In occasione del crowdfunding in corso per The Shadow Planet, nuovo progetto di Radium (qui su indiegogo), abbiamo fatto quattro chiacchiere con Stefano Ascari.
Crowdfunding: parola magica o pia illusione? Perché avete scelto questo approccio rispetto a una normale autoproduzione?
[SA] Credo che il crowdfunding sia semplicemente uno strumento che in questa fase del mercato sta occupando uno spazio lasciato ‘scoperto’ dall’editoria tradizionale. Il fumetto (così come la musica e la tecnologia) è un interesse che trova terreno molto fertile sui social e in generale online. C’è chi l’ha intuito anche nell’editoria tradizionale e si sta muovendo bene in questo senso ma in generale mi sembra che ci sia ancora spazio per crescere. Il crowdfunding permette di capitalizzare questo tipo di interesse e di renderlo concreto. Detto questo non è assolutamente la “parola magica” o la panacea dei mali dell’editoria a fumetti italiana, tutt’altro. RADIUM si è caratterizzato da subito come progetto orientato al crowdfunding chiaramente integrato (o integrabile) al mercato tradizionale: non si è mai posto come alternativa o come “soluzione” ma come una possibilità di realizzare progetti che, per i motivi più disparati, non trovano spazio nel mercato tradizionale.
E quali sono questi motivi?
[SA] Davvero diversissimi. In alcuni casi si tratta proprio di spazi: un progetto come “The Shadow Planet” è un progetto realizzato da professionisti di chiara fama e che è passato sotto agli occhi di tanti editori senza trovare riscontro. Perché? Perché a volte le curve tra il costo del progetto, la “sicurezza” del risultato e la reattività del mercato non si incontrano. E qui entra in gioco RADIUM che si prende carico della promozione del progetto e realizza una campagna di comunicazione che è sì una raccolta fondi, ma anche una sorta di test di mercato. Se noi “vendiamo” 600 copie di un fumetto in campagna è facile che poi in libreria i risultati ci siano, almeno questo ci dicono i dati di vendita delle edizioni realizzate da saldaPress (con i cartonati di Rim City e di Quebrada praticamente esauriti). In altri casi siamo nella classica situazione alla “Lost”: un pitch che non può esaurire un progetto e che richiede fiducia (e un po’ di fortuna) negli autori. Questo è il caso di Zeroi dove abbiamo scommesso su un autore bravissimo ma praticamente esordiente (Cinci) e su una coppia di sceneggiatori quantomeno insolita (Matteo Casali e Tuono Pettinato). Insomma, credo davvero che questo percorso possa permettere di rimettere in circolazione dei materiali e degli spunti che l’editoria tradizionale, al momento, non può permettersi di cogliere.
Quante campagne pensate di realizzare in futuro?
[SA] Ogni campagna è una specie di maratona, quindi innanzitutto c’è un limite fisico e mentale del sottoscritto e di tutto lo staff… Ma soprattutto non possiamo insistere sulla nostra base di finanziatori troppo pesantemente. In primo luogo perché non siamo gli unici a fare crowdfunding, ma anche perché crediamo che valga la pena scegliere due progetti veramente imperdibili all’anno e portare a casa quelli piuttosto che lanciare dieci progetti con una percentuale di incertezza molto più alta. Anche perché parte della mission di Radium è anche la tutela degli autori, che comunque su un progetto del genere investono tempo e risorse.
Ma allora se c’è un investimento, perché non produrre direttamente il volume?
[SA] In realtà non c’è una differenza così profonda, anche se molti collocano crowdfunding e autoproduzione ai due estremi opposti delle filosofie possibili di autoproduzione. Se autoproduci un volume ti accolli le spese di produzione del fumetto e le spese di stampa. Per quella che è la mia limitatissima esperienza questo porta a volte a contenere alcuni costi considerati accessori (ad esempio l’editing). Una volta autoprodotto poi il volume va venduto, e quindi ci sono i costi di presenza alla Fiere e di distribuzione. Sicuramente è un’esperienza importante e che in alcuni casi offre delle splendide opportunità e degli ottimi prodotti. Con il crowdfunding gli autori investono la loro creatività nella preparazione di una specie di mega dossier (guardate quanto materiale stiamo proponendo per “The Shadow Planet” per farvi un’idea) e Radium investe in comunicazione (pagando nello specifico un’agenzia esterna specializzata come Intersezione). L’esborso economico per il team di autori è leggermente inferiore a quello di un’autoproduzione perché RADIUM si è a suo tempo accollata la creazione di una struttura funzionante e funzionale. Tra l’altro avendo un’unica pagina e un unico sito di riferimento ogni progetto si avvale di un pubblico costruito dai progetti precedenti e questo non è un dettaglio da poco. Se il progetto non va, il dossier è comunque pronto e può essere magari sottoposto altrove e la “perdita” è contenuta.
