One$ è l’ultimo capitolo della breve ma intensa trilogia Paperi dei fratelli Rincione (testi di Marco e illustrazioni di Giulio), edita da Shockdom in edizione spiallata da edicola. Abbiamo già avuto modo di parlare in precedenza di PaperUgo e PaperPaolo, primi due sconvolgenti episodi, solo apperentemente slegati tra loro, ma in realtà parti di uno stesso inquietante disegno. Un disegno che si conclude con questo terzo capitolo e che rappresenta l’elemento di connessione dell’intera opera.
Sì perché in questo terzo episodio, intitolato appunto One$, il racconto si sposta su un ulteriore, ancora inedito, protagonista. Il suo nome non viene effettivamente mai svelato nel corso della storia, ma si tratta ovviamente di Zio Paperone (qui chiamato significativamente “One” come la sua preziosa Numero Uno) che, sul letto di morte, si pente degli errori commessi nella sua vita e cerca un modo per redimersi – anche se in minima parte – dai suoi peccati. Il vecchio papero riconosce di essere stato causa di tanti, troppi mali, specie per le persone a lui più vicine; e tenta, con un ultimo disperato slancio, di rimettere in qualche modo le cose al loro posto.
Il suo interlocutore è un personaggio fondamentale per la completa comprensione delle tre storie narrate fino a questo momento e rappresenta in qualche modo il deus ex machina dell’intero universo narrativo di Paperi. Si tratta ovviamente di Topolino, iconica figura centrale del marchio Disney, qui rappresentato come spietato simbolo di autorità e potere, in grado di decidere della vita o della morte di ogni altro essere vivente. Il topo si presenta come una sorta di demiurgo del tutto privo di empatia nei confronti delle pedine che controlla (i paperi), così come assultamente disinteressato alla loro sorte. Un dio lontano dall’etica umana e dalla morale, avulso dai concetti di bene e male, che persegue un interesse proprio e diverso rispetto a quello dei suoi inermi sudditi.
Ed in effetti, questo inquetante Topolino è una delle figure cardine di questo fumetto, in quanto emblema di potere e della sua manifestazione prettamente umana. Una rappresentazione che, come anche negli altri casi, non si ferma in superficie, ma indaga in profondità sulle ragioni e sulle varie declinazioni che l’autorità assoluta può assumere. In One$ l’indagine antropologica condotta da Marco e Giulio si spinge fino ai limiti più alti e complessi della natura umana, ponendo interrogativi esistenziali e morali ai quali – naturalmente – non viene mai data risposta.
Ma One$ non parla solo di potere. Il fumetto racconta anche la disperazione di un padre che si guarda alle spalle e vede gli errori di una tutta una vita, senza poter fare nulla per rimediarvi. Un uomo (in realtà un papero) che solo in punto di morte riesce a realizzare quanto inutile sia stato accumulare tutte quelle infinite ricchezze, se poi esse non potranno essere utilizzate per realizzare ciò che più desidera.
Anche in questo caso, la bravura dei fratelli Rincione risiede nella capacità di raccontare diverse sfaccetature dell’animo umano, attraverso personaggi che umani non sono. Mediante la metafora di topi e paperi, i due autori rivelano la cruda realtà che si nasconde dietro la maschera che siamo costretti ad indossare ogni giorno in quella triste e grottesca recita che è la vita. Come già fatto nei precedenti episodi, gli autori lacerano il velo dell’apparenza e svelano tutto lo stridente contrasto tra finzione e cruda realtà.
Dal punto di vista grafico, poi, Giulio Rincione ci regala un lavoro davvero memorabile. L’artista dimostra anche in questa occasione la sua potente capacità pittorica e la sua continua voglia di sperimentazione, soprattutto rispetto alle tecniche di manipolazione della fotografia e dell’immagine. Le tavole risultano tutte estremamente curate e, alcune di esse, sono certamente destinate a rimanere impresse a lungo nella memoria storica dei lettori.
L’immagine di Topolino che si toglie la maschera, ad esempio, è davvero impressionante. Sono rimasto ad osservarla per diversi minuti, proprio come si fa con un quadro ad un museo. Ed in effetti il parallelismo non è poi così azzardato, posto che le tavole di Giulio Rincione appaiono davvero come imponenti opere d’arte pittorica da osservare in contemplazione. La potenza di queste illustrazioni infatti non è solo nell’impatto visivo. C’è un significato intrinseco e personale in ogni disegno, in ogni pennellata; emozioni che vanno fuori dal testo o dalla storia e che risultano autonomamente rappresentative. In più, sfogliano l’albo e riguardando con attenzione le diverse tavole, si notano dparticolari che inevitabilmente sfuggono ad una prima lettura, ma che, una volta individuati, arricchiscono la storia di interessanti sfumature.
Insomma, come avrete capito, anche quest’ultimo episodio di Paperi mi ha davvero convinto. Troppo spesso mi è capitato di ascoltare aspre critiche nei confronti del fumetto italiano, reo – secondo molti – di non offrire mai prodotti nuovi e interessanti, specie dal punto di vista della scrittura. A queste persone consiglio vivamente di leggere questi tre spillatini e, una volta fatto, di rileggerli ancora e ancora.