Il passato è pieno di gesta eroiche compiute da uomini impavidi. Egualmente numerose sono le gesta che vedono coinvolti pochi eroi contro moltitudini di nemici: il cliché degli eroi così forti da fermare fiumane di avversari, è un classico di ogni media, dalla letteratura più antica, passando per i più recenti cinema e tv. Ma non tutte le storie sono reali, non tutte le gesta sono narrate nel modo in cui sono realmente avvenute. In Green Valley un contesto quasi storico fa da cornice ad un racconto in puro stile epico, con un occhio di riguardo per un modo di narrare molto contemporaneo.
Il plot della serie è piuttosto semplice. A seguito di un errore (come bene annuncia la copertina del volume), il villaggio di quattro famosi e inarrestabili cavalieri viene completamente raso al suolo e dato alle fiamme, con conseguente caduta nella disperazione dei soli sopravvissuti ovvero proprio i quattro cavalieri. Un anno dopo questa tragedia, ai nostri eroi si presenta l’occasione per ritornare ancora una volta grandi, in un modo inaspettato. Ma questa nuova impresa potrebbe anche essere l’occasione per cancellare gli errori del passato, nel più impensabile dei modi. Senza anticipare più di quanto necessario, Green Valley è magnificamente orchestrato in un crescendo di azione e mistero che non mancherà di coinvolgere anche il lettore più disincantato, riuscendo a toccare temi e canoni già visti in altre occasioni, senza comunque basare la propria qualità solo ed esclusivamente, appunto, sulla trama, sul già visto.
Un primo tratto peculiare di questo fumetto è che pur attingendo a piene mani dai canoni classici del fumetto fantasy o del fumetto storico, è sia al passo coi tempi che in controtendenza. Quello che ci lega ai protagonisti, infatti, è una profonda e rapida intesa empatica, facilitata dal loro sembrare canonizzati e standardizzati. Il vecchio eroe imbattibile ma stanco, il suo amico fidato alla costante ricerca della gloria, il gigante buono e il giovane dedito ai piaceri della vita. In questi tratti si inseriscono anche gli altri personaggi minori che ruotano attorno ai protagonisti. Ma fin da subito la tragedia fa risalire in superficie la vera natura di ognuno di loro: la paura del fallimento, l’animo irresponsabile, le menzogne per essere accettati e l’attitudine egoistica. Ognuno di questi quattro eroi possiede un rovescio della medaglia, facendo rapidamente perdere al lettore i punti di riferimento. E Green Valley prosegue in questo modo anche quando sposta il focus della narrazione ora su uno ora un altro personaggio, privando la narrazione di un punto fermo centrale (almeno all’apparenza).
La bravura di Max Landis sta nell’aver scritto un’opera dove, sebbene i personaggi siano i dominatori della scena, coloro i quali muovono le corde della narrazione, scoprono di non essere nient’altro che burattini all’interno di eventi più grandi di loro, vittime inconsapevoli prima del passare del tempo poi della penna dello scrittore. Penna e scrittura sono legati a doppio filo in Green Valley: i personaggi riusciranno a dominare il tempo nel quale vivono solo quando diventeranno padroni di se stessi e, quindi, padroni della scrittura della storia, in un crescendo di confronti, perdite e assunzioni di colpa. Il percorso intrapreso dai personaggi chiude un cerchio nel finale quando, dopo le incredibili avventure vissute, le due facce opposte della medaglia si riconciliano, formando una terza nuova identità frutto di coesione e onestà con se stessi. Il vecchio eroe che scopre cosa conta davvero nella vita, la maturità e la responsabilità dell’indomabile, la fermezza e il coraggio del bugiardo, la ricomparsa sulla scena, dopo molto tempo, di chi vuole fare della propria vita uno spettacolo. Una stratificazione ben congeniata che ricorda anche (passatemi il paragone ardito) il susseguirsi senza sosta delle vicende dei poemi cavallereschi che poi finivano col confluire in un unico finale.
Accanto ad una sceneggiatura che si basa quasi interamente su alcuni capisaldi come l’integrità, il tempo (sia come scorrere inarrestabile sia come strada percorribile per rimediare ai propri errori), il coraggio e l’onestà verso se stessi, il comparto grafico gioca un ruolo fondamentale per rendere armoniosi i contrasti tra tutti i diversi filoni narrativi. Il lavoro di Giuseppe Camuncoli è proprio quello di uniformare ogni parte della storia, pur non facendo perdere ai suoi disegni plasticità, drammaticità, enfasi, atmosfera e coesione. In altre parole, quello che Landis fa con la storia, Camuncoli lo fa coi disegni, rendendo ancora più intriganti gli strumenti narrativi di Green Valley e i suoi temi. Consiglio la lettura di questo fumetto, edito da saldaPress in Italia, sia agli amanti del fumetto d’avventura che del fumetto fantasy e di quello sci-fi (leggere per capire, ho evitato volutamente di spoilerare). Per questa recensione è tutto e non sottovalutate il titolo di quest’opera: un solo errore può far sprofondare una valle verdeggiante, in una landa di desolazione.
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