Durante la puntata 6X09 di Game of Thrones (QUI) abbiamo avuto la possibilità di apprezzare la devastante potenza dei draghi in battaglia. Infatti, la flotta degli schiavisti viene letteralmente spazzata via dalle acque di Meeren da Daenerys e i suoi tre draghi. Alla Madre dei draghi basta dire “Dracarys” per scatenare l’inferno in terra; per l’appunto “Dracarys” in antico Valiryano significa fuoco di drago.
In questo nuovo spiegone vi racconterò brevemente dell’origine dei draghi, delle loro caratteristiche e dei più famosi draghi che hanno solcato i cieli di Planetos (così inteso il pianeta in cui si svolgono le Cronache), sia nella serie TV che nella saga letteraria.
I draghi sono originari del continente orientale (Essos), si dice provengano dalle Terre delle Ombre oltre Asshai e dalle isole del Mare di Giada; mentre gli abitanti dell’antica Valyria sostenevano che i draghi fossero originari delle Quattordici Fiamme (immensa catena vulcanica che si estende nella Penisola di Valyria).
Il legame tra i draghi e gli abitanti dell’antica Valyria è molto stretto, infatti quest’ultimi avrebbero scoperto le prime uova di drago e con il tempo sviluppato l’arte di allevare e domare le bestie per impiegarle nell’iter di forgiatura dell’acciaio di Valyria. Ma, l’impiego più importante che i valyriani fecero dei draghi, fu quello di utilizzarli nelle loro guerre di conquista che portarono alla costituzione del mitico Impero Valyriano.
I draghi sono delle creature magiche. Rettili ricoperti di squame che emanano calore. Si dice infatti che siano fuoco divenuto carne, che dalle loro membra, durante la notte si levi del vapore, che le loro scaglie servano per difendere le parti più delicate e siano praticamente immuni al fuoco. Naturalmente più un drago è maturo, maggiore è la durezza e lo spessore delle scaglie, ma soprattutto il respiro si fa sempre più rovente. Un drago all’apice dello sviluppo è capace di fondere la pietra e l’acciaio.
I draghi sono animali molto intelligenti che creano un legame profondo con chi li alleva e riesce a domarli. I draghi continuano a crescere per tutto l’arco della loro esistenza, ma non si è a conoscenza di quanto possano vivere esattamente e quali siano le dimensioni massime che possano raggiungere. Il più vecchio e imponente drago esistito, Balerion, è vissuto 200 anni e poteva ingoiare un intero mammuth.
Come detto il legame tra i draghi e gli abitanti dell’antica Valyria era molto stretto, ma all’apice del potere di questo grande impero si verifica il Disastro di Valyria, ovvero un cataclisma che spazza via intere città, ponendo fine a quella che viene considerata dallo stesso Martin la più grande civiltà mai esistita nel mondo del Ghiaccio e del Fuoco.
Prima del Disastro di Valyria la famiglia Targaryen decide di spostarsi oltre il mare stretto (grazie ad una visione profetica di Daenys la Sognatrice che vede la distruzione di Valyria) – precisamente a Roccia del Drago – e viene seguita da altre due famiglie valyriane i Celtigar e i Velaryon.
Gli unici draghi sopravvissuti al Disastro di Valyria sono cinque esemplari che i Targaryen hanno portano con sé nel loro esilio nel Continente Occidentale. Di essi ne è poi rimasto in vita soltanto uno: Balerion. Tuttavia, prima di spirare, le bestie hanno deposto diverse covate, dalle quali sono nati due nuovi draghi: Vhagar e Meraxes.
Proprio questo trio, formato da Balerion il terrore nero, Vhagar e Meraxes, costituirà l’arma principale in mano ai Targaryen nella loro guerra di conquista che culminerà con l’unificazione dei Sette Regni sotto il trono di spade che, come sappiamo, fu forgiato dalle spade dei nemici proprio con il fuoco di drago. In più, ognuno dei tre draghi poteva contare su un Dragonrider, ovvero un guerriero che li cavalcava.
– Balerion il terrore nero: Balerion è il più imponente di tutti i draghi dei Targaryen. Le zanne misuravano come delle spade, mentre le fauci – come detto – erano abbastanza grandi da poter ingoiare un mammuth intero. Il fuoco che emetteva era nero come le sue scaglie; e le sue ali erano talmente immense da adombrare intere città al suo passaggio. Balerion visse circa 200 anni, nei quali fu, da prima, cavalcato da Aegon il Conquistatore; poi, in seguito anche dalla sua discendenza. Alla morte dell’enorme drago, il suo gigantesco teschio fu appeso alle pareti della sala del trono della Fortezza Rossa, insieme a quelli degli altri draghi dei Targaryen. Dopo la Guerra dell’Usurpatore, Re Robert fece rimuovere il teschio di Balerion e lo fece riporre in un’umida cripta insieme agli altri. Nella serie TV vediamo la cripta che custodisce le ossa dei draghi nel corso della scena che vede Arya perdersi nella Fortezza Rossa.
– Vhagar: più giovane di Balerion, Vhagar è nato da un uovo schiusosi a Roccia del Drago. Ha la fama di essere stato uno dei più feroci e spietati draghi mai visti, con una gola talmente enorme da consentire il passaggio di un uomo a cavallo. Alla morte di Balerion, divenne Vhagar il drago più antico ed imponente del Continente Occidentale, con dimensioni paragonabili a quelle del terrore nero. Durante la Guerra di conquista venne cavalcato da Visenya Targaryen, la maggiore delle tre sorelle di Aegon I, nonché una delle sue mogli. Vhagar muore all’età di circa 180 anni; e, come per Balerion, il suo teschio si trova attualmente nelle cripte della Fortezza Rossa.
