É tornato Black Mirror, sia lodato Black Mirror.
La distopica serie di Charlie Brooker, anche stavolta, è riuscita a far esplodere il chiacchiericcio del web di settore tra entusiasmi, delusioni, congetture, riflessioni ed easter egg. Comunque la si veda, da questo punto di vista è stato indiscutibilmente un altro successo.
Come ho già fatto con la stagione 3, vi sottopongo la mia personalissima classifica di gradimento dei 6 nuovi episodi che sono disponibili su Netflix dallo scorso 29 dicembre.
1) Hang The DJ, le app di dating secondo Charlie Brooker.
– l’aMMore, quello con 2 M –
Come molti altri episodi di Black Mirror, anche Hang The DJ è ambientato in un non-luogo, un espediente che serve sia ad aumentare lo straniamento degli spettatori che ad enfatizzare la vicenda umana che si volge al suo interno, nello specifico la tribolata relazione amorosa tra Amy (Georgina Campbell) e Frank (Joe Cole, che molti di voi avranno riconosciuto per essere il volto di John Shelby in Peaky Blinders). L’idea alla base è davvero brillante ed il plot twist finale è efficace e, anche se in apparenza potrebbe sembrare un happy ending, bé, dipende da come la vedete. Perché, anche se Hang The DJ mostra una tecnologia che, invece di annichilire la sfera affettiva e le emozioni (come avviene solitamente nelle storie di Black Mirror), riesce a capire i sentimenti ed bisogni intrinseci dell’uomo, in fin dei conti anche la vicenda di Amy e Frank è un altro modo per sottolineare quanto le interazioni umane oggi siano filtrate dalla tecnologia.
Direttore d’orchestra dell’episodio è Tim Van Patten, regista delle prime 2 puntate di Game of Thrones e di numerosi episodi di due cult come The Wire e I Soprano.
In chiusura Panic degli Smiths, che è un po’ la ciliegina sulla torta.
2) U.S.S. Callister, la monomania di un nerd terminale.
U.S.S. Callister era il titolo flagship di questa stagione, sia per la curiosità generata dall’inusuale “carrozzeria” à la Star Trek che per il cast in cui figurano Cristin Milioti (la tanto attesa mamma di How i Met Your Mother), Jimmi Simpson (Westworld, House of Cards) e Jesse Plemons (Breaking Bad, Fargo). E, a proposito di Plemons, nell’episodio ci sono due cameo che lo riguardano: negli uffici della Callister compare Kirsten Dunst, che era sua moglie nella seconda stagione di Fargo, e la voce del gamer a fine episodio è di Aaron Paul con cui ha lavorato sul set di Breaking Bad (ascoltare in lingua originale per credere).
Utilizzando una tecnologia simile a quella vista in Playtest, episodio della terza stagione di Black Mirror, i videogames multiplayer online hanno raggiunto un nuovo livello di realismo. Il problema viene fuori quando il programmatore è uno di quei nerd terminali con difficoltà relazionali, ed ossessionato in modo monomaniacale da un media franchise di fantascienza, Flotta Stellare (che è in pratica Star Trek). L’episodio è molto ben riuscito e divertente per l’originalità del plot, per gli espedienti narrativi utilizzati e per il viaggio nella vita di un fissato come oggi ce ne sono tanti…. ehi, volete vedere il mio R2-D2 LEGO o le mie statuette di Star Wars?
3) Arkangel, mamma ti osserva.
– Ha fatto una puzzetta ihihihih –
Molto atteso perché diretto da Jodie Foster, Arkangel presenta un nuovo livello di controllo genitoriale sui figli, mostrando una povera bambina dotata di un impianto che è peggio di un antifurto satellitare con telecamere di sorveglianza. La difficile tematica è sviluppata nel migliore dei modi. Un piccolo appunto sul drammatico finale che, registicamente, avrebbe potuto (e forse dovuto) essere di maggior impatto visivo.
4) Black Museum, un antologico dentro l’antologico.
– Tre storie al prezzo di una, non male… –
Il museo del crimine di Rolo Haynes custodisce tanti cimeli e dietro ognuno di essi c’è una folle storia criminale. A proposito, avrete notato il numero incalcolabile di easter egg presenti nell’episodio (dal lecca lecca di Tommy di U.S.S. Callister, alla divisa dell’episodio 2×02 Orso Bianco, all’ospedale che si chiama San Juniper, etc.). In Black Museum vengono raccontate storie di disumazizzazione con un crescente senso di inquietudine e disagio che portano ad un climax un po’ telefonato ma, comunque, efficace.
5) Crocodile, un noir nordico.
– Fargo, sei tu? –
L’aspetto tecnologico dello specchio nero che caratterizza la serie, in Crocodile viene un po’ messo da parte e, più che l’elemento portante dell’episodio, è un espediente di secondo piano in cui è invece predominante l’atmosfera da noir nord-europeo in cui spicca la mostruosa grettezza di Mia, una donna che è il peggio del peggio del peggio. L’ambientazione islandese è il valore aggiunto.
6) Metalhead, un survival horror come ce ne sono tanti.
– Qualcuno si è scordato di portarmi al parchetto a pisciare –
Anche Metalhead era molto atteso per via del nome dell’uomo dietro la macchina da presa, la superstar TV David Slade, regista di numerosi video dei Muse ed uomo di fiducia di Bryan Fuller (Slade ha ha diretto parecchi episodi di Hannibal ed American Gods). Metalhead è un survival horror come ce ne sono millemila in cui il nemico è rappresentato da dei letali cani terminator ispirati ai robodog della Boston Dynamics (su youtube trovate video a bizzeffe sull’argomento). Metalhead si riduce ad essere un piccolo esercizio di stile in bianco e nero, con un plot twist finale che lascia il tempo che trova. Senz’altro l’episodio più lontano dai toni e dall’impostazione di Black Mirror, Metalhead può essere considerato come lo zenzero quando andate a mangiare sushi, uno stacchetto per pulire la bocca tra un episodio e l’altro.
E con questo vi saluto ricordandovi che vi aspetto su Facebook (il link alla pagina è qui sotto) per sapere il vostro parere su Black Mirror 4.
PS se avete da ridire sulla mia classifica, mando Robert Daly a frugare nella vostra monnezza.
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