sbagliata) ha la capacità di rendere di plastica ciò che invece è vero! (l’erba della contea).
Tuttavia nelle scene più scure o in notturna questa tecnica di ripresa è eccezionale, sono convinto che la via del cinema debba passare da qui, solo correggendo determinare cose, in primis, tentare di rendere vere le immagini in green screen, in pieno giorno.
Avrei anche voluto vederlo in 2D per vedere meglio la differenza, ma essendo riuscito a vederlo sopo in 3D48 e 3D normale, non posso dettagliare altro
…battute…
Ho già detto che molte delle battute del film sono ottime, giuste e precise, solo un paio non mi hanno convinto, poiché parevano forzate, sembravano quelle battute che si fanno nei film d’animazione della DreamWorks, nel caso specifico quanto il re dei Goblin, ferito al ventre da Gandalf lo guarda attonito e con un’espressione vocale piatta e quasi ironica dice: «Sarò sconfitto.»
L’altra verrà poco dopo, sempre nella caverna dei Goblin, quando i nani insieme allo stregone grigio cascano sul fondo del burrone con tutto il ponte di legno addosso ed uno dei nani dice (all’incirca) così: «Poteva andarci peggio.» e Bum! Casca su di loro il cadavere panzuto del re dei Goblin.
…doppiaggio…
L’unico che non mi ha convinto come doppiaggio è stato Saruman, pur mantenendo lo stesso doppiatore: Omero Antonutti.
Non so perché, ma l’intonazione delle sue frasi era scialba, priva di qualsiasi espressione…eppure ne “Il signore degli anelli” (rivisto da poco su Mediaset), non mi aveva dato quella impressione!
…e scene tagliate! (forse)
Non sono sicuro, ma sapendo ciò che hanno fatto con la vecchia trilogia suppongo che anche qui ci siano molte scene tagliate, nonché nel Backstage si vedono molte scene girate che non sono state visionate nel film! Fra le quali: un giovane Legolas che combatte agilmente e la scena in cui i nani si ritrovano intrappolati in certe botti in balia di un fiume.
Saranno scene dei prossimi film o scene rimosse? Chi lo sa, solo il tempo ci darà le risposte!
Intanto io continuo a leggere “Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello” edito da Bompiani, in una rilegatura che da molto il gusto di un testo antico!
A presto!
P.S.: Per chi si fosse chiesto o avesse avuto delle discussioni con qualcuno a proposito della correzione di “Lo Hobbit” in cui l’articolo non viene apostrofato, ho chiesto il parere di Ivo De Palma (famoso doppiatore e direttore del doppiaggio della scuola di Milano).
Ivo De Palma a proposito di…
…Lo Hobbit è scritto correttamente?
“Lo” hobbit è perfettamente giustificato dal fatto che tra le due “o” esiste un’aspirazione, suono che in italiano non abbiamo ma tendiamo comunque, in casi del genere, a far sentire per avvicinarci alla pronunzia originale. Scrivere “L’hobbit” renderebbe impossibile pronunciare quell’aspirazione. In italiano antico si scriveva “l’huomo”, ma solo perché già allora si era persa l’aspirazione della “h”.
… il doppiaggio di Proietti…
Proietti ha raccolto un’eredità difficilissima, direi quasi impossibile da rimpiazzare. Chi gli sente accenti romaneschi a ogni battuta probabilmente sentirebbe Pegasus in ogni mio doppiaggio, quindi prenderei con le molle tali pareri. A me non è dispiaciuto.
…delle critiche sul doppiaggio nei film…
Sono scelte discutibili, ma il doppiaggio è un compromesso, a volte anche difficile, quindi tutto ciò che può arrivare al pubblico italiano con maggiore impatto è in genere preferito, proprio per sopperire al fatto che la versione italiana è una mera approssimazione dell’originale, e non può certo eguagliarlo. Per “pubblico italiano” intendo il “grande pubblico” non i “due o tre blogger” particolarmente esigenti. Stesso discorso per Romeo, gatto del Colosseo, che innanzitutto fa rima, e poi giustifica il romanesco meraviglioso di Renzo Montagnani, che per quel film non scambierei con NESSUN doppiaggio più fedele all’originale.
…dei critici.
Sul resto, dobbiamo intenderci, un critico cinematografico degno di questo nome non giudicherà mai un attore dalla sua prestazione doppiata da un’altra voce. Lo giudicherà in originale, ed eventualmente poi passerà a trattare la versione italiana, che è un evento del tutto autonomo, rispetto all’edizione originale.
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