Quando ho sentito che AMC avrebbe prodotto una serie ispirata a Preacher ho provato un misto di eccitazione e paura. Da un lato sono stato felice che, nell’era delle serie TV e della riscoperta dei fumetti come fonte di ispirazione per sceneggiature di ogni tipo, si fosse deciso di mettere mani ad una delle storie più intense e emoziaonanti mai pubblicate. Dall’altro lato, però, il timore che la trasposizione televisiva potesse risultare banalizzante, se non addirittura terribilmente deludente, è stato da subito forte, visto anche quanto già accaduto con il penoso adattamento di un’altra storica colonna delle pubblicazioni Vertigo: Hellblazer (Constantine il nome della serie TV NBC).
La verità è che appena ho appreso del progetto AMC ho avuto subito chiaro un concetto: con Preacher non si scherza. Non si tratta di un qualsiasi franchise fumettistico da trascinare sul piccolo schermo con l’idea di fare soldi. Preacher, per chi lo ha letto e amato, è molto di più. E’ una storia che vive dei suoi personaggi e delle sue ambientazioni, di dialoghi profondi e di scene grottesche, ma soprattutto di un messaggio di fondo che, data la sua forza, non può e non deve essere sminuito o peggio censurato in alcun modo.
Perchè diciamocelo: il rischio di sbagliare una serie ispirata a Preacher è alto, anzi altissimo. Preacher è probabilmente il più importante e meglio riuscito fumetto tra quelli scritti da Garth Ennis in tutta la sua carriera, oltre a rappresentare l’essenza stessa dello stile narrativo e delle tematiche più ricorrenti trattate dall’autore irlandese nel corso della sua vasta produzione. Un’opera in cui amore, amicizia, vendetta e fede si mescolano in modo atipico e danno vita ad una storia appassionante e con un sottotesto profondo. Chiunque abbia letto Preacher lo ha non solo apprezzato, ma addirittura fatto proprio, esattamente come capita con le opere più importanti che ci capita di apprezzare nella nostra vita. Logico, dunque, che più di un appassionato possa storcere il naso o addirittura non condividere alcune scelte fatte dalla AMC in questa trasposizione.
Tuttavia, nelle ultime ore ne sto leggendo di ogni; anche ben oltre il fisologico scetticismo di cui sopra. Presunti adoratori della serie a fumetti lamentano una non sufficiente aderenza della serie all’opera originale e soprattutto alle sue atmosfere e al suo spirito. Insomma, alcuni sostengono che quanto visto nel primo episodio, seppur godibile e divertente, non sia Preacher. Non posso essere d’accordo. Proprio per nulla.
Preacher è un fumetto eccezionale, complesso, profondo e con un codice narrativo raro e difficile da tradurre col media TV. Inoltre, la costruzione della narrazione era ed è impossibile da riportare fedelmente sulle linee di una scenegiatura televisiva. Provate a rileggere il primo numero del fumetto di Ennis e vi accorgerete che una tale commistione di eventi e personaggi nel giro poche pagine – così perfettamente efficace in quella sede – avrebbe avuto un effetto unicamente confusionario e comunque assai diverso sul piccolo schermo. Giusto dunque modificare l’approccio narrativo, dando maggiore spazio nelle fasi iniziali alla presentazione dei personaggi principali piuttosto che agli eventi che stanno per verificarsi.
Ciò che dev’essere necessariamente rispettato, infatti, nell’adattamento di un fumetto come Preacher non è tanto la cronologia degli eventi o i dialoghi dei personaggi, quanto le atmosfere che si respirano leggendo il fumetto e che, in questa trasposizione, appaiono assolutamente fedeli all’opera originaria. In più, cosa non da poco, il primo episodio è maledettamente divertente; il che – direi – non guasta affatto.
