TWR la pro loco Wakanda presenta: Black Panther, un film discreto

Dopo 17 film (D.I.C.I.A.S.S.E.T.T.E. F.I.L.M.) di tutine che si menano, il carrozzone del Marvel Cinematic Universe ha una sola strada per evitare di diventare ripetitivo: diversificare il prodotto

I primi in tal senso sono stati i Guardiani della Galassia di James Gunn, protagonisti di una space opera scanzonata e dal retrogusto vintage. Poi è arrivato l’Ant-Man con Paul Rudd che era essenzialmente una commedia di stampo ’80 travestita da heist movie. Ultimamente, anche personaggi già canonizzati si sono dovuti “evolvere” in qualcos’altro: è il caso del demenziale Thor Ragnarok, una riscrittura spiccatamente comica che personalmente ho apprezzato parecchio – ehi, c’era gente che si menava con i Led Zeppelin in sottofondo! – ma che ha fatto storcere il naso a molti.
Ho citato questi tre esempi perché sono, a mio avviso, i migliori figli della recente produzione Marvel Studios. Produzione che invece, nei film in cui ha puntato su una componente supereroistica più “canonica”, non ha più bissato le vette raggiunte da Captain America: The Winter Soldier. Film buoni, ma vittime di quella fastidiosa sensazione more of the same.

Con Black Panther veniamo catapultati in un setting totalmente inedito, l’ipertecnologico Wakanda che ibrida atmosfere tipicamente africane con elementi a metà tra il futuristico e la science-fiction vera e propria (tanto che la tutina in vibranio di Black Panther che si materializza da una collana fa sembrare Tony Stark un collaudatore di minipimer).


– sim sala bim! –

E sicuramente questo è il primo e più macroscopico punto di forza del film: un’ambientazione del tutto nuova, intrigante e fortemente caratterizzata che scongiuri il senso di déjà vu da film Marvel Studios. Meglio riuscito di tutte le altre fittizie location del MCU – da Asgard a Ego passando per la Sokovia – se esistesse davvero, questo folkloristico Wakanda sarebbe una meta top per vacanze di lusso e viaggi di nozze.
Dai che stiamo andando bene.

Qui si muove un cast di grandi nomi: il maestro del motion capture Andy Serkis torna, dopo Age of Ultron, a vestire i panni di Ulysses Klaw dando vista ad un personaggio apprezzabilmente macchiettistico, Martin Freeman è l’agente CIA Everett Ross già visto in Civil War, mentre debuttano nel MCU un’ottima Danai Gurira, la Michonne di The Walking Dead, nei panni del generale delle Dora Milaje, la splendida Lupita Nyong’o, premio Oscar per 12 Anni Schiavo, la prolifica Angela Bassett, Daniel Kaluuya, candidato all’Oscar 2018 per la rivelazione Scappa – Get Out, ed il premio Oscar Forest Whitaker nel ruolo che gli riesce meglio, quello di Forest Whitaker. Insomma mancano solo i due liocorni, ma in compenso c’è il tizio col piattino del caffé nel labbro:


– e la tazzina? –

Poi ci sono i due protagonisti/antagonisti. Chadwick Boseman si conferma credibile ed equilibrato nel ruolo di T’Challa. Michael B. Jordan, dopo essere finito nella zona negativa del cinefumetto (vedi alla voce Fantastic 4 di Josh Trank), ed essersi riabilitato con Creed di Ryan Coogler (che di Black Panther è sia sceneggiatore che regista) veste i panni di Erik Killmonger, personaggio che debuttò sulla famosa run a fumetti di Don McGregor e Rich Buckler. Il risultato è un villain non eccezionale ma comunque ampiamente sopra la media rispetto ai cattivoni di cartone cui ci ha abituato il Marvel Cinematic Universe.
Dai che stiamo andando bene/2. Ma…


– “ma” cosa? –

…non tutto è andato per il verso giusto.
Il dualismo tra T’Challa e Killmonger è reso con degli espedienti narrativi sì funzionali ma innaffiati da una pioggia battente di cliché triti e ritriti (dai dadget alla Bond con annessa rissa nel casinò, alle “motivazioni” familiari ed ideologiche di Killmonger che vanno dal ‘c’ho rabbia per il drammone familiare’ al ‘famo la rivoluzione’). Ed è questo che limita, non poco, la riuscita complessiva del film: è mancato il coraggio di uscire dalla comfort zone di uno sviluppo troppo prevedibile della trama. Dopo i primi 25-30 minuti di proiezione avete già la sensazione di sapere cosa succederà e quando succederà. Inoltre, mentre il primo tempo del film si sviluppa in maniera organica e fluida, nella seconda parte – cioè quando il conflitto si sposta nel Wakanda – la trama si snoda ad una velocità eccessiva, senza che l’impatto di Killmonger o la crisi di T’Challa possano svilupparsi in modo credibile.

Andiamo, poi, ad un altro aspetto fondamentale di ogni buon film di tutine: il fomento delle botte. Black Panther ha due momenti degni di nota, uno ambientato in Korea del Sud con tanto di inseguimento in auto che merita una buona dose di applausi tanto per il concept quanto per la realizzazione…


– a una roba così, che gli vuoi dire? –

…e una maxi battaglia finale in campo aperto che è uno tra i combattimenti meglio coreografati e più divertenti mai visti in un film Marvel (vedi alla voce “Dora Milaje” ed alla voce “rinoceronti corazzati”). Ma, anche qui, c’è una stortura ed è sempre lì, nella gestione del cuore del conflitto: la lotta, fisica e dialettica, tra T’Challa e Killmonger ha dei toni sempre troppo ovattati, mentre avrebbe dovuto essere più urlata e meno parlata. Che più che uno scontro all’ultimo sangue tra un re guerriero africano ed un terrorista sobillatore, anche per via della sostanziale sciatteria dei dialoghi, sembra uno scambio di batture in un banco salumeria:
-“Mi dica, cosa posso fare per lei?”
-“Gradire il trono del Wakanda e due etti di crudo.”
-“Vada per il trono. Crudo sono due etti e mezzo, che faccio? Lascio?”
-“Lasci. Ma non dimentichi di darmi i bollini per la raccolta delle padelle in vibranio.”


– ehm… –

Alla luce di quanto detto Black Panther è un film coerente, scorrevole, a tratti divertente e con il grande pregio di una location affascinante e di una connotazione afroamericana inedita per un film di supereroi. Pregi che purtroppo non riescono a compensare la mancanza di quel pizzico di coraggio e personalità che servono per far emergere un film di tutine che si menano nell’affollatissimo panorama supereroistico odierno.

Io vi saluto e vi ricordo che vi aspetto su facebook per commentarte insieme Black Panther.

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