Dick and Cok, al secolo Roberto Megna e Carlo “Cid” Lauro, sono notoriamente due deficienti. Amabili coglionazzi con una pericolosa inclinazione alla diffusione dei loro deliri. Ed è così che dopo aver allarmato migliaia di lettori allo scorso Lucca Comics & Games con l’apocalittico The Last Fap, si ripresentano quest’anno con L’Anello dei Signori, un’opera intensa e vibrante che rappresenta l’anello di congiunzione tra fantasy e becero turpiloquio.
Sì, perché è questo che fanno Dick and Cok: si divertono. I due artisti calabresi partono da una battuta, da un doppio senso o da un gioco di parole, per costruirci una storia intrisa di delirante comicità, ma che conservi sempre, nel contempo, un preciso senso logico-narrativo. Come già accaduto con The Last Fap (e con il prequel Fear The Last Fap) gli autori giocano con un determinato genere (in questo caso il fantasy), mescolando opere, storie e personaggi per ricavarne uno spassoso ed originale pot-pourri.
Già dal titolo e dalle primissime pagine de L’Anello dei Signori è facile intuire come ci sia una sorta di inversione della narrazione rispetto alla storia originale del Signore degli Anelli. In questa storia, infatti, il capolavoro di Tolkien rappresenta solo un ideale punto di partenza, un’espediente narrativo per raccontare un ipotetico seguito, assai meno epico e molto più demenziale.
La storia narra le gesta di due piccoli gnorrit, sgradevoli creature nullafacenti con il vizio dell’erba pipa. Gli gnorrit, essendo pigri come bradipi e tossici come Bob Marley, sono giocoforza perennemente squattrinati. Ma l’erba pipa, come è noto, non cresce sulle piante (o forse si?) e la coppia di gnorrit è costretta a contrarre debiti con i pericolosi delinquenti locali: gli orghetti. Ad ogni modo, i nostri due ignobili protagonisti, infossati coi debiti e braccati dai creditori, durante un giretto dalle parti del Monte Farto, si imbattono nel famoso anello lanciato nel vulcano dall’hobbit Fredo. I due fattoni quindi, convinti dell’alto valore del gioiello, decidono di provare a venderlo per ripagare il debito con gli spacciatori di erba pipa e si lanciano quindi in un’avventura al limite del grottesco con improbabili compagni di viaggio e spassose sorprese ad attenderli.
Definire L’Anello dei Signori una parodia de Il Signore degli Anelli sarebbe un grave errore. Più corretto invece affermare che si tratta di un sequel, uno spassoso what if che si diverte a giocare con tutta una serie di cliché della cultura fantasy in generale, ridendo sugli stereotipi di genere, senza mai perdere di vista la trama della storia. Il Signore degli Anelli è infatti solo il punto iniziale dal quale partire per raccontare un’avventura demenziale ma assolutamente ben costruita è strutturata.
Si tratta della terza pubblicazione da parte della coppia Megna-Lauro e devo dire che, specie in questa occasione, nulla è lasciato al caso. Il fumetto, edito anche in questa occasione da Prospettiva Globale (ProGlo), è stato realizzato tenendo sempre presente il target di riferimento, ma senza mai scadere nel tanto modaiolo e ormai stravisto nonsense. Anzi, l’umorismo che emerge risulta efficace proprio perché ben ponderato e studiato.
Il disegnatore Carlo Cid Lauro dimostra in questo frangente una maggiore maturità artistica ed una continua evoluzione del tratto, sempre più suo e sempre più riconoscibile. Ma, stavolta la nota più lieta arriva da Roberto Megna che tira fuori dal cilindro una sceneggiatura genialmente demenziale, eppure mai banale, condita da dialoghi esilaranti e da tempi comici degni di un vero professionista. Si nota la crescita artistica di questi due ragazzi che – ne sono certo – molto presto avremo modo di apprezzare anche in altri ambiti editoriali.
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