Chew Vol. 1; Ed. Bao Publishing

Autori: John Layman (storia) Rob Guillory (disegni)
Casa Editrice: Bao Publishing
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,00, 15,5 x 23,5, col.

 

Mi capita sempre più spesso (ma succedeva anche in passato) di dimenticare i fumetti che compro. Non fraintendete, non intendo dire che compro sbadatamente fumetti che avevo già acquistato (a dire il vero mi è capitato anche questo), ma piuttosto di comprare così tanti fumetti da non riuscire a leggere tutto quello che entra in casa. Sarà forse perché ho poco tempo da dedicare alla lettura, o magari perché sono uno di quei lettori lenti che si soffermano su ogni vignetta, sta di fatto che alcuni dei miei albi finiscono in una sorta di limbo, a metà tra il sollievo per averli acquistati e l’attesa di doverli ancora leggere.

E’ il caso di Chew di John Layman e Rob Guillory, una serie della Image, edita in Italia da Bao Publishing, che ho comprato e posteggiato nel suddetto limbo della mia libreria. Beh, un madornale errore, perché Chew è un fumetto davvero fico che merita molta più attenzione di quella che ha ricevuto (almeno da me).

Partorito dalla mente malata di John Layman (Marvel Zombies vs. The Army of Darkness e House of M: Fantastic Four) e splendidamente illustrato da Rob Guillory, Chew è un fumetto insolitamente malato, inquietante, deformato, comico, e sorprendentemente folle. In più, come se non bastasse, è anche divertente e brillante. Come gli autori possano aver pensato a questo mondo e ai suoi singolari personaggi, resta un mistero. A noi può bastare il sollievo che l’abbiano fatto.

La storia è ambientata in un mondo ipotetico nel quale sono stati banditi sia il pollo che i suoi derivati a seguito ad una violenta influenza aviaria che ha procurato la morte di oltre 100 milioni di persone. A causa di questa epidemia, dunque, anche la sola detenzione di pollo viene perseguita come reato federale.

Tony Chu è un agente asiatico della polizia di Philadelphia. Tony è un cibopatico, è cioè in grado, attraverso il semplice assaggio di un qualsiasi alimento, di stabilirne con estrema precisione una serie infinita di informazioni. A Tony basta assaggiare, ad esempio, una mela, per ricavarne luogo di coltivazione, pesticidi utilizzati, tempo della raccolta e addirittura identità del coltivatore. Una capacità, questa, molto utile in un mondo in cui il consumo del pollame è perseguito alla stregua del traffico di droga o del terrorismo.

Nel corso di una retata, Tony e il compagno John Colby si imbattono in un serial killer con la passione per la cucina. L’assassino ha l’abitudine di preparare deliziosi manicaretti utilizzando le proprie vittime come ingrediente principale. Tuttavia, prima di poter essere interrogato, il cuoco si suicida e a Chu non resta che mangiare il suo cadavere per conoscere il nome di tutte le vittime del macabro chef.

Gli atti di cannibalismo in servizio, però, non sembrano essere una pratica gradita nel corpo di polizia di Philadelphia, ed è così che l’agente Tony Chu si ritrova improvvisamente senza lavoro. Ma si sa: chiusa una porta, si apre un portone; e il nostro protagonista viene contattato e arruolato nell’FDA (Food and Drug Administration), un’agenzia governativa che si occupa principalmente di combattere il commercio illegale di pollo. Inizia così la nuova avventura di Chu come agente federale, al fianco del singolare collega Mason Savoy, anch’egli cibopatico come il nostro Tony

Chew è certamente un fumetto interessante e complesso. Ciò che colpisce immediatamente, a mio avviso, è lo stridente contrasto tra gli argomenti trattati e lo stile grafico in stile cartoon. Uno stile utile a smorzare le scene più disgustose, e che riesce perfettamente nell’impresa di trasformare lo splatter in comicità.

Sin dalla lettura di questo primo numero, sembra scorgesi quello che potrebbe facilmente rivelarsi il tema centrale della serie: il sospetto che la storia dell’epidemia possa essere solo una copertura; una frottola utile a giustificare interessi più grandi e al momento non ancora comprensibili. Una story-line che si preannuncia, sin da subito, molto originale, anche grazie al grado di caratterizzazione dei personaggi e all’innesto di elementi grotteschi e divertenti.

L’ambientazione, almeno in questo primo volume, è quella di un poliziesco classico, con tutti gli stereotipi tipici del genere. Tuttavia, le contaminazioni riscontrabili in quest’opera sembrano essere innumerevoli. Elementi punk, cinema splatter e tematiche pseudo-horror, rendono questo racconto originale come pochi. Un’accozzaglia di generi e temi che non sembrano stonare con l’approccio visionario di questo primo, intenso e divertente volume.

Dalla lettura del volume emerge con chiarezza un forte grado di complicità tra sceneggiatore e disegnatore. Sembra quasi che i due abbiano in testa la stessa storia e le stesse sensazioni che intendono trasmettere al lettore. E’ disarmante la facilità con la quale i due autori riescono a passare da momenti di estrema comicità, a situazioni assolutamente disgustose; tutto ciò senza far perdere credibilità al racconto. Un’opera tanto visionaria, quanto realistica. Tanto divertente, quanto disgustosa.

Insomma, avrete capito che Chew è uno di quei fumetti che vale la pena leggere tutto d’un fiato (e non dopo averlo fatto riposare settimane nella vostra libreria). Una di quelle opere che ridanno speranza al genere e che ci spingono a cercare con maggiore attenzione all’interno dell’interessantissimo panorama del fumetto indipendente.

VOTO 8,5 

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