Nel 2001 avevo 21 anni, leggevo Kerouac, mi facevo tante canne ed ero in protesta contro il mondo intero. Quando è morto Carlo Giuliani a Genova, durante il G8, ucciso da un proiettile sparato da un carabiniere, ho pensato che sarei voluto essere lì con lui a tirare sassi alle camionette e subire le cariche delle guardie.
Oggi ho 36 anni, lavoro, leggo e scrivo di fumetti e mi faccio qualche canna in meno di prima. Sulla morte di Carlo Giuliani il mio pensiero si è evoluto e modificato; e, con il passare del tempo, alcune cose che vedevo in un certo modo, mi sono apparse in un altro. Non credo di aver tradito il Trollo di allora, ma semplicemnte di aver accettato una visione più generale delle cose delle vita. Forse quel Trollo oggi mi odierebbe. Forse mi darebbe del cagasotto e mi inviterebbe ad andare affanculo. Non lo so. Ma tant’è.
Qualche giorno fa, il disegnatore e autore Michele Rech, in arte Zerocalcare, ha condiviso sulla propria pagina FB ufficiale, un’iniziativa per commemorare la tragica scomparsa di Carlo Giuliani. Zerocalcare a Genova durante il G8 era presente e non ha mai nascosto i suoi sentimenti di disprezzo verso i fatti di allora e le forze armate in generale.
Il post in questione recitava queste parole: “Mercoledi 20 luglio, a 15 anni esatti dal G8, alle 15:00 stiamo a fare disegni live in piazza Alimonda a Genova insieme a Alessio Spataro, Paolo Castaldi, Manuel De Carli, Luca Genovese, Simone Lucciola e Cisco Sardano. Tutto quello che facciamo sarà poi messo all’asta benefit per chi sta bevuto”.
La risposta di tanti, tantissimi presunti fan di Zerocalcare, però, è stata immediata e scomposta. Molti tra i follower dell’artista di Rebibbia sono insorti contro il loro beniamino, invitandolo – in molti casi – a “limitarsi a fare fumetti”.
Evidentemente, i fan in questione non sono stati molto attenti nel corso della lettura dei diversi libri di Zerocalcare e delle strisce del suo blog (ammsso che i suddetti beoti li abbiano mai effettivamente letti). L’artista infatti ha sempre esternato la sua posizione e il suo impegno politico in modo chiaro e inequivocabile; per cui oggi risulta davvero incomprensibile lo sdegno mostrato nei confronti del post in oggetto.
Ma a me delle questioni di principio fregacazzi fritti. Preferisco, in questa occasione, entrare un po’ nel merito della vicenda e spiegare come mai, a prescindere da come la possa pensare su una determinata vicenda, è e sarà sempre meglio un artista che ha delle cose da dire, rispetto a uno che non dice mai un cazzo.
Sì, perché nell’era dei social network, delle frasi preconfezionate e della ricerca ossessiva del like, vedere qualcuno che parla di QUALCOSA, che prende una posizione netta e che si assume la responsabilità di risultare impopolare agli occhi dei suoi stessi fan, è davvero una cosa rara. Non mi interessa discutere della ragione o del torto del pensiero di Michele. Non voglio stabilire se Carlo Giuliani era o meno un’eroe e se il carabiniere che lo ha ucciso sia o meno un’assassino. Questo preferisco lasciarlo al giudizio di ognuno. Qui, piuttosto, mi interessa manifestare tutto il mio disgusto nei confronti di chi rifiuta la maifestaziuone del pensiero altrui, specie quando è diverso dal proprio. In particolare, il pensiero di un artista che esprime, attraverso la propria arte, i sentimenti e le emozioni che lo hanno accompagnato in un’esperienza così forte.
Zerocalcare, per l’ennesima volta in carriera, ha voluto condividere con i suoi lettori una parte di se stesso, manifestando apertamente il proprio pensiero politico e donando alla sua utenza un’altro frammento dei suoi ricordi e del suo vissuto. Insomma, Michele ha fatto quello che ogni artista degno di questo nome fa; ma non ha fatto i conti con la superficialità di tanti, con la loro incapacità di accettare l’opinione altrui, con il conformismo ideologico e culturale verso cui questa società viaggia a vele spiegate.
Tra i tanti commenti apparsi sulla sua pagina, stupisce in particolare quello di un tizio che afferma “Ti consideravo l’unico degno erede di Andrea Pazienza. Ma con questa, l’hai fatta davvero fuori dal vaso“. C’è da pensare che il lettore in questione non abbia mai neppure sfogliato una sola pagina della vasta produzione del Paz, un’artista che ha fatto della manifestazione delle idee – spesso scomode – il proprio marchio di fabbrica.
Se non siete d’accordo con il pensiero di Zerocalcare o di qualsiasi altro artista, va benissimo così. Anzi, contestare, essere in disaccordo, cercare il dialogo – anche polemico – è segno di intelligenza e spirito critico. Ma insultare, segnalare il profilo e mostrare delusione nei confronti di chi non la pensa come noi, tacciare di ignoranza un’artista che mostra una parte di sé, che ci fa dono della sua esperienza di vita, beh, questo è proprio da coglionazzi patentati.
Per cui, tornate a cercare pòchemon e a leggere fumetti di merda, ma trovatevi nuovi, vuoti, totem da adorare. Zerocalcare continuerà a dire ciò che pensa. Che vi piaccia oppure no.
Se anche a voi capita di odiare delle cose, allora mettete un like alla pagina Facebook del Trollo cliccando sull’orrido banner sottostante. Dei like frega nulla, ma così si rimane in contatto e magari si litiga sporadicamente per qualche futile ragione 😀