A progetto concluso le copie vengono stampate e spedite e la property è pronta per essere venduta all’estero ecc.
E qui entra in gioco l’editore…
[SA] Sì e no. RADIUM è nato come progetto digitale poi, visto il livello della Stagione Uno (Rim City, Zeroi e Quebrada) abbiamo avuto una proposta molto interessante da saldaPress. Ci tengo a sottolinearlo, il progetto era aperto a qualsiasi tipo di collaborazione ed eravamo pronti a cambiare partner editoriale anche su ogni progetto, ma saldaPress si è fatta avanti con una proposta seria e consistente che ci ha permesso, ad esempio, di tenere sotto controllo le spese di stampa e di spedizione. Questo senza nessuna interferenza sul piano creativo, visto che i progetti che stiamo realizzando (e che realizzeremo in futuro) sono stati in gran parte individuati prima dell’accordo editoriale con saldaPress. Ci tengo però a precisare che una volta conclusa la campagna noi come Radium abbiamo ottenuto il nostro obiettivo: gli autori coinvolti vengono pagati (tutti, ci tengo a sottolinearlo, dal disegnatore all’editor, dal letterista al colorista ecc. sembra una banalità ma, beh, ci siamo capiti!) i nostri lettori hanno contenuti inediti, di qualità e solitamente confezionati in modo esclusivo (a partire dal prezzo di 5 € per la versione digitale di 80 pagine di fumetto inedito). Quello che succede dopo è a tutti gli effetti uno sviluppo commerciale del progetto: il rapporto di stima e di rispetto con lo staff di saldaPress rende tutto molto facile e immediato, ma è tutto regolato da normali contratti… insomma, è business!
Dopo tre campagne concluse… cosa vi ha stupito in positivo o in negativo?
[SA] In negativo poco o niente. A parte qualche flame qua e là (ma direi che nel mondo del fumetto e non solo sia piuttosto inevitabile) abbiamo sempre avuto critiche costruttive che abbiamo cercato di premiare sempre con la massima trasparenza. La cosa veramente entusiasmante è scoprire la quantità di persone che si attivano di fronte a un progetto: addetti ai lavori (le nostre gallerie di omaggi straripano!) e non che ci regalano il loro tempo e la loro energia. Non voglio fare il sentimentale perché qui stiamo parlando di lavoro, ma è chiaro che quando sviluppi storie che sono un po’ i sogni nel cassetto dei vari autori, l’empatia che si innesca col pubblico è rinfrancante!
Critiche e progetti futuri, in conclusione.
[SA] Siamo stati molto criticati in passato perché per una serie di motivi troppo lunga da spiegare, i nostri fan hanno ricevuto le loro copie dopo l’uscita in libreria dell’edizione saldaPress. Ci siamo fatti “fregare” dalla voglia di uscire per Lucca e dal primo giro di spedizioni (che è stato laboriosissimo). Adesso siamo in grado di garantire ai nostri finanziatori un’edizione non solo con cover variant, ma con molte pagine in più rispetto alla standard e una spedizione anticipata rispetto alle eventuali uscite in libreria. Quest’ultimo aspetto non è banale perché è chiaro che l’editore avrebbe tutto l’interesse a uscire con il volume appena pronto, ma come dicevo sopra, il rispetto per i nostri funders e per la natura del progetto è un valore condiviso anche da saldaPress e quindi siamo riusciti a trovare una quadra soddisfacente.
Progetti futuri… un po’ presto per parlarne, ma abbiamo nel mirino tre nomi molto importanti del panorama nazionale e non solo e stiamo lavorando su costi e struttura dei progetti per riuscire a contenere al massimo i costi senza penalizzare pubblico e autori. Intanto però restiamo concentrati su “The Shadow Planet” che sta correndo verso la meta!
Chi ha risposto alle domande?
Stefano Ascari, sceneggiatore (Aurea e RCS tra gli altri) e titolare dell’agenzia di comunicazione Intersezione di Modena (www.intersezione.com) responsabile della comunicazione di Radium e dell’organizzazione delle campagne di raccolta fondi.