– Meraxes: un’altro drago femmina, di dimensioni inferiori rispetto a Balerion, ma superiori a Vhagar. Meraxes aveva occhi dorati a scaglie d’argento ed è famoso per essere stato la cavalcatura della regina Rhaenys Targaryen. Entrambi, infatti, trovano la morte presso Hellholt, nel corso della Prima Guerra di Dorne, quando il dardo di ferro di uno scorpione colpì il drago ad un occhio. Anche il teschio di Meraxes fu conservato nelle cripte della Fortezza Rossa.
Si ritiene che i draghi siano creature legate alle magia e, di conseguenza, all’equilibrio del cosmo, rappresentato innanzitutto dalle stagioni. Non è infatti una coincidenza che a partire dall’estinzione dei draghi, gli umani abbiano perso il controllo delle pratiche magiche e le estati si siano accorciate a favore di inverni lunghi e rigidi. Uno dei fattori che ha maggiormente influito sulla scomparsa dei draghi è stata l’abitudine, da parte dei Targaryen, di costringere i draghi in cattività. Una pratica che ne ha ceramente compromesso lo sviluppo, tanto da rendere gli ultimi draghi non più grandi dei gatto.
La maggior parte dei draghi che hanno solcato i cieli del Continente Occidentale sotto la guida di re Viserys I Targaryen, perisce durante la c.d. Danza dei Draghi; una guerra civile che ha inizio nel 129 CA e che si conclude verso la metà del 131 CA. L’Arcimaestro Marwyn sostiene tuttavia che la morte dei draghi non sia da attribuirsi unicamente al conflitto militare, ma anche ad un’iniziativa dell’Ordine dei Maestri della Cittadella. Dopo l’estinzione dei draghi, come detto, l’unica testimonianza della loro esistenza sono i teschi conservati nelle cripte della Fortezza Rossa. Per anni I tentativi di far nascere nuovi draghi sono stati numerosi, quanto vani. Aegon III Targaryen inviò nove maghi oltre il Mare Stretto con le uova rimastegli, nella speranza di riuscire a farle schiudere ricorrendo alla magia. Il pio re Baelor I Targaryen si affidò invece alla preghiera, ma nemmeno i Sette Dèi riportarono in vita le creature. La tragedia di Sala dell’Estate (dove perse la vita anche Duncan L’Alto) deriva dal tentativo di re Aegon V Targaryen di adoperare l’altofuoco per far nascere i draghi.
Tutto questo fino a quando nel Continente Orirentale – precisamente nel Mare Dothraki- Daenerys Targaryen riesce a far schiudere le tre uova di drago regalategli per il suo matrimonio, collocandole nella pira funeraria del marito Khal Drogo. In quell’occasione la stessa Dany si getta nella pira, dando vita ad un evento straordinario che coinvolge un enorme scambio di energia vitale. Da qui la nascita di tre nuovi draghi, con conseguente ritorno della magia, testimoniato anche dall’avvento della cometa rossa. Ecco i tre draghi di Daenerys nel dettaglio:
– Drogon: chiamato da Daenerys in onore del marito defunto Khal Drogo, si crede sia la reincarnazione del mitico Balerion, è il più grande dei tre draghi. Le scaglie di Drogon sono nere, le corna e le piastre dorsali sono rosso sangue e gli occhi sono simili a due ardenti pozze rosse. Le fiamme che emette sono fuoco striato di rosso e il loro calore può essere avvertito a quasi dieci metri di distanza. Quando sbatte le ali, il rumore è simile a quello del rombo di un tuono; In A Dance with Dragons le ali nerissime di Drogon si estendono da un’estremità all’altra per circa 7 metri, Drogon è cavalcato da Daenerys Targaryen.
– Viserion: prende il nome del fratello di Daenerys, la maggior parte delle scaglie di Viserion sono color crema, ma le corna, la cresta dorsale e le ossa alari sono dorate. Le zanne somigliano a luccicanti pugnali neri. Gli occhi sono simili a due pozze di oro fuso ed emette fiamme oro pallido con strisce rosse e arancioni. Viserion ha un ruggito tale da poter far fuggire in massa dei leoni. Anche se il suo colore preciso è il crema, spesso viene indicato come il drago bianco, particolare da non sottovalutare. Nessuno ha mai cavalcato Viserion.
– Rhaegal: viene chiamato così in onore del fratello maggiore Rhaegar Targaryen, le scaglie di Rhaegal sono verdi e bronzee. Le scaglie verdi sono di una tonalità scura, come il verde del muschio nel fitto del bosco al tramonto, subito prima che la luce si affievolisca, e luccicano come giada. Gli occhi sono color bronzo, più luminosi degli scudi lucidati e brillano del loro stesso calore. Le fiamme che emette sono arancioni e gialle con venature di verde, neanche lui ha un Dragonrider.
Sappiamo che, secondo la leggenda, i draghi possono essere domati anche grazie ad un particolare tipo di corno chiamato L’Evocatore di Draghi; e che la vecchia Nan nelle sue storie sui miti del nord parla spesso di un Drago Di Ghiaccio dal respiro freddo, sulla cui reale esistenza – però – non vi sono riscontri.
Infine una curiosità: Martin avrebbe preso in considerazione l’inserimento dei draghi nella saga del Ghiaccio e del Fuoco grazie al suggerimento di un collega scrittore a cui successivamente ha dedicato il terzo volume della saga, Tempesta di Spade.
Vi saluto dandovi appuntamento al prossimo approfondimento con un triste “the end is coming”. Alla prossima.
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