SEGUE QUALCHE SPOILER INOFFENSIVO
La serie si apre mostrandoci l’arrivo sulla terra di Genesis (potente spirito in fuga dal Paradiso) e gli effetti che il suo potere è in grado di generare, tanto sulla gente che gli sta accanto, che sul corpo che lo contiene. Non tutti sono degni o comunque in grado di essere posseduti da Genesis, dunque lo spirito è costretto a farsi un bel giro prima di trovare una personalità abbastanza tosta da tollerarlo. Si tratta di una scelta narrativa inedita e non presente nel fumetto, ma certamente azzeccata e utile a spiegare come il nostro protagonista non sia uno qualsiasi, ma possegga già – a prescindere dalla presenza del suo ospite – delle caratteristiche uniche che lo rendono in qualche modo “degno” della sua missione.
Jesse Custer è infatti un uomo tutt’altro che puro, in fuga dal proprio drammatico passato e alla ricerca di una sua collocazione nel mondo. Jesse ha promesso al padre di essere “uno dei buoni” e di non chinare mai la testa di fronte alle difficoltà della vita. I Custer non si arrendono. Lottano. Ma come si fa ad essere un buon predicatore e a soccorrere il prossimo, se è Dio stesso ad averti abbandonato?
Accanto al personaggio di Jesse, in questo primo episodio, ci vengono presentati da subito gli altri due comprimari di questa storia. La presentazione di Cassidy durante il suo viaggio/trappola è semplicemente perfetta e risponde alla doppia esigenza di raccontarci per grandi linee il suo personaggio e di porre le basi per l’incontro con Jesse; il tutto senza rinunciare a una massiccia dose di spassoso intrattenimento che non può e non deve certo mancare in ambito televisivo. Per non parlare della citazione (il criceto in culo) ad un altra famosissima serie a fumetti di Ennis, The Boys, molto presto anch’essa sul piccolo schermo.
La violenta scena di Tulip sulle note della splendida You’re so Vain, racchiude la vera essenza di questo personaggio: spietata e letale con i nemici, ma sensibile e materna con i propori affetti. Proprio sul casting di Tulip si erano concetrate le critiche più aspre da parte degli appassionati, non contenti della poca somiglianza fisica del personaggio rispetto alla sua controparte cartacea. In realtà devo ammettere che, nonostante alcune iniziali perplessità, Tulip mi piace e convince. L’espressività e la caratterizzazione fornita dall’attrice è decisamente più importante rispetto alla somiglianza fisica; senza considerare che, in alcuni frangenti e con certe inquadrature, i lineamenti del viso mi hanno ricodato le linee decise con cui Dillon tracciava il viso di Tulip.
In definitiva, non posso che considerarmi più che soddisfatto da ciò che ho visto sino a questo momento. Il livello della serie è decisamente alto, tanto con riferimento alla regia e alla scrittura, che per quanto concerne il cast. La serie appare da subito godibile e – cosa fondamentale – rispettosa dell’opera da cui è tratta. La colonna sonora di altissimo livello ci introduce in modo perfetto nelle singolari atmosfere della storia, con le note di Johnny Cash che si mescolano alla perfezione con gli scenari del Deep South degli Stati Uniti.
Preacher, insomma, si presenta per quello che dev’essere: una serie grottesca e poco realistica, con spiccata tendenza all’introspezione e all’approfondimento dei suoi personaggi. Una ventata d’aria fresca e di novità in un panorama televisivo che vede primeggiare serie fumettistiche mediocri e mal sceneggiate come The Walking Dead o peggio ancora le pessime Flash e Arrow. Non mi sento ancora di esultare, ovviamente. Solo la visione di tutti e dieci gli episodi sarà effettivamente in grado di fugare i nostri dubbi e di darci la speranza concreta che AMC ci abbia consegnato davvero il Preacher che stavamo sognado da tanto tempo.
Con questa speranza nel cuore vi saluto e vi esorto a mipiacizzare la mia pagina feisbuc. In realtà di norma parlo male delle cose che leggo o guardo, ma stavolta evidentemente non era proprio possibile